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IL GOVERNO non ha tutti i torti. Non è facile scegliere di andare controcorrente in una storia complessa ed articolata come quella che riguarda le royalties del petrolio. Ma al di là di procedure e metodi rivedibili condivido un principio che arriva ben chiaro dal Governo Renzi e che porta ad un decisionismo su questioni fondamentali per lo sviluppo del Paese.

 La conferma delle ultime ore arriva da un dato, si lavora ad una modifica del testo dello Sblocca  Italia sulle royalties da far rientrare nel Patto di stabilità, non solo le future ma anche quelle passate (vedremo in che misura) ma non si tocca la parte relativa all’accentramento di scelte e decisioni a Roma.

È qui il punto vero della questione.

Il Governo prende in mano la situazione e decide di fare ciò che teme altri possano non fare.

I metodi di concertazione hanno sicuramente molti pregi ma sono stati in questi anni troppo spesso il nascondiglio perfetto per bloccare una serie di scelte che invece andavano fatte in maniera urgente e che la politica, intesa nel senso peggiore, ha voluto piegare a logiche incomprensibili e veti incrociati.

Se per evitare queste situazioni un Governo decide cosa fare è, a mio parere, un titolo di merito.

E bisognerebbe chiedersi se davvero fino ad ora le realtà locali hanno fatto il massimo nella gestione delle royalties.

Bisognerebbe chiedersi quale era l’utilizzo che inizialmente andava fatto delle royalties e quale invece oggi quello che è stato fatto. Bisognerebbe domandarsi se davvero i problemi di oggi sono dovuti semplicemente ad un’accelerata del Governo oppure anche a qualche errore del passato della Regione Basilicata.

Bisognerebbe ancora domandarsi se i problemi evidenti del patto di stabilità siano solo attribuibili ad una norma discutibile che sta ingessando le pubbliche amministrazioni o anche ad operazioni e spese che hanno di fatto allargato eccessivamente la cinghia della Regione e che diventano compensabili solo con l’uso delle royalties.

L’utilizzo delle royalties del resto non è andata solo ed esclusivamente, (siamo buoni) nella direzione dello sviluppo ma è servita molto più spesso per sostenere delle spese di gestione che altrimenti non sarebbero state sostenibili.

Un’esigenza, una necessità che oggi crea un problema alla Basilicata e su cui probabilmente bisogna riflettere anziché negare un’evidenza.

Un problema che è innanzitutto di credibilità nei confronti del Governo.

È anche per questo che un Governo, dello stesso colore politico di quello regionale, potesse decidere di fare meglio ciò che invece in Regione non era stato fatto altrettanto bene.

 Ragioniamo controcorrente, ragioniamo per forzature ma convinti che una ratio molto importante questa scelta del Governo nazionale ce l’ha certamente e che forse è nel passato e negli errori fatti che bisogna far risiedere i problemi e le difficoltà di oggi.

In sostanza esercitare  una sovranità sulle risorse del proprio sottosuolo è un privilegio a cui, a mio parere, la Basilicata ha diritto ma che probabilmente non può diventare un diritto di vita o di morte su quelle risorse.

Nè un diritto di veto su quell’utilizzo o non utilizzo.

Mi sarei aspettato un metodo, delle scelte, una comunicazione diversa tra Roma e Potenza ma nella sostanza ciò che sorprende è che questo provvedimento spiazza la Basilicata che, ignara, rimane a bocca asciutta senza rendersi nemmeno conto di come e di perchè.

Ed oggi deve frenticamente correre ai ripari. Sorprende che una regione che vanta un capogruppo Pd e due sottosegretari del Governo (due ex presidenti di questa Regione) possa rimanere spiazzata dal contenuto dello Sblocca Italia (quindi nulla di segreto, almeno in teoria).

Sorprende la sorpresa che è arrivata. Non sorprende invece la scelta del Governo che al di là dei tweet crea delle priorità (giuste o sbagliate) e le persegue.  Forte delle incertezze che in passato ci sono state su queste questioni. Forte della necessità di andare avanti e non guardarsi indietro.

p.quarto@luedi.it

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