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AMANTEA – La procura della Repubblica di Paola avvia un’attività di “ricognizione” su quanto si sta verificando sulla statale 18, nei pressi del porto turistico di Campora San Giovanni, ad un chilometro di distanza dal confine con la provincia di Catanzaro, dove il mare sta distruggendo il rialzato della superstrada, che da alcuni giorni, dopo l’ultima mareggiata è percorribile solo a senso unico alternato, poiché la corsia lato spiaggia non esiste più. 
Un danno annunciato, prevedibile, ma che non è stato prevenuto. Ed ora c’è il concreto rischio che il versante tirrenico calabrese, dal punto di vista della viabilità rimanga tagliato in due, essendo quell’area priva di un percorso alternativo. In altre parole, la chiusura della statale 18 provocherebbe una totale paralisi del traffico, con pesanti disagi e gravi ricadute economiche. Il procuratore della Repubblica, Bruno Giordano si è recato personalmente sul posto. Dopo il sopralluogo la decisione di avviare una verifica sulla stato dei fatti, il che potrebbe essere una fase propedeutica all’apertura di un’inchiesta su eventuali responsabilità, rispetto a ciò che si sta verificando. Sotto la lente della magistratura inquirente anche il porticciolo turistico di Campora, la cui realizzazione ha accentuato il fenomeno dell’erosione costiera nel punto immediatamente a sud dell’opera. Proprio lì il mare è penetrato fino alla strada, rosicchiando in pochi anni decine di metri di arenile. 
E la cosa ancor più grave è che questo disastro era stato dettagliatamente previsto dai tecnici nella fase di progettazione del porto, come emerge da una specifica relazione redatta prima dell’inizio del lavori. Gli ingegneri hanno, quindi, pensato di risolvere il problema preventivato dotando la struttura portuale di due grosse pompe per sospingere sabbia, per un ripascimento artificiale della spiaggia a sud dello scalo. Peccato che il suddetto marchingegno, forse inadatto al tipo di arenile della zona costiera, abbia funzionato poco o niente da quando il porticciolo è stato inaugurato. Ed allora l’erosione è stata inesorabile. Adesso, tutta una serie di fattori concomitanti, hanno determinato questa situazione. Fattori che oggi il procuratore Giordano vuole esaminare attentamente.
Intanto, si apprende che dopo l’intervento dei responsabili regionali dell’Anas, anche i vertici nazionali dell’ente hanno posto l’attenzione sulla delicata vicenda. Si spera che prima della prossima mareggiata qualcosa di concreto si muova. È inutile continuare a buttare massi e soldi a mare. Serve una soluzione organica e definitiva pianificata congiuntamente dall’Anas e dalla Regione, evitando i rimpalli di responsabilità.

AMANTEA – La procura della Repubblica di Paola avvia un’attività di “ricognizione” su quanto si sta verificando sulla statale 18, nei pressi del porto turistico di Campora San Giovanni, ad un chilometro di distanza dal confine con la provincia di Catanzaro, dove il mare sta distruggendo il rialzato della superstrada, che da alcuni giorni, dopo l’ultima mareggiata è percorribile solo a senso unico alternato, poiché la corsia lato spiaggia non esiste più. 

Un danno annunciato, prevedibile, ma che non è stato prevenuto. Ed ora c’è il concreto rischio che il versante tirrenico calabrese, dal punto di vista della viabilità rimanga tagliato in due, essendo quell’area priva di un percorso alternativo. In altre parole, la chiusura della statale 18 provocherebbe una totale paralisi del traffico, con pesanti disagi e gravi ricadute economiche.

 Il procuratore della Repubblica, Bruno Giordano si è recato personalmente sul posto. Dopo il sopralluogo la decisione di avviare una verifica sulla stato dei fatti, il che potrebbe essere una fase propedeutica all’apertura di un’inchiesta su eventuali responsabilità, rispetto a ciò che si sta verificando. Sotto la lente della magistratura inquirente anche il porticciolo turistico di Campora, la cui realizzazione ha accentuato il fenomeno dell’erosione costiera nel punto immediatamente a sud dell’opera. Proprio lì il mare è penetrato fino alla strada, rosicchiando in pochi anni decine di metri di arenile. E la cosa ancor più grave è che questo disastro era stato dettagliatamente previsto dai tecnici nella fase di progettazione del porto, come emerge da una specifica relazione redatta prima dell’inizio del lavori. Gli ingegneri hanno, quindi, pensato di risolvere il problema preventivato dotando la struttura portuale di due grosse pompe per sospingere sabbia, per un ripascimento artificiale della spiaggia a sud dello scalo. Peccato che il suddetto marchingegno, forse inadatto al tipo di arenile della zona costiera, abbia funzionato poco o niente da quando il porticciolo è stato inaugurato. Ed allora l’erosione è stata inesorabile. Adesso, tutta una serie di fattori concomitanti, hanno determinato questa situazione. Fattori che oggi il procuratore Giordano vuole esaminare attentamente.Intanto, si apprende che dopo l’intervento dei responsabili regionali dell’Anas, anche i vertici nazionali dell’ente hanno posto l’attenzione sulla delicata vicenda. Si spera che prima della prossima mareggiata qualcosa di concreto si muova. È inutile continuare a buttare massi e soldi a mare. Serve una soluzione organica e definitiva pianificata congiuntamente dall’Anas e dalla Regione, evitando i rimpalli di responsabilità.

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