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COSENZA – In relazione alle indagini avviate dopo il ritrovamento dei cadaveri carbonizzati il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, che coordina le indagini in relazione al triplice omicidio ha commentato l’accaduto manifestando il proprio turbamento: «Come si fa ad uccidere un bambino di tre anni in questo modo? Si è superato ogni limite. E’ qualcosa di inaudito, di orrendo. In tanti anni di lavoro – ha aggiunto Giacomantonio – credo che questo sia uno degli omicidi più efferati di cui è toccato occuparmi».

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Il bambino di tre anni, trovato tra i corpi carbonizzati a Cassano Ionio, era il nipote di Giuseppe Iannicelli, il sorvegliato speciale che si ipotizza sia uno degli altri uccisi. Il 52enne aveva in custodia il bambino poichè sua figlia è attualmente in carcere a Castrovillari. Una vicende triste che per settimane è stata all’attenzione dell’opinione pubblica anche perché il bimbo aveva trascorso circa un mese in carcere, partecipando anche ad una delle udienze del processo in cui la madre era coinvolta, per poi essere affidato al nonno.

IL VESCOVO: «SONO SGOMENTO» – Il vescovo della diocesi di Cassano nonché Segretario generale ad interim della Conferenza Episcopale Italiana, don Nunzio Galantino, informato della scoperta mentre era in Cattedrale, circondato da centinaia di ragazzi dell’Azione cattolica, assieme ai quali stava celebrando la Giornata della pace, si è recato in contrada Fiego dove è stata rinvenuta la Fiat Punto con a bordo i cadaveri carbonizzati di tre persone. Già durante l’omelia il presule ha richiamato la notizia condannando duramente la violenza che stavolta ha colpito anche un innocente: un bambino di appena tre anni. Subito dopo la celebrazione eucaristica ha assistito al recupero delle salme, pregando per le vittime e portando una parola di conforto ai familiari delle vittime comprensibilmente prostrate dal dolore. Mons. Galatino, visibilmente segnato dall’evento efferato, ha riassunto in due parole i suoi sentimenti: sgomento e sconfitta. «Sgomento per il livello di efferatezza raggiunto da chi ha consumato il delitto. Come si può – ha affermato don Nunzio – dar fuoco a una macchina sapendo che lì dentro vi sono delle persone e, tra queste, un bambino? Come si può non sentire il pianto di un bambino? Come si può? Non parlate di comportamento ‘bestiale’. Facendolo, offendiamo le bestie!». 

Si tratta per il vescovo di una «sconfitta di tutti soprattutto di quanti continuano a girare alla larga dal disagio morale, oltre che economico e sociale nel quale si vive accanto a noi. “Sconfitta” anche per quanti nella nostra Comunità continuano a pensare che basta una serie di cerimonie ben fatte per sentirci a posto. Avrei voluto godere di più con tutti quei ragazzi che erano in cattedrale – ha aggiunto il presule – e con gli straordinari loro animatori! Ma non è stato possibile. Spero di poter presto incontrare Sacerdoti e operatori pastorali per riflettere su quanto è accaduto a poche centinaia di metri dalle nostre Chiese. Voglio sapere che risposta, come Chiesa, sentiamo l’urgenza di dare perchè, anche da parte nostra, ci siano parole e comportamenti chiari sulla legalità e sul rispetto della vita; e quali scelte ci sentiamo di fare. Il Signore ci interpella anche attraverso i resti carbonizzati delle tre vittime che ho visto estrarre dalla macchina data alle fiamme. E’ anche quella Parola di Dio. Come rispondiamo? Accanto a uomini e donne che da noi si spendono in maniera ammirevole e coraggiosa – ha concluso don Nunzio Galantino – c’è anche gente che ritiene eventi come quello che ha visto tre vittime bruciate come qualcosa che ci interessa poco. No! Non può essere così! E chi la pensa così sarà pure esperto di cerimonie, buon intrattenitore di gruppi e solerte organizzatore di eventi più o meno confinanti con la religione, ma avrà capito davvero poco di Vangelo!».

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