X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

La decisione dell’Unione europea di eliminare il corridoio Berlino/Palermo significa di per sé che l’Europa ha bocciato l’idea del Ponte?
«La Commissione Europea si prepara a rivedere i corridoi transeuropei (Ten-t) e presenterà le sue proposte il prossimo 19 ottobre. Quella di sostituire il vecchio Corridoio 1 “Berlino-Palermo” con un nuovo Corridoio 5 “Helsinki-La Valletta”, è una proposta che si inserisce in un aggiornamento della rete Ten-t che tenga conto delle aree metropolitane e dei grandi centri urbani con più di un milione di abitanti. Palermo, secondo i parametri di Eurostat, non rientrerebbe nella nomenclatura europea di grande centro urbano. Tuttavia, Bruxelles deve ancora decidere, ma non è affatto una bocciatura del Ponte come alcuni vorrebbero far pensare, piuttosto una nuova progettualità della rete Ten-t che, ad ogni modo, dovrà prevedere degli snodi intermedi a Gioia Tauro, Catania e Palermo».

Considera ancora il ponte è una delle priorità sui cui il Mezzogiorno deve puntare?
«Il Ponte è una delle priorità del riscatto del Sud. Servirà ad attrarre notevoli flussi turistici, a continuare l’alta velocità da Salerno fino alla Sicilia. Anche per la logica dell’intermodalità dei trasporti che la realizzazione dell’opera comporterà. Una rete moderna ed efficiente di infrastrutture, di linee ferroviarie ad alta velocità, di più vie del mare, di porti adeguatamente ristrutturati, di aeroporti più dinamici, ed altro per abbassare gli attuali costi di trasporto dando maggiore competitività al Sud che diventerebbe la vera “cerniera” tra l’Europa e le altre economie emergenti, un collante tra due realtà che avranno nei prossimi decenni un ruolo strategico nell’economia mondiale. Il ponte da solo non potrà colmare le nostre storiche incapacità progettuali».

La crisi economica e finanziaria internazionale può essere un motivo per archiviare l’idea del Ponte sullo Stretto?
«Assolutamente no. La crisi finanziaria internazionale è legata a filo doppio con la instabilità finanziaria di alcune economie, quella greca ne è un esempio, e a come le finanze nazionali in altre siano state gestite in maniera “allegra”. Tutto ciò non ha nessun legame con il progetto di costruzione del ponte sullo Stretto in quanto investimento produttivo, con ricadute positive, e con un costo complessivo che sarà solo in parte a carico del settore pubblico italiano. La maggior parte del costo dovrà essere reperito sul mercato dei capitali e gli investitori privati saranno liberissimi di puntare o no sul Ponte e saranno loro a giudicare la portata economica dell’operazione. Le aspettative di risposta da parte dei privati sembrano realmente positive».

Quanto costerà l’opera e da dove verranno i finanziamenti?
«Sulla base dell’ultimo progetto approvato, il costo complessivo dell’investimento sale da 6,3 a 8,5 miliardi, per le varianti dettate dalle sopravvenute norme tecniche. L’investimento, tuttavia, ricorrerà al project financing per la gran parte dell’opera. Tuttavia, non dobbiamo accettare che si metta alla berlina il Ponte per dei costi enormi che in realtà non lo sono, atteso che altre opere pubbliche in corso di realizzazione in Italia costano anche di più o quasi. Inoltre, molti privati hanno già mostrato un forte interesse al progetto, da ultimo anche i cinesi che, con lungimiranza e visione strategica, stanno guardando anche a future partnership nel campo della logistica, dei trasporti e delle energie rinnovabili in Sicilia».

Si sostiene che il ponte avrebbe per il Sud l’effetto che la Torre Eiffel ha per Parigi. A suo avviso porterà benefici indiretti legati al turismo?
«Servirà a dare fiato ad una nuova stagione del turismo. Serviranno anche altre opere pubbliche, come il prolungamento della TAV fino alle estremità della Sicilia. Nello Stretto verrebbero in milioni ad ammirare il Ponte dei record, potendo scoprire le nostre ricchezze storiche, artistiche, culturali, naturalistiche, ambientali e paesaggistiche. Atteso che si stima una crescita enorme dei flussi turistici da qui al 2020, basterebbe beneficiare anche di una piccola parte di essa per “rivoluzionare” le due regioni. Già il manufatto è elemento di benefici turistici; insieme con l’alta velocità il Ponte diventerebbe più “visitabile” della stessa Torre Eiffel».

Quali benefici si avranno per la mobilità interna ed esterna alla Calabria?
«Soprattutto la mobilità all’interno del Mezzogiorno e, in prospettiva, con il resto del mondo. Relativamente al primo aspetto, la riflessione da farsi è che lo scarto infrastrutturale del Mezzogiorno nei confronti del Paese è francamente enorme e, a dire il vero, anche l’Italia soffre un gap di questa natura con il resto del continente europeo. Senza un elettrochoc infrastrutturale, benefici per la Calabria non ce ne saranno.
Il Ponte ha anche questa funzione, il Sud non avvierà mai un virtuoso processo di crescita: dobbiamo tutti noi evitare il totale fiasco progettuale degli anni passati mentre coloro che sono stati i responsabili stanno adesso discettando sulla inutilità del ponte».

Occupazione: il Ponte garantirà lavoro per almeno quarantamila persone. Cosa ne pensa?
«La costruzione del ponte rappresenterà una grande ricchezza di lavoro. Tuttavia, se secondo le stime ufficiali è previsto l’impegno di circa quarantamila unità lavorative per la realizzazione dell’opera, con benefici economici per tutto l’indotto legato alla costruzione, il numero va inteso come complessivo nel corso di costruzione. Nei momenti di maggiore intensità lavorativa, in Calabria e Sicilia saranno impegnati circa 4000-5000 unità lavorative. Quindi parliamo di grandi ricadute sul mercato del lavoro».

Il Ponte potrà essere funzionale allo sviluppo del territorio?
«Il Ponte non è solo il Ponte automobilistico, non è solo Ponte dell’alta velocità ferroviaria per le merci e maggiori flussi turistici. L’utilità economica del ponte è legata alle grandi opportunità che si aprirebbero per l’intera area dello Stretto, un volano di crescita economica e sociale per tutti noi. Il progetto definitivo della società Stretto di Messina, comprende le nuove importanti opere deliberate dai Comuni interessati dalla costruzione del ponte. Un esempio ne è il progetto di fermate ferroviarie intermedie tra Reggio e Messina che consentirà la concreta attuazione di una moderna rete di trasporti metropolitani dello Stretto, rappresentando un ulteriore valore aggiunto per il territorio».

L’imponente massa finanziaria necessaria per la realizzazione dell’infrastruttura non pensa che possa stimolare gli appetiti della criminalità organizzata con tutte le conseguenze che ne discendono?
«Chi è aprioristicamente orientato contro il ponte paventa ad ogni piè sospinto questo rischio per dire sempre di no. Rispondo: il rischio c’è, ma la magistratura, le forze dell’ordine, le prefetture nelle due città lavorano anche per prevenire questi appetiti. E consideriamo che ci saranno due grandi cantieri, uno in Calabria e uno in Sicilia, che le due prefetture potranno controllare con facilità. Dubitare delle capacità dello Stato a “monitorare” i cantieri interessati non è giusto. Infine, nel Mezzogiorno si spendono fiumi di denaro per finanziare piccoli e medi investimenti (questi sì, spesso di dubbia utilità economica) e che sono forse ancor di più del ponte sotto la minaccia delle numerose e invisibili infiltrazioni malavitose.
Se si volesse dire no al ponte per un semplice rischio “criminalità organizzata”, per mostrare un minimo di coerenza anche gli altri investimenti dovrebbero essere interrotti».

Quali garanzie contro il rischio sismico?
«Il progetto definitivo accoglie, ai fini della sicurezza antisismica delle opere a terra, il nuovo Testo unico delle costruzioni, intervenuto successivamente alla progettazione preliminare. Inoltre, l’expert panel, organo scientifico a supporto della società Stretto di Messina, formato da esperti del settore, ha già rilasciato pareri ampiamente favorevoli relativi alle tematiche aeroelastiche, geotecniche, sismiche e ambientali. Il Ponte è stato progettato per resistere a terremoti di almeno 7.1 gradi della scala Richter. Tuttavia è altamente improbabile che un evento sismico di tale portata possa verificarsi nell’Area dello Stretto ed in particolare sotto le due torri».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE