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POTENZA – Sarebbe esistito un patto segreto per gestire l’affare (e le gare) dell’accoglienza agli extracomunitari tra “il mondo di mezzo” e i vertici del gruppo “La Cascina” . Solo i fuoriusciti lucani della coop Auxilium potevano ostacolare il piano. Al punto da costringere Salvatore Buzzi, il braccio imprenditoriale di Massimo Carminati, a stringere con loro un «accordo imprenditoriale lecito». Rinunciando a una grossa fetta della torta per non correre il rischio di essere sconfitti.
E’ quello che sostiene la Dda di Roma per cui da ieri mattina sono agli arresti i vertici della holding nata da un gruppo di studenti baresi di Comunione e liberazione, che in Basilicata gestisce anche strutture come il villaggio Toccacielo resort di Nova Siri.
Gli inquirenti hanno descritto un «articolato meccanismo corruttivo» faceva capo a Luca Odevaine che, «in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti» in questo specifico settore.
Le indagini avrebbero accertato la sua capacità di «garantire consistenti benefici economici ad un “cartello d’imprese” interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti».
In particolare i manager della cooperativa “La Cascina” sarebbero «partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine» e avrebbero commesso «plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta» dal 2011 al 2014, mostrando così una «spiccata attitudine a delinquere» per ottenere vantaggi economici. Così il gip che ha spiccato l’ordinanza di misure cautelari per Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. I primi 3 ai domiciliari mentre per Ferrara è stato disposto il carcere.
Da loro Odevaine, ex capo di gabinetto del sindaco Pd Walter Veltroni poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, avrebbe ricevuto «la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili (…) per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione».
Ma Ferrara è accusato assieme a Buzzi, patron della cooperativa di ex detenuti che era diventata il grimaldello di Carminati nel mondo degli appalti, anche di turbativa d’asta per una gara bandita a giugno dell’anno scorso dalla Prefettura di Roma. Oggetto: «l’individuazione di centri, operanti nella provincia di Roma, presso i quali assicurare l’accoglienza di 1.278 immigrati (già presenti presso strutture temporanee della provincia di Roma) e di almeno ulteriori futuri 800 richiedenti protezione internazionale». Per un importo a base d’asta di 10milioni, che avrebbe fatto gola a entrambi al punto da vincere l’iniziale ritrosia e avvicinare i “nemici” della coop Auxilium. Gli stessi che avevano appena estromesso Buzzi e soci dalla gestione del centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, grazie a una sentenza del Tar del Lazio.
Lo smacco ricevuto da “mafia capitale” era finito tra gli episodi raccontati dal primo capitolo dell’inchiesta, per cui a novembre sono finiti in carcere gli stessi Buzzi e Carminati. Con tanto di intercettazioni in cui i due se la prendevano con i potentissimi lucani, che nell’inchiesta figurano come bersagli di improperi e illazioni di vario tipo. Anche per gli storici rapporti con politici del calibro di Gianni Letta.
Nel secondo, per cui ieri sono scattati altri 44 arresti, si parla quindi dell’accordo a cui Buzzi si è piegato per evitare di perdere anche questo affare. «Un patto di non belligeranza» propiziato da un amico comune e benedetto da La Cascina. «Chiorazzo sta con me! L’ho… l’ho… fermato». Così Buzzi rassicurava al telefono Ferrara mentre concordavano le offerte da presentare con le rispettive ditte.
«Su questa gara qui della Prefettura abbiamo fatto una specie di cartello». Spiegava Buzzi ai suoi collaboratori. «Per tenere alti i prezzi, abbiamo fatto un accordo con Auxilium (…) facciamo una gara in ati anche con loro e andiamo a caccia dei 1.000 posti… questi 1.000 posti dovrebbero essere 500 a metà con Auxilium e 500 noi».
«Durante le fasi di assegnazione della gara – annota il gip – veniva ribadita la sussistenza delle intese tra la coop La Cascina di Ferrara e la Eriches29 di Buzzi, nonostante fossero formalmente concorrenti».
«Io faccio pure i #### a Chiorazzo… gliel’ho fatti…» Si lascia andare Buzzi dopo le prime buone notizie sull’aggiudicazione. Riferendosi al lucano Angelo Chiorazzo, che col fratello Pietro è da sempre l’“anima” imprenditoriale della Auxilium di Senise. Un tempo parte integrante del gruppo La Cascina, tanto che Angelo ne era vicepresidente, ma ormai “fuoriusciti” e nemici dichiarati.
Buzzi è stato intercettato mentre spiega meglio a Odevaine il senso dell’operazione: «… io l’accordo con Auxilium l’ho fatto (…) perché dovevamo tené alto il prezzo e loro (La Cascina, ndr) c’avevano paura di Auxilium che l’abbassasse, ho fatto ma non c’ho problemi li chiamo … abbiamo fatto un incontro io Marroni (l’amico in comune, ndr) e Chiorazzo: 33 euro amo vinto eh! … stavamo a 30 siamo arrivati a 33…».
Ieri mattina è stata perquisita anche la sede della coop «La Cascina», che gestisce tra l’altro, il Centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia, considerato il più grande d’Europa. Un appalto che da solo vale oltre 96 milioni di euro.

l.amato@luedi.it

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