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E’ l’ottobre del 2010 quando viene pubblicata, sul ‘Quotidiano della Basilicata’, la prima di una lunga serie di interviste con protagonisti giovani “talenti” lucani appartenenti alla cosiddetta “generazione invisibile”.  Settimana dopo settimana, mese dopo mese, e per quasi due lunghi anni, la rubrica Basilcata30enni ha provato a raccontare il lato professionale e umano di questi ragazzi: alcuni rimasti in regione, altri andati via, molti con una valigia sempre pronta per un viaggio di andata e ritorno. Così da queste colonne si è innescato, a macchia di leopardo, un rincorrersi di opinioni e analisi. Le stesse che, contemporaneamente e inaspettatamente, stavano diffondendosi dall’altra parte del mondo sulle note pagine del New York Times. Nata un po’ per sfidare i luoghi comuni e un po’ per orgoglio e fierezza delle proprie radici, la rubrica ha stimolato ed ispirato alcuni ragazzi lucani nella creazione e diffusione di magazine, blog, appuntamenti settimanali, dibattiti e manifestazioni con protagonisti proprio loro: i famosi “trentenni”. Molti in fuga, pochi di ritorno e alcuni mai andati via.

Quasi tutti, però, felici e soddisfatti delle scelte intraprese. Altamente specializzati e al passo con le nuove tecnologie i trentenni hanno, in larga maggioranza, un unico obiettivo: dare un proprio contributo, di parole, testimonianza professionalità o idee, all’amata terra. Ebbene sì: se c’è una cosa che lega tutti loro è la riscoperta delle proprie radici, un legame viscerale ed emozionale, con enfasi più nostalgica per chi è andato via da tempo. A distanza di qualche anno, nel vortice del ricambio generazionale, ormai questione generale che sta abbracciando più ambiti, li abbiamo rincontrati e ascoltati. 

Non più trentenni, ma ormai proiettati verso gli “anta”, hanno fatto molti passi avanti. Il medico chirurgo potentino Savarese, ritornato nella sua città dopo una lunga gavetta nazionale e internazionale, oggi è un punto di riferimento per molti suoi colleghi del centro sud avendo introdotto una nuova tecnica per le rotture massive della cuffia dei rotatori della spalla: la ‘balloon technique’. Non è un caso che a pubblicare, per prima, tale tecnica sia stata una rivista scientifica americana, la più importante nel settore. Sempre rimanendo in città c’ è chi ha deciso di dedicare la propria vita per il bene comune. Lui è Mario Polese. Lo abbiamo lasciato tirocinante al Ministero degli Affari Esteri e praticante avvocato. Nel giro di due anni è riuscito a vincere diverse battaglie politiche, l’ultima quella per diventare consigliere regionale in Basilicata. C’è chi invece è andato avanti nella ricerca e oggi gira il mondo con lezioni ed interventi a seminari/conferenze ad Harvard, Berkeley, Washington e persino assunto, come Adjunct Professor of Law, presso la Brigham Young University in Utah. Stiamo parlando del rivellese Pasquale Annicchino assunto come Research Assistant presso il Robert Schuman Centre of Advanced Studies dello European University Institute che appena può firma gli editoriali per l’edizione fiorentina del Corriere della Sera. Anche le donne non stanno a guardare. Fresca di nomina è Luciana De Fino, consulente finanziario dell’azienda di famiglia, Spix Italia. Da qualche settimana è stata eletta Vice Presidente del Comitato Nazionale di Coordinamento Territoriale di Confindustria Servizi Tecnologici ed Innovativi. Ad occupare le pagine dei giornali locali e nazionali, c’è anche Elisa Laraia. Artista multimediale che sta investendo nel settore della cultura, sta lavorando con persone di altissimo profilo professionale come Spencer Tunick per la realizzazione di una sua opera in Basilicata. Vuole restare qui e contribuire al marketing territoriale per conoscere e far conoscere ogni meandro di questa bellissima terra. Se parliamo di arte non possiamo non citare Vincenzo Aiello, partito da Rotonda diciottenne e residente a Roma. Oggi lo si può chiamare “docente”, in quanto professore allo Ied oltre ad esser consulente aziendale  e fonico freelance. Per finire, due ragazzi che hanno per ora deciso di vivere oltre i confini nazionali. Roberto Stasi a Londra e Francesco Grasso a Berlino. Entrambi stabilmente occupati e per ora non intenzionati a fare un passo indietro. Insomma tutti soddisfatti e con tanta voglia di crescere e farsi avanti.

 Rileggendo le piccole rivoluzioni di questi trentenni c’è una domanda che forse potremmo porci: che siano stati proprio loro, la generazione “invisibile”, oscurata dalla gerontocrazia, ad aver avuto il merito di aver acceso i riflettori illuminando le menti, come la storia dell’800 ci insegna,  per far rimbalzare la generazione, immediatamente precedente, ai posti di comando? Lo stesso presidente del Consiglio Letta, nel messaggio di auguri ai cittadini, ha parlato di “un cambio generazionale”,  una nuova classe dirigente al timone della nave Italia che non può assolutamente permettersi di sbagliare. I primi, in fondo, ad affermare che il nostro ‘non è un paese per giovani’ sono stati proprio loro, i trentenni. Recentemente Aldo Cazzullo sul Corsera scriveva: “Ma, a ben vedere, è un ricambio più profondo quello che si annuncia, è un’altra generazione ancora quella che si affaccia alla vita pubblica. La generazione che si potrebbe definire dei «bravi ragazzi»… Un trentenne al potere non è un esperimento azzardato ma un fratello maggiore che finalmente si assume le proprie responsabilità”.  Che siano o meno “bravi ragazzi” questi  di Basilicata-post-trentenni non sta certo a noi dirlo. Una cosa è certa. Loro un bel po’ di responsabilità le hanno assunte.

Forse è solo arrivato il tempo di toglier i veli e render visibile  quanto di buono possono fare per il rilancio della nostra regione.

@lovatrenta

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