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Sono terminate nella notte scorsa, intorno alle ore 3, le operazioni di recupero del cadavere di Antonella Favale, la donna di 31 anni, morta a Matera nel crollo della palazzina di tre piani a vico Piave. Il recupero del corpo è stato reso complicato dalla presenza di numerose macerie.Gli interventi proseguiranno in mattinata con la rimozione dei detriti lungo vico Piave, per ripristinare il transito dei veicoli lungo l’arteria. 

*****

di ANTONELLA CIERVO 
MATERA – Per tutto il giorno sono state le voci a tenere desta l’attenzione di vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari e soccorritori. Erano quelle che si sperava di ascoltare dalle viscere della terra. Quelle che avevano inghiottito alle 7,30 di ieri mattina due palazzine  del civico 20 di vico Piave con alcuni dei loro abitanti. Per tutto il giorno, convulso, frenetico le notizie si sono rincorse, alimentando speranze, timori, dolore. 
Le prime ore, però, sono un buon viatico. 
La prima ad essere estratta viva è  Sabatina “Sara” Elia, pugliese di Bisceglie, impiegata in un’azienda della zona industriale di Jesce. 
Il suo incubo nel buio finiscfe alle 10,10, circa tre ore  dopo il crollo, quando i vigili del fuoco finalmente la liberano . 
Sotto le macerie rimangono  ancora Antonella Favale e  Nicola Oreste, funzionario  dell’ufficio Sassi del Comune  di Matera. 
Le loro voci si cercano, attendono, sperano. Si vuole  a tutti i costi che dal profondo di quei calcinacci, dei resti di tante vite custodite in quelle palazzine, giungano  segnali positivi che faccciano ben sperare. 
E‘ Antonella che per tutto il mattino si è sperato di salvare, dopo la giovane Sara. 
Il passare delle ore, però, trascorse senza alcuna notizia, nonostante i cani specializzati condotti sul luogo del crollo, lascia   trapelare i primi dubbi. Il volo nel vuoto di  Nicola Oreste, che al momento della tragedia si trovava nel bagno del suo appartamento, poi, dà ben poche speranze ai suoi familiari, il figlio Edoardo e la moglie dell’uomo, scampati al baratro fuggendo  dalle scale. 
Il miracolo avviene  in serata, intorno alle 20 quando un applauso liberatorio accoglie  la barella che esce  dalle macerie. Le ricerche andavano avanti, incessantemente dalle 7,30 del mattino e mentre vigili del fuoco e soccorritori si preparavano ad individuare i corpi delle vittime, ecco di nuovo la voce. Una sola delle due, quella di Nicola Oreste che chiede  aiuto e, dopo una giornata di polvere e calcinacci fa  gridare tutti al miracolo. 
Da quel momento le operazioni riprendono di nuovo con estrema cautela per evitare danni all’area in cui l’uomo è stato individuato. Nelle ore precedenti erano stati rimossi alcuni pezzi di solaio che pendevano sulla zona in cui si stava lavorando per eliminare le macerie; i collegamenti del gas e della luce erano stati subito disattivati e le famiglie, con un’ordinanza del sindaco, erano state fatte evacuare. 
Il morale risale  e, sotto  le luci inesorabili dei fari per le operazioni notturne dopo oltre 13 ore, il salvataggio di Nicola Oreste fa ben sperare anche per le sorti di Antonella Favale. 
L’uomo, nel frattempo viene trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale Madonna delle Grazi, dove   è in prognosi riservata. Il quadro clinico è complesso e sarà necessario monitorare la situazione per 12-24 ore, ma al momento non si teme per la sua vita. 
Sono passate le 21,30, i soccorritori proseguono a scavare. Dal mattino hanno raccolto quantità di detriti incredibili, trasportate da camion che hanno fatto la spola per ore. 
La notizia della morte di Antonella Favale, dell’individuazione del suo corpo tra le macerie comincia a circolare ma con estrema cautela. I familiari  conosceranno la tragica verità  solo in tarda serata. 
Il sindaco Adduce mette in moto una macchina tale da convincere la madre di Antonella, il marito, i parenti che la ragazza è ancora viva e sta per essere trasferita al pronto soccorso. 
Un escamotage che consente di far convergere tutti nella struttura del Madonna delle Grazie dove volontarie della Croce rossa, personale specializzato e parenti giunti da lontano, sono pronti a sostenere la famiglia nel momento più tragico, più difficile, quello della conferma della morte. 
Su vico Piave intanto è scesa la sera, la nebbia che ogni sera investe la città copre anche questa piccola via che ieri ha vissuto la tragedia che ne segnerà per sempre la storia. 
Tutt’intorno piccole storie, di vita e eroismo, come quello del rumeno che ha salvato la vita a Anna  Maria Portarulo, 51 anni, disabile, estratta dalla sua abitazione grazie al gesto di quest’uomo. 
Col passare delle ore, le divise dei vigili del fuoco cambiano colore, i segni della polvere e dei calcinacci sono evidenti, la stanchezza è chiara sui loro volti. Tornano a cambiarsi nel furgone e qualche cittadino con una pacca sulla spalle li ringrazia per quello che hanno fatto. 
Forse sono abituati anche a questo, ma emoziona vedere che la città è con loro, che riconosce  il loro valore, insieme a quello dei poliziotti, dei carabinieri, dei  volontari, dei medici, degli speleologi, degli uomini del Corpo forestale, di tutte le  divise che ieri si muovevano attorno a quell’inferno di polvere. E che hanno ridato la vita a due famiglie. 
a.ciervo@luedi.it

MATERA – Per tutto il giorno sono state le voci a tenere desta l’attenzione di vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari e soccorritori. 

Erano quelle che si sperava di ascoltare dalle viscere della terra. Quelle che avevano inghiottito alle 7,30 di ieri mattina due palazzine  del civico 20 di vico Piave con alcuni dei loro abitanti. Per tutto il giorno, convulso, frenetico le notizie si sono rincorse, alimentando speranze, timori, dolore. 

Le prime ore, però, sono un buon viatico. La prima ad essere estratta viva è  Sabatina “Sara” Elia, pugliese di Bisceglie, impiegata in un’azienda della zona industriale di Jesce. Il suo incubo nel buio finiscfe alle 10,10, circa tre ore  dopo il crollo, quando i vigili del fuoco finalmente la liberano . Sotto le macerie rimangono  ancora Antonella Favale e  Nicola Oreste, funzionario  dell’ufficio Sassi del Comune  di Matera. 

Le loro voci si cercano, attendono, sperano. Si vuole  a tutti i costi che dal profondo di quei calcinacci, dei resti di tante vite custodite in quelle palazzine, giungano  segnali positivi che faccciano ben sperare. 

È Antonella che per tutto il mattino si è sperato di salvare, dopo la giovane Sara. Il passare delle ore, però, trascorse senza alcuna notizia, nonostante i cani specializzati condotti sul luogo del crollo, lascia   trapelare i primi dubbi. Il volo nel vuoto di  Nicola Oreste, che al momento della tragedia si trovava nel bagno del suo appartamento, poi, dà ben poche speranze ai suoi familiari, il figlio Edoardo e la moglie dell’uomo, scampati al baratro fuggendo  dalle scale. 

Il miracolo avviene  in serata, intorno alle 20 quando un applauso liberatorio accoglie  la barella che esce  dalle macerie.

 Le ricerche andavano avanti, incessantemente dalle 7,30 del mattino e mentre vigili del fuoco e soccorritori si preparavano ad individuare i corpi delle vittime, ecco di nuovo la voce. Una sola delle due, quella di Nicola Oreste che chiede  aiuto e, dopo una giornata di polvere e calcinacci fa  gridare tutti al miracolo. 

Da quel momento le operazioni riprendono di nuovo con estrema cautela per evitare danni all’area in cui l’uomo è stato individuato. 

Nelle ore precedenti erano stati rimossi alcuni pezzi di solaio che pendevano sulla zona in cui si stava lavorando per eliminare le macerie; i collegamenti del gas e della luce erano stati subito disattivati e le famiglie, con un’ordinanza del sindaco, erano state fatte evacuare. 

Il morale risale  e, sotto  le luci inesorabili dei fari per le operazioni notturne dopo oltre 13 ore, il salvataggio di Nicola Oreste fa ben sperare anche per le sorti di Antonella Favale. 

L’uomo, nel frattempo viene trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale Madonna delle Grazie, dove   è in prognosi riservata. Il quadro clinico è complesso e sarà necessario monitorare la situazione per 12-24 ore, ma al momento non si teme per la sua vita. 

Sono passate le 21,30, i soccorritori proseguono a scavare. Dal mattino hanno raccolto quantità di detriti incredibili, trasportate da camion che hanno fatto la spola per ore. 

La notizia della morte di Antonella Favale, dell’individuazione del suo corpo tra le macerie comincia a circolare ma con estrema cautela. I familiari  conosceranno la tragica verità  solo in tarda serata. Il sindaco Adduce mette in moto una macchina tale da convincere la madre di Antonella, il marito, i parenti che la ragazza è ancora viva e sta per essere trasferita al pronto soccorso. 

Un escamotage che consente di far convergere tutti nella struttura del Madonna delle Grazie dove volontarie della Croce rossa, personale specializzato e parenti giunti da lontano, sono pronti a sostenere la famiglia nel momento più tragico, più difficile, quello della conferma della morte. Su vico Piave intanto è scesa la sera, la nebbia che ogni sera investe la città copre anche questa piccola via che ieri ha vissuto la tragedia che ne segnerà per sempre la storia. 

Tutt’intorno piccole storie, di vita e eroismo, come quello del rumeno che ha salvato la vita a Anna  Maria Portarulo, 51 anni, disabile, estratta dalla sua abitazione grazie al gesto di quest’uomo. Col passare delle ore, le divise dei vigili del fuoco cambiano colore, i segni della polvere e dei calcinacci sono evidenti, la stanchezza è chiara sui loro volti. Tornano a cambiarsi nel furgone e qualche cittadino con una pacca sulla spalle li ringrazia per quello che hanno fatto. 

Forse sono abituati anche a questo, ma emoziona vedere che la città è con loro, che riconosce  il loro valore, insieme a quello dei poliziotti, dei carabinieri, dei  volontari, dei medici, degli speleologi, degli uomini del Corpo forestale, di tutte le  divise che ieri si muovevano attorno a quell’inferno di polvere. E che hanno ridato la vita a due famiglie. 

 

a.ciervo@luedi.it

 

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