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BUCCINO – Il suo nome è Antonio Fernicola, mandriano. Ha 63 anni e non si dà pace. Dal 25 settembre 1998 all’ultimo episodio del 19 ottobre 2012: in questo tempo il suo allevamento è stato distrutto.

Furti di animali, atti incendiari e un tentato omicidio nei suoi confronti. In conclusione, il suo allevamento oggi è praticamente inesistente. Da “benestante allevatore” a “nudo e scalzo”.

Una vicenda incredibile quella del mandriano Antonio, che sta denunciando, ormai da tempo, a tutti questa situazione. Ha scritto sette volte al Papa (Benedetto XVI e Francesco), al mondo della politica, al presidente della Repubblica, ai sindaci, alla Chiesa. A tutti. E, in ultimo, si sta appellando alla Basilicata. Nei giorni scorsi ha scritto al presidente Pittella e al Consiglio Regionale. Sostanzialmente chiede un aiuto. E ora ricostruiamo la sua vicenda.

Discendente da una famiglia di mandriani, quelli “veri”, ci tiene a sottolineare, “quelli onesti”, Antonio Fernicola ha avuto trascorsi anche in politica, nel Movimento Sociale. Caro amico di Gianfranco Fini, Almirante e tanti altri. Ci mostra le lettere che, negli anni settanta ed ottanta, riceveva da quest’ultimi.

Persona seria e onesta, aveva un’azienda e un allevamento di mucche e vitelli. Il 25 settembre del 1998 subisce un furto in casa. Il 16 luglio 2000, mentre entra nel garage, viene aggredito alle spalle, a bastonate: quattro mesi di ospedale e salvo per miracolo (per questa vicenda ci sarebbero due persone condannate in primo grado).

Poi una serie di piccoli furti fino al 2007: un vitello per volta e furto di campanacci. Il 28 agosto 2008 gli vengono tagliate tutte e quattro le gomme dell’auto a Colliano (Sa). Ad agosto 2009 furto di due vitelli, a marzo 2010 incendio del suo fienile e crollo del capannone, con a morte di mucche e vitelli. Il 30 agosto 2010 una croce sul posto che parcheggiava l’auto. E poi anche madre natura, con l’alluvione di novembre 2010 dei fiumi Tanagro e Bianco-Platano. Il 26 maggio una mucca e un vitellino vengono uccisi con l’ascia. A maggio 2012 il furto di un toro e due vitelli. E nella notte tra il 18 e 19 ottobre 2012 l’epilogo: l’intero allevamento viene sottratto ad Antonio. Diciannove capi adulti di mucche, 8 vitelli ed altri che dovevano partorire a giorni, e che per la primavera dovevano essere 52.

«Sono sul lastrico – commenta Antonio Fernicola – ho tanti amici in politica, ma mi hanno abbandonato». Ha un bagaglio culturale di tutto rispetto, per via anche delle centinaia di libri che ha letto. Chiediamo ad Antonio la motivazione di tutti questi atti feroci contro di lui: «E’ successo perché sono un mandriano onesto. Perché non mi sono piegato alla criminalità, alla delinquenza. E mi hanno fatto pagare tutto». «Ma io – continua – vado sempre a testa alta». Tra l’altro, nei decenni scorsi, è stato candidato tre volte alla Camera e anche al Consiglio Regionale campano. Un militante modello, «ho sempre sfidato moralmente ed umanamente la criminalità». Molti forse, dopo aver subito tante cose, non ce l’avrebbero fatta. Ma il mandriano onesto, come Antonio, ci dice: «Ho la forza morale. Io non mollo. Sto combattendo. Sto cercando aiuto a tutti e, nonostante i tanti amici in politica che non mi hanno aiutato, confido in altre persone, sperando di farcela».

Ad ogni episodio subito ha esposto denuncia. Ma ad oggi non ci sono ancora colpevoli di tutto questo sfascio. Quella di Antonio è stata una vita trascorsa al pascolo, sui monti. Ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria di Sicignano degli Alburni: segno di solidarietà e vicinanza. Oggi Antonio non si piange addosso. Non molla.

Chiede solo una cosa: «Sono in forte difficoltà economica. Chiedo un aiuto concreto per la ricostruzione del mio allevamento». Stando a una stima generale, servirebbero sui trentamila euro. Non una somma eccezionale. Lo scorso anno, a maggio, il Vescovo Cascio promosse una messa di solidarietà nei suoi confronti. Ogni sera, prima di andare a letto, legge un libro ricevuto da Giorgio Almirante. Ora il mandriano Antonio aspetta dei segnali.

Le sue giornate le trascorre perorando la sua causa. Aspetta segnali tesi ad alimentare la fiammella della solidarietà di una persona vittima della criminalità, dei delinquenti. Di una persona che, nonostante tutto, ha ancora delle forze, che sta mettendo in campo per continuare a coltivare il sogno di riavere una mandria e riappropriarsi del senso stesso della propria vita. 

 

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