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All’interno del Pd il coro è unanime: le dimissioni del capogruppo in consiglio regionale, Vincenzo Viti, vanno respinte, ma, al tempo stesso, il suo «atto forte» deve indurre tutte le forze politiche «a una seria riflessione». Nel frattempo, la presa di posizione dei consiglieri del Pdl «di dimettersi da ogni carica di rappresentanza istituzionale» ha portato i primi effetti, con il rinvio, per la mancanza del numero legale, della riunione della prima commissione consiliare. Il giorno dopo il rinnovo dell’Ufficio di presidenza, con il «colpo di scena» dell’elezione al ruolo di consigliere segretario di Franco Mollica (Mpa) e non del designato dalla minoranza, Mariano Pici (Pdl), il Partito democratico e le altre forze della maggioranza di centrosinistra si interrogano sui “franchi tiratori» e sul futuro della legislatura. Non a caso, Giannino Romaniello, unico consigliere della Sel, ha chiesto “una urgente riunione di maggioranza» per «fare chiarezza» anche sulle relazioni nel centrosinistra, mentre Rocco Vita del Psi ha evidenziato di «non voler partecipare alla caccia ai ‘franchi tiratorì» e «di trovare più saggio avviare una riflessione interna e contestualmente collegiale». Per l’Idv, il neo eletto capogruppo, Nicola Benedetto, chiede «di superare lo strappo» e «di rilanciare il centrosinistra». Nel corso della giornata, nel Pd si sono succeduti gli attestati di «stima» e «fiducia» a Viti, partendo dal segretario regionale, Roberto Speranza, passando dai consiglieri del gruppo regionale (Gennaro Straziuso, Roberto D’Alessandro, Pasquale Robortella) per finire con un altro consigliere, Marcello Pittella, che ha definito «indifferibile» un chiarimento all’interno delle forze di centrosinistra. Idea condivisa anche dallo stesso Viti, il quale «attende che si faccia chiarezza e si compia il massimo sforzo per ricondurre dentro un quadro di corrette relazioni politiche le scelte relative al rinnovo dell’Ufficio di presidenza». E il gruppo del Pdl ha presentato una proposta di modifica proprio delle norme per l’elezione dell’Ufficio di presidenza, “superando – ha spiegato il capogruppo, Nicola Pagliuca – la logica del ‘voto limitatò e passando a quella del ‘voto separatò. Lo strappo – ha aggiunto – si può e si deve recuperare, attraverso un ‘reset’ di quanto avvenuto. Confidiamo nell’operato del presidente del consiglio e della giunta che più degli altri – ha sottolineato il dirigente del Pdl – hanno la responsabilità di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni». Dalle altre opposizioni il coordinatore regionale del Fli, Egidio Digilio, vede «intorno ai consensi per Mollica», una “voglia di terzo polo», mentre per il consigliere regionale Roberto Falotico (Per la Basilicata), quanto successo «deve essere stigmatizzato perchè è venuto meno il principio dell’autodeterminazione proprio di ogni singolo consigliere». Critico anche il giudizio del segretario dell’Udeur-Popolari per il sud, Sergio Lapenna, che contrappone «il pessimo spettacolo della politica lucana» al «nuovo allarme lanciato dalla Banca d’Italia per l’economia della regione».

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