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di PARIDE LEPORACE
IL compito di un giornale è quello di cercare di orientare i suoi lettori verso i temi che riguardano la loro condizione. E quello del meridionalismo è bussola che orienta la nostra quotidiana navigazione. Non poteva, quindi sfuggirci l’importante appuntamento che si apre oggi a Bari, e che uno dei principali promotori, il sindaco Michele Emiliano, ha ben inquadrato con un articolo pubblicato ieri dal nostro giornale intitolato «La rivolta mite e composta dei democratici del Sud».
Inguaribili ottimisti speriamo che nuovo vento giunga dalla due giorni di «Mezzogiorno di fuoco». Oggi vi offriamo un nuovo autorevole documento propedeutico alla discussione barese. Lo firmano collettivamente quattro segretari regionali del Pd meridionali. Appartengono a quella categoria dei trentenni che seguiamo al Quotidiano con attenzione sia nella loro espressione di talenti ma anche come generazione di precari. Propongono la specificità meridionale del nuovo che avanza Enzo Amendola della Campania, Danilo Leva del Molise, Silvio Paolucci dell’Abruzzo e il nostro Roberto Speranza. Quest’ultimo, a leggere il documento, ci pare abbia disseminato tra i contenuti collettivi il pronunciamento forte del seminario lucano di Rifreddo quando leggiamo: «la politica deve saper costruire un nuovo rapporto con la società, meno basato sulle relazioni corte e sulle filiere del consenso clientelare e più incentrato su progetti di sviluppo capaci di produrre beni collettivi e servizi pubblici in grado di far crescere le nostre comunità nel loro complesso». Ai giovani turchi del nuovo meridionalismo democratico inviamo l’esortazione di coniugare subito le parole ai fatti. E in questo triste momento di netta separazione tra politica e cultura abbiamo puntato l’attenzione al libro di un acuto giornalista che dirigendo “Il Corriere del Mezzogiorno”in questi anni ha fornito uno degli utensili migliori della causa meridionalista. 254185Il libro “Terronismo” di Marco Demarco è radiografato con la padronanza che gli compete da Andrea Di Consoli che ben inquadra posizionamento e metodo in un meridionalismo critico e autocritico che molto mi convince pur essendo io sostenitore di Cassano e Piperno. Ieri a Cosenza con un convegno è stata analizzata la figura meridionalista di Giacomo Mancini per l’anniversario della sua scomparsa. Mi piace ricordare che l’opera di Mancini è attivata dal pensiero azionista meridionalista ( anche attraverso il giornalismo di Giovannino Russo ), dalla lezione di Guido Dorso e dalla cultura agricola del socialismo liberale di Rocco Scotellaro e Manlio Rossi Doria. Sono queste le radici che faranno sorgere la robusta azione ministerialista e meridionale di Mancini, protagonista dei governi di centrosinistra. Giacomo Mancini ebbe un rapporto privilegiato con l’intellettualità laica socialista che fu laboratorio di confronto tra cultura e politica e che traeva argomenti e principi da riviste militanti molto combattive che forniranno al suo apparato tecnici di straordinario livello. Le riviste militanti oggi non hanno grandi fortune. Ma restano in trincea intellettuali e giornali meridionali che vanno ascoltati e considerati. Ci auguriamo che a Bari il suggestivo `«Mezzogiorno di fuoco» di democratici vecchi e nuovi sappia far lezione di quel positivo percorso.

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