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TROPEA (VV) – Quand’era capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sulla sua scrivania arrivò una caterva d’informative. A Mario Spagnuolo spiegavano che la ‘ndrangheta aveva un controllo assoluto dell’industria turistica nella Costa degli dei. Imponeva il pizzo a villaggi, alberghi e ristoranti. Assicurava, a prezzi maggiorati, le forniture. Aveva messo le mani su tutto, perfino sui parcheggi e sulla pulizia delle spiagge. Un affare da un milione di presenze a stagione. E tra le carte, nero su bianco, le parole di uno degli emissari della mala: «Io penso che il cantiere abbia bisogno di un guardiano, perché ci sono diverse barche che potrebbero andare a fuoco e, sai, sarebbe un dispiacere vederle bruciare…». Il cantiere navale, il porto, il porto di Tropea, punta dell’iceberg del turismo d’élite, lo stesso che, tra il 2005 ed il 2006, fu messo a ferro e fuoco. Poi la rastrellata partita da Catanzaro mise un freno a quello stillicidio. L’estorsione, quella estorsione, fu solo tentata, d’altronde «la gestione del porto – spiegò un testimone di quella vicenda – è improntata alla legalità».

Sette anni dopo le carte del Porto tornano in Procura per approfondire la gestione della struttura cardine dell’industria ricettiva nella capitale del turismo calabrese. Il concessionario era la Porto di Tropea spa, al centro del pasticciaccio politico-amministrativo sul quale, adesso, la Procura ha aperto un fascicolo, non solo incaricando la polizia giudiziaria ad acquisire documenti, ma anche sentendo gli informati sui fatti a verbale. Nel giugno del 2012 i colossi della diportistica Sider Almagià Gestione Porti srl e la Mare Nostrum srl, soci della Porto di Tropea spa, hanno dichiarato la propria disponibilità «a rinunciare all’azione giudiziaria in corso ed alla richiesta di risarcimento danni». Benché il Tar, in sostanza, a loro avesse dato torto, hanno dettato un papello di condizioni. E il Comune? Anziché pubblicare un bando per individuare un gestore, con delibera di giunta del 2 luglio 2012 ha riaffidato alla Porto di Tropea spa la «concessione demaniale provvisoria» ma, soprattutto, ha proposto al consiglio comunale la revoca della delibera che aveva resistito davanti al Tar, decidendo, nel contempo, di offrire «alla società Porto di Tropea la concessione demaniale per una durata cinquantennale e la gestione del porto sulla base dello schema di convenzione e dello statuto…». Oltre a ciò la giunta comunale ha inoltrato all’assemblea la proposta di accordo transattivo proposta dai soci. 

A quel punto tutto è finito in procura su richiesta della minoranza consiliare e il 28 settembre la giunta comunale di Tropea ha revocato la revoca della revoca, ha cioè revocato la delibera del 2 luglio, quella che, oltre a riaffidare lo scalo alla Porto di Tropea spa, sposava la proposta di transazione con la sua partecipata. 

IL SERVIZIO COMPLETO A FIRMA DI PIETRO COMITO SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO

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