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POTENZA – Nemmeno il tempo di rifiatare dopo i ballottaggi di domenica e lunedi scorsi che il Pd lucano di trova una sfida complessa da affrontare. Quella del referendum del 12 giugno. Gli ultimi precedenti referendari non lasciano molto spazio all’ottimismo. La realtà è che è difficile raggiungere il 50 per cento più uno degli elettori che rende valido il referendum. In pratica è dal ‘97 che non accade. Questa volta, per i temi e per l’importanza delle materie affrontate dai quesiti referendari, la posta in gioco per la Basilicata oltre che per l’intero Paese è delicata. Oltre al quesito più strettamente politico sul legittimo impedimento del presidente del consiglio e dei ministri a comparire in udienza penale, ci sono quelli sulla privatizzazione dell’acqua e sul nucleare che riguardano da vicino le “passioni”, gli interessi e la salute dei cittadini della Basilicata.
Temi su cui il Partito democratico della Basilicata ha deciso di rompere gli indugi. Magari un pò in ritardo, ma il linea con la linea assunta a livello nazionale dal segretario Pierluigi Bersani, si è deciso di giocare “l’azzardo” sui 4 sì del referundum. Quelli che servono per abrogare e quindi cancellare le norme approvate dal governo che prevedono la realizzazione delle centrali nucleari in Italia e la possibile privatizzazione dell’acqua pubblica. Ovvio che la partita a livello nazionale è quella di provare a dare la spallata “definitiva” al governo di centrodestra. Dopo la sconfitta alle comunali i 4 sì all’appuntamento del 12 giugno potrebbero davvero rappresentare la svolta politica. Per questo Bersani ha preso coraggio è ha deciso di spingere per i 4 sì.
Ma sfida nella sfida è quella lucana. L’acqua in Basilicata è un bene “comune”. Ce ne è per tutti e anche per le regioni limitrofe. Da decenni. Se la privatizzazione sarebbe dolorosa per tutti gli italiani, per il lucani sarebbe una sorta di affronto. E poi c’è il nucleare. La protesta di Scanzano è il simbolo di quanto la Basilicata non voglia centrali e rifiuti nucleari a casa propria. E sebbene ci siano state rassicurazioni negli anni, la paura di una centrale nucleare in Basilicata è più che palpabile. E non è affatto un “pericolo” scongiurato. E se la realizzazione di nuove centrali diventasse legge è difficile immaginare che la Lucania rimanga distante da nuovi insediamenti. Per questo il Pd lucano si gioca una partita delicata. E’ il partito delle vittorie schiaccianti. Non può certo perdere questa sfida. Sarebbe una Caporetto del partito dei tanti leader legati ai vari territori in maniera quasi scientifica. Non può mostrare i muscoli solo per motivi elettorali. E intanto stamani parte la campagna della carovana democratica in 30 paesi lucani. L’iniziativa sarà presentata a piazza Prefettura a Potenza. Ma intanto rimane tutta aperta la questione di Pisticci dove il Pd non è riuscito a rimanere compatto. In tal senso a “difendere” Roberto Speranza interviene il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza che commenta il voto amministrativo: «In Basilicata è un dato molto positivo e, al di là di alcune contraddizioni, va dato merito all’intera classe dirigente del centrosinistra, ai candidati al Pd e in particolare al chi lo guida, ovvero il segretario regionale, Roberto Speranza. La capacità di tenere insieme una coalizione e lo sforzo avviato da Speranza e dall’intero gruppo dirigente di mettere insieme la potenza del centrosinistra e la qualità del suo progetto di governo dimostra ancora una volta che il lavoro è iniziato, e deve proseguire con maggiore forza e maggiore coraggio».
«Il dibattito politico che si è aperto – ha poi concluso Lacorazza – e che si svilupperà a partire dalla direzione regionale del Pd, deve innanzitutto partire da questo dato di vittoria e di rilancio e rafforzamento dell’azione di governo in tutti i livelli istituzionali. Il seminario che si è svolto nell’hotel Giubileo di Potenza rappresenta la strada da rafforzare e da seguire per allargare la partecipazione, scalzare il politicismo, e costruire le risposte più adeguate alle comunità che amministriamo».

Salvatore Santoro

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