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REGGIO CALABRIA – Lo spettro del pm Henry John Woodcock gravava sulla massoneria reggina, e alcune “obbedienze” massoniche della Locride adesso sono in fermento dopo che qualche iscritto è stato più volte monitorato dall’antimafia reggina e non solo per presunte vicinanze con ambienti malavitosi. A rivelare diversi particolari sui rapporti a volte “poco limpidi” tra massoni e professionisti, tra logge, politica e Chiesa, ci sono le carte di un’informativa che traccia un quadro inquietante specie sull’asse Locride-Reggio Calabria, ma nel faldone dei Carabinieri sono anche citati noti personaggi di Vibo Valenzia e del centro Italia. 
A indurre la magistratura a porre l’attenzione sugli ambienti massonici, che restano in gran parte assolutamente leciti, sono però il gran numero di “logge” non riconosciute dalle grandi “obbedienze” e che si sono formate sul territorio calabrese. Uomo 1: «E che dice con quello di Potenza siamo inguaiati, che dice quello di Potenza?». Uomo 2: «Non ti preoccupare, siamo a posto, che il “Gran Maestro” ha saputo rispondere». Uomo 1: «Quello (di Potenza) lo ha lasciato la moglie, e adesso sta con una giornalista più grande di lui di 10 anni, non è giusto di testa». Uomo 2: «Si ma la bella risposta l’ha data il “Gran Maestro”, tu ha bisogno di qualche nome, vieni che lo valutiamo insieme…poi ci sono le altre obbedienze che hanno dei problemi, a noi che ce ne fotte». I due interlocutori intercettati sono appartenenti ad una importante loggia massonica riconosciuta a livello nazionale e parlano di un’inchiesta portata avanti dal pm di Potenza Henry John Woodcock, il magistrato aveva richiesto ai vertici degli ordini massonici nazionali gli elenchi dei loro iscritti per il tramite delle Prefetture competenti. L’intrusione del pm nelle maglie delle “obbedienze” però ha preoccupato più di una persona che ha chiesto l’intercessione delle alte sfere della massoneria. Alla fine il commento dei due interlocutori preannuncia uno scenario simile a quello già vissuto negli anni ‘90, quando il magistrato Agostino Cordova tentò di svelare i rapporti poco chiari tra massoneria e criminalità. Uomo 1 : «Si, si.. ho letto..ho letto… e quello guarda che è un pericolo pubblico ma quello va in traccia di qualcuno… si, è chiaro… che lui guarda avrà avuto sicuramente da qualcuno… sentore di qualcosa… per cui guarda che lo va a pescare». Uomo 2: «Si però passerà i suoi guai come Cordova….fatti suoi… è chiaro che ognuno.. guarda che quando è colto, battezzato e vaccinato che dico io.. si deve assumere in proprio.. le proprie responsabilità.. sia nella vita privata, che nella vita pubblica che nella professione…». 
Ma nelle pagine sviluppate dagli uomini dell’Arma a proposito dell’inchiesta che Cordova portò avanti senza risultati, e per la quale si parlò di insabbiamento, emerge una dichiarazione inquietante da parte di uno dei veterani della massoneria reggina. «Vi dico questo – dice l’uomo intercettato – quando Agostino Cordova iniziò a parlare di massoneria e ‘ndrangheta e così via scrissi una tavola in cui indicai quanti Vescovi ci sono, nomi e cognomi e loggia di appartenenza». Un particolare che per adesso è la semplice dichiarazione di un potente appartenente ad una grande obbedienza e che dovrà ancora trovare riscontro. 
Ma adesso gli investigatori vogliono andare fino in fondo e vederci chiaro e puntano a definire i rapporti di alcuni iscritti alle logge che sono stati monitorati nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria perchè vicinissimi e in contatto con uomini ritenuti affiliati ai clan della ’ndrangheta reggina. E nelle carte dell’informativa gli investigatori sono incappati anche in intercettazioni che coinvolgono professionisti e politici, c’è anche un sacerdote, che a conoscenza dell’influenza di un massone di rango, chiede un’intercessione per risolvere un problema sanitario. E ancora imprenditori e dipendenti pubblici che intrecciano rapporti per emergere professionalmente ed economicamente: «È un trampolino di lancio» scrivono gli investigator, che, nell’informativa, parlano di logge regolari e ampiamente riconosciute e lecite i cui iscritti però intrattengono rapporti con “obbedienze” che gravitano «in un mondo tutt’ora oscuro, una fascia grigia nella quale confluiscono i componenti di quegli ambienti “puliti” della società ma anche gli appartenenti alle cosche operanti nel territorio». 
Eloquente  l’affermazione di un massone reggino che al telefono spegne gli entusiasmi di un  “collega” di loggia  sulla presenza di alcuni politici nel “tempio”: «La politica quando entra nelle nostre logge, ti saluto massoneria».

REGGIO CALABRIA – Lo spettro del pm Henry John Woodcock gravava sulla massoneria reggina, e alcune “obbedienze” massoniche della Locride adesso sono in fermento dopo che qualche iscritto è stato più volte monitorato dall’antimafia reggina e non solo per presunte vicinanze con ambienti malavitosi. A rivelare diversi particolari sui rapporti a volte “poco limpidi” tra massoni e professionisti, tra logge, politica e Chiesa, ci sono le carte di un’informativa che traccia un quadro inquietante specie sull’asse Locride-Reggio Calabria, ma nel faldone dei carabinieri sono anche citati noti personaggi di Vibo Valentia e del centro Italia.

 

In un’intercettazione, due appartenenti ad una importante loggia massonica riconosciuta a livello nazionale e parlano dell’inchiesta portata avanti dal pm di Potenza Henry John Woodcock: il magistrato aveva richiesto ai vertici degli ordini massonici nazionali gli elenchi dei loro iscritti per il tramite delle Prefetture competenti. L’intrusione del pm ha preoccupato più di una persona che ha chiesto l’intercessione delle alte sfere della massoneria. Alla fine il commento dei due interlocutori preannuncia uno scenario simile a quello già vissuto negli anni ‘90, quando il magistrato Agostino Cordova tentò di svelare i rapporti poco chiari tra massoneria e criminalità. 

Ma nelle pagine sviluppate dagli uomini dell’Arma a proposito dell’inchiesta che Cordova portò avanti senza risultati, e per la quale si parlò di insabbiamento, emerge una dichiarazione inquietante da parte di uno dei veterani della massoneria reggina. «Vi dico questo – dice l’uomo intercettato – quando Agostino Cordova iniziò a parlare di massoneria e ‘ndrangheta e così via scrissi una tavola in cui indicai quanti Vescovi ci sono, nomi e cognomi e loggia di appartenenza». Un particolare che per adesso è la semplice dichiarazione di un potente appartenente ad una grande obbedienza e che dovrà ancora trovare riscontro. 

Ma nelle carte dell’informativa gli investigatori sono incappati anche in intercettazioni che coinvolgono professionisti e politici, c’è anche un sacerdote, che a conoscenza dell’influenza di un massone di rango, chiede un’intercessione per risolvere un problema sanitario. E ancora imprenditori e dipendenti pubblici che intrecciano rapporti per emergere professionalmente ed economicamente: «È un trampolino di lancio» scrivono gli investigatori, che, nell’informativa, parlano di logge regolari e ampiamente riconosciute e lecite i cui iscritti però intrattengono rapporti con “obbedienze” che gravitano «in un mondo tutt’ora oscuro, una fascia grigia nella quale confluiscono i componenti di quegli ambienti “puliti” della società ma anche gli appartenenti alle cosche operanti nel territorio». 

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