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POTENZA – Sta facendo lo sciopero della fame Dorino Stefanutti, detenuto dallo scorso 7 agosto nell’Istituto penitenziario di Lanciano e «allocato nel circuito “Zeta”, in quanto il figlio, Stefanutti Natale, ha ininizato un percorso collaborativo con lo Stato».
A comunicarlo, con la lettera scritta a mano e che pubblichiamo in questa pagina, è lo stesso Dorino Stefanutti, condannato per associazione mafiosa e “reo confesso” dell’omicidio di Donato Abbruzzese, per cui è detenuto dal 2013.

Nelle scorse settimane ci siamo più volte occupati della vicenda, pubblicando diversi particolari delle dichiarazioni di Natale Stefanutti, ora sotto protezione in quanto collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni avrebbero aperto diversi scenari inediti su cui l’antimafia è ancora a caccia di riscontri. Più che un pentimento, una netta presa di distanze dall’eredità ingombrante del padre.

Una netta presa di distanza è anche quella che emerge dalla lettera di Dorino Stefanutti, che lancia accuse molto pesanti nei confronti del figlio (che chiama sempre e solo Stefanutti Natale e mai figlio) e degli investigatori che hanno raccolto le sue dichiarazioni.

«Egregio Leo Amato – scrive Stefanutti – il 7 agosto sono stato svegliato dalla guardia della sezione del carcere di Melfi che mi avvisava che sarei stato trasferito e mi dovevo preparare la roba. Da Melfi, sono stato trasferito a Lanciano, senza sapere il perché. Qui ho appreso che sarei stato collocato in una sezione denominata circuito “Zeta”, dove vi sono i parenti dei collaboratori di giustizia».

«Dal giorno in cui sono arrivato – continua Dorino Stefanutti – sto effettuando lo sciopero della fame e sto rifiutando i medicinali che prendo e che sono indispensabili per la mia salute. Non finirò la protesta fino a morire se non mi tolgono da questo circuito».

«Ho presentato istanza al dott. Basentini: tutto ciò è causato dal pentimento del sig. Stefanutti Natale e della sua convivente (di cosa si dovrebbero pentire? E lo fanno passare per un pentito del calibro di Buscetta, ah, ah, ah). Hanno chiesto per la mia incolumità che io venissi internato e trasferito in questo regime carcerario, contro la mia volontà. Il 7 agosto mi hanno rapito e contro la mia volontà collocato in questa sezione».

Dorino Stefanutti nella lettera lancia poi pesanti accuse al figlio, dicendo che il ragazzo ha lasciato la sua casa nello scorso luglio, portando via tutti i preziosi e le cose di valore che erano all’interno. E giustifica quello che definisce un furto con il fatto che Natale sarebbe tossicodipendente, elemento di cui sarebbero al corrente sia l’ispettore Mennuti che il pm Basentini.

E per dar prova di questo elemento, Dorino Stefanutti parla, nella lunga lettera, di un grave episodio che sarebbe avvenuto lo scorso novembre: vittima l’ex fidanzata di Natale Stefanutti. In seguito a questo episodio, il ragazzo sarebbe stato portato – questo quanto scrive il padre – in una comunità di Caserta. Ma lì non è rimasto a lungo: «A questo punto penso che servisse – scrive – per fargli intraprendere il percorso di collaboratore di giustizia. Poi venne da me a colloquio, me lo volevo mangiare vivo, mi promise che non avrebbe mai più fatto uso di droga. Invece no».

Dorino parla di «Stefanutti Natale» – prima il cognome poi il nome, a sottolienare la distanza – come di una persona «manovrabile, è sempre stato un bugiardello, se ne accorgeranno gli inquirenti».

E, per concludere, l’ex boxeur lancia accuse gravi agli inquirenti che si stanno occupando del caso, cosa che accade regolarmente in ogni caso del genere. E conclude avvertendo – che nei mesi precedenti il figlio andava vantandosi del fatto che sarebbe diventato ricco e «sarebbe stato il protagonista di tutto».

Elementi questi che ovviamente sono un modo anche per gettare discredito su quanti stanno indagando servendosi delle dichiarazioni del figlio.

E poi l’invito, ironicamente paterno: «Curateli, ne hanno bisogno, guariteli dalla bestia che è in loro e ridateli alla loro famiglia».

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