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CI hanno lasciato la cultura. Alla fine mi hanno dato retta. Attenzione, lungi da me pensare che la Commissione Ecoc abbia letto il mio appello raccolto, la settimana scorsa, dal collega Leonardo Coen sul Venerdì di Repubblica. Con tutte le audizioni e le visite da fare alle sei città finaliste, figuriamoci se hanno avuto il tempo di leggere i giornali!
Epperò, mai come in questo caso la somma fa il totale: se, da una parte, con il decreto “Sblocca Italia” il governo nazionale “espropria” la Basilicata sulle scelte in merito alle estrazioni del petrolio, dall’altra si riconosce a questo territorio, attraverso il titolo di Capitale europea della Cultura per il 2019 a Matera, la possibilità di determinare, partendo da sè, le proprie sorti.
Il vero oro nero della Basilicata è questo: è la bellezza che i nostri avi ci hanno lasciato in dote e che nessun decreto può toglierci; è una risorsa che al contrario del petrolio non è destinata ad esaurirsi ma, come il pane simbolo di Matera, se curata con amore e passione, è destinata a lievitare e portare nuovi frutti.
La cultura non è un prodotto di consumo con una data di scadenza, la cultura è un bene “inesauribile” a impatto zero e, soprattutto, è patrimonio di tutti. Cosa che chi ha lavorato alla candidatura di Matera a Capitale europea della Cultura ha tenuto ben presente, facendo della “socialità” della sfida il suo vero punto di forza; l’elemento che, al momento della decisione finale, ha fatto pendere la bilancia in favore di Matera piuttosto che delle altre cinque candidate. Ha vinto, insomma, la voglia di futuro che questa città ha espresso lungo tutto l’intero percorso di candidatura. Una nuova idea di città e di modello culturale che proprio i più piccoli hanno saputo incarnare meglio di tutti. L’entusiasmo con cui i bambini- gli abitanti culturali di domani – hanno lavorato a realizzare ognuno il proprio vessillo di Matera 2019, sono stati presenti nei momenti decisivi di questa sfida, danno la misura di una vittoria ancora più grande del titolo in sè di Capitale europea della Cultura. Che piaccia o no, in questi anni, a Matera qualcosa è cambiato e, come i camminanti arrivati a Matera insieme ai Rumit, è destinato ad arrivare lontano.
Allora, se così è, ribadisco il mio: “Pigliatevi il petrolio, lasciateci la cultura”. Il futuro comincia da qui.

m.agata@luedi.it

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