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VIBO VALENTIA – È arrivato intorno alle 11.30. Un breve saluto con i si suoi sostenitori e poi diritto verso l’appartamento del prefetto Giovanni Bruno per la firma di quello che ha definito un atto «importante perché un investimento come quello che sta per produrre l’apertura del cantiere merita di essere monitorato e di avere un percorso nella sua fase realizzativa di rispetto della legalità e trasparenza». Mario Oliverio, governatore della Regione, apre così il discorso della firma del protocollo di legalità per la tutela della legalità nel settore degli Appalti dei Lavori Pubblici per la costruzione del nuovo nosocomio del capoluogo di provincia. Quello di Vibo, ha aggiunto, è «il primo presidio che parte dei tre previsti. Una struttura moderna, avanzata, così com’è giusto che sia, nella quale abbiamo investito 140 milioni di euro. Questa, come le altre che saranno realizzate, rappresenta la condizione che ci consentirà di compiere il salto di qualità nel nostro sistema sanitario e delle prestazioni. È importante realizzare presidi moderni ed adeguati ma è altrettanto importante che vi siano attrezzature e professionalità all’altezza della domanda di tutela della salute che avanzano i cittadini calabresi».

Naturalmente, evidenzia ancora, il protocollo di legalità è una premessa importante «ma non sufficiente in quanto è necessario che vi sia un concorso attivo di vigilanza e di rispetto delle regole da parte del complesso delle forze istituzionali e sociali perché non possiamo pensare di salvarci l’anima solo attraverso affermazioni. C’è bisogno, infatti, di comportamenti coerenti perché solo attraverso questi nell’azione delle funzioni pubbliche ed istituzionali può essere un fattore che riconquista la fiducia dei cittadini e diventa lievito di crescita e di bonifica».

Quello che oggi si appone a Vibo è, dunque, un nuovo tassello di un quadro che sta prendendo la sua forma definitiva. Una nuova fase, l’ha definita Oliverio, nella vita «della nostra regione ed in questo senso ringrazio l’impresa appaltante alla quale, tuttavia, rivolgo un appello: dare lavoro ai cittadini e alle imprese sane di questa provincia in quanto investimenti di questa portata devono rappresentare un’opportunità di impiego per i residenti di questo territorio, di questa terra martoriata, sofferente ancor di più rispetto ad altre realtà, una provincia in cui sono in atto criticità ancor più gravi rispetto al quadro generale della nostra regione». Un discorso, quello del presidente, lungo circa 15 minuti, che lo porta ad affrontare altri aspetti della situazione sanitaria della Calabria. In primis il sistema sanitario «che è stato messo in ginocchio. Abbiamo dati che testimoniano ampiamente ciò. Siamo in presenza di una mobilità passiva, cioè il ricorso di calabresi all’esterno della regione, la cui crescita in questi anni è stata a livello esponenziale non solo per alte specialità. Faccio l’esempio della struttura di cardiochirurgia di Reggio Calabria, moderna, all’avanguardia ma ferma, con i pazienti che si fanno curare in altre sedi con la Regione che spende all’anno 40 milioni di euro di cui 10 solo per la provincia reggina».

Poi il turnover: «Ieri – ha affermato ancora il governatore – ho convocato i sub commissari a cui ho chiesto, alla presenza della giunta, di assumere, su direttiva di quest’ultima, le iniziative per sbloccare il turnover negli ospedali Hub subito e nella seconda fase in quelli Spoke per affrontare delle questioni tra le quali vi è quella della Cardiochirurgia reggina che deve essere attivata al servizio del calabresi così come la Pet. Siamo siamo in presenza di una telenovela per quanto concerne la nomina del commissario, e lo dico con grande preoccupazione e serenità». Questo sblocco dovrebbe finalmente portare ossigeno alle professionalità che operano in un settore nel quale ci sono «medici che, proprio a causa di stress e di carichi di lavoro enormi, sono stati colpiti da infarto, da ictus. Dobbiamo, quindi, voltare pagina e assumerci ognuno nei propri ruoli delle responsabilità. Qui non c’è il problema di una persona sola al comando, c’è il problema nostro, di noi calabresi, e ognuno deve fare la propria parte se davvero vogliamo cambiare questa terra senza aspettare la manna dal cielo. Abbiamo grandi potenzialità ed un patrimonio enorme che in molti ci invidiano e che dobbiamo mettere a frutto per crescere e il sistema sanitario, in questo quadro, è un servizio fondamentale per la crescita».

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