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IL PETROLIO lucano riversato nel mare che circonda Taranto. Tre giorni fa l’allarme per il violento nubifragio che si è abbattuto sulla città, un blackout e poi i primi problemi. Dalle ciminiere della centrale di raffinamento Eni è uscito soltanto del fumo nero, densissimo, mentre il liquido semiraffinato, come testimoniano anche alcuni video amatoriali, hanno cominciato a riversarsi in mare. Ma in città, rispetto a quanto è accaduto due giorni fa le cose si sono fatte ancora più drammatiche. Al quartiere Tamburi, quello a pochi passi dalla raffineria, sono state molte le persone che hanno accusato malori e problemi respiratori. Intanto nella città si è sprigionato un forte odore di gas, che rende l’aria quasi irrespirabile. Ed è una cosa che hanno avvertito ovunque.

L’origine del blackout potrebbe essere stato un fulmine che si è abbattuto sulla centrale, causando, molto probabilmente il blocco di una parte della centrale, con lo sversamento dal canale A della centrale di un idrocarburo molto leggero. Il sistema di allarme della centrale avrebbe fatto scattare le “ecosentinelle” e quindi il rilascio del fumo nero e denso dalle torce della centrale. Insomma, Taranto adesso è avvolta in una nube nero petrolio, mentre sottocosta, così come accertato dalla Capitaneria di porto, resta la chiazza, che è stata circoscritta. L’Arpa ha comunque predisposto dei campionamenti, per capire di cosa si tratta. L’ampiezza della macchia oleosa verso il largo è di circa 10 metri ed è tutta sotto costa a causa del moto ondoso che non permetterebbe il movimento a largo. Per quanto riguarda i cattivi odori c’è una certezza: si tratta di solfuro di idrogeno, composto da zolfo molto odoroso. Ed è noto che il petrolio estratto in Basilicata ha altissime concentrazioni di zolfo.

Intanto è partita l’indagine del ministero mentre le operazioni di bonifica del mare vanno avanti. La bonifica dovrebbe terminare al massimo domani: «Ho disposto – ha detto il sottosegretario Simona Vicari – un’indagine conoscitiva presso lo stabilimento Eni di Taranto, che ieri notte è stato interessato da uno sversamento di idrocarburi in mare. L’indagine avrà come obiettivo quello di accertare, insieme alle autorità preposte, se siano state ottemperate tutte le misure riguardanti la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente». Dal canto suo l’Eni, ha parlato di «minime tracce di idrocarburi all’interno dell’area delimitata dalle panne di contenimento già predisposte, che stanno assorbendo il materiale disperso prima di essere smaltite come rifiuto. Oltre il perimetro delimitato dalle panne  non si rileva alcuna traccia di idrocarburi». Minimo o no gli ambientalisti annunciano la presentazione di un esposto in procura, per verificare il funzionamento delle centraline.

v.panettieri@luedi.it

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