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SVILUPPO Basilicata mi ha fatto concludere il 2014 con un pizzico di amarezza. Perché non sono riuscito a festeggiare un compleanno: quello del progetto che presentai proprio a Sviluppo Basilicata. Lo avevo inviato nel dicembre del 2013. Se la risposta mi fosse arrivata a dicembre del 2014 avrei potuto spegnere una candelina sulla torta che una brava cake designer avrebbe realizzato.

E invece quella risposta mi è arrivata già nel novembre del 2014. Undici mesi. Niente. Festa di compleanno saltata. Alla fine di dicembre del 2013 – all’epoca giornalista freelance con partita Iva ma, sostanzialmente, senza lavoro – aderii al bando dei cosiddetti Microcrediti. Finanziamenti che, attraverso Sviluppo Basilicata, avrebbero dovuto fare da trampolino di lancio per progetti di varia natura. Mi era venuta un’idea e la proposi. Seguii per benino le istruzioni, facendo il giro di attività commerciali e studi professionali per produrre i preventivi da allegare alla documentazione e uscii pazzo per compilare i modelli. Con me, feci uscire pazzi amici e parenti che mi aiutarono a decodificare quesiti, decrittare oscuri concetti finanziari e ritrovare la strada nei labirinti della burocrazia. Prima di produrre tutto lo scartafaccio partecipai anche a una mattinata di formazione ad hoc sulla compilazione dei modelli (dalla quale a onor del vero uscii con qualche dubbio, ma derivante più dalla particolarità del progetto che volevo proporre che non dalla mancanza di risposte esaustive alle mie domande).

Alla fine, presi il malloppo e lo indirizzai a Sviluppo Basilicata, dicendomi che sì, in altri Paesi forse la rendono più semplice ma che comunque alla fine ce l’avevo fatta. Quanto meno a rispettare le regole di presentazione. Da quel momento dovevo solo attendere l’esito della commissione giudicatrice. Sapere, cioè, se la mia idea venisse giudicata valida ai fini del successo o meno. Non sapevo cosa aspettarmi: trattavasi di progetto alquanto innovativo, in un campo che conosco abbastanza bene.
Ero ben cosciente, però, che non mi sarei dovuto adontare se mi avessero respinto il progetto dicendomi: egregio signor Pezzano, la sua iniziativa progettuale non corrisponde ai parametri minimi di successo commerciale da noi adottati. Ma anche se mi avessero semplicemente telefonato per dirmi, senza nemmeno l’aggettivo “egregio”: “Caro Rocco, la tua idea è una monumentale ciofeca”, beh, non mi sarei offeso. Sottolineo il “se”. Non mi sarei offeso SE mi avessero chiamato per darmi una risposta.

Invece, nei mesi che sono seguiti al dicembre 2013, sono stato convocato prima per produrre integrazioni alla documentazione presentata, poi per chiarire che tipo di progetto fosse. Se cioè volessi fare l’imprenditore tout court, con tanto di dipendenti e sede, o se intendessi continuare a fare il giornalista, il libero professionista, semplicemente con un campo d’azione più vasto. A me sembrava alquanto scontato, ma mi resi anche conto che le griglie dei modelli da compilare forse non consentivano di esplicitare in maniera compiuta l’idea.
E così andai, un paio di volte, a spiegare che sì, volevo continuare a essere un libero professionista e che no, a fare l’imprenditore con segretaria e poltrone in pelle umana non ci pensavo proprio (c’è sempre il rischio di diventare ricchi, ed è un rischio che non voglio correre).

Non posso nascondere che le persone con cui ho avuto a che fare non sono mai state meno che gentili e disponibili. E proprio quella gentilezza e quella disponibilità mi avevano convinto che la risposta sarebbe arrivata presto. Due settimane prima che poi la risposta mi arrivasse effettivamente, ho chiamato per l’ennesima volta Sviluppo Basilicata e chiesto del mio consueto interlocutore. Mi hanno riferito che mi avrebbe richiamato, tempo qualche ora. Dopo alcuni giorni ho chiamato io per sentirmi rispondere, come da tre mesi a questa parte: attendiamo un documento dall’Inps. Dunque, per avere una carta dall’Inps ci vogliono più di tre mesi. Intanto – per dirne una – i preventivi sono divenuti carta straccia, com’è ovvio. Intanto – per dirne un’altra – se avessi basato il mio bilancio familiare su quel progetto, sarei stato fresco. E infatti, nel frattempo, ho dovuto trovare altro da fare. La risposta poi è arrivata. Dice che il mio progetto deve giocoforza inquadrarsi in un ambito imprenditoriale e non libero professionale. Dunque, non essendo io iscritto alla Camera di commercio, la domanda “non è conforme alle prescrizioni dell’Avviso”. Proprio così: non corrisponde alle fattispecie previste dal bando.

Beh, undici mesi sono un tempo decisamente comodo per rendersene conto. Non ho voglia di instaurare polemiche, di denunciare con veemenza e tutte le altre formule del caso: alla fine, non contesto la motivazione. Può anche darsi che Sviluppo Basilicata abbia ragione. E non potrò mai dire di essere stato trattato con sufficienza o disinteresse: ho sempre trovato persone gentili.
La domanda che però mi sorge, così, di primo acchito, è: non potevate dirmelo prima? Prima che arrivasse “il documento dell’Inps”. Tanto era ininfluente.
Tanta gentilezza, tanta cortesia, ma se si vogliono davvero aiutare nuove idee – e se si vuole dare un servizio al cittadino – ci vuole anche la tempestività, base dell’efficienza. A cosa serve un bando che dà il proprio riscontro undici mesi dopo?

Ma chissà, forse sono stato particolarmente sfortunato io. E dunque non ho avuto quel piccolo finanziamento chiesto e non ho potuto ordinare la torta per festeggiare il compleanno della domanda. Avevo già pensato alla scritta che la cake designer, con la crema o con il cioccolato, avrebbe tracciato sulla torta. Non “Sviluppo Basilicata”. Piuttosto “Viluppo Basilicata”: dà più l’idea.

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