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MATERA – Come ogni giorno si era fermato al bar nei pressi dello stadio per chiacchierare con i suoi amici, con i tifosi del Matera che ne ascoltavano racconti e commenti.

E come ogni giorno, anche quello di riposo dal lavoro, era andato subito dopo all’interno del campo sportivo.

Aveva parcheggiato nello spiazzo interno della struttura, da dove si poteva intravedere già una parte del manto erboso del campo del XXI settembre, e si era fermato.

Pochi attimi, raccontano i pochi che erano lì in quel momento e, ancora seduto al volante ha reclinato il capo.

Così Renato Carpentieri, giornalista, fondatore di realtà radiofoniche tra cui Radio Radiosa, ma soprattutto appassionato sportivo, è spirato ieri mattina.

I  sanitari del 118, intervenuti sul luogo e per oltre un’ora impegnati per rianimarlo, non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

Tra le ipotesi più accreditate, l’attacco cardiaco improvviso, fulminante, fatale che lo ha colto mentre si apprestava a scendere dall’auto.

In pochi minuti la notizia della sua scomparsa ha fatto il giro della città, attraverso il passaparola che ha superato i cancelli dello stadio, ma anche con il famigerato uso dei social network, Facebook come sempre,  su cui  con fin troppa intempestività si è comunicata la sua morte.

Il portone azzurro, come uno dei colori della sua squadra del cuore, che lo celava agli occhi dei curiosi, ieri mattina si è aperto più volte.

Sono arrivati innanzitutto i familiari, la moglie Fulvia, i figli Daniele, Carmine e Annalisa. Poi gli amici di vecchia data, molti dei quali fanno parte della realtà calcistica , alcuni giocatori del Matera e tanta gente comune alla quale Carpentieri era legato  dall’amicizia naturale, istintiva, che ispirava.

La città, per alcune ore, ha voluto rendere omaggio direttamente e indirettamente a una figura che superava quella del cronista sportivo, ma apparteneva alla storia della città per competenza, passione, partecipazione e cordialità.

a.ciervo@luedi.it

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