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BISOGNERÀ che il presidente, con lo stesso slancio con il quale schiacciava sottorete nel ruolo, si dice oggi, di opposto, quello stesso slancio di cui va fiero tanto da condividere con tutti su Fb una bella foto della sua giovinezza, rappresenti la specificità della Basilicata al governo Renzi. Il quale, a Scalea, ha detto una cosa sulla quale non ho letto molti commenti: ce la dovete fare da soli – ha detto – scegliendo uno dei posti più disastrati della Calabria per parlare al Sud.Allora: ce la dobbiamo fare da soli, condividendo però, in una logica un po’ iniqua per questa terra, vizi e virtù. #insiemeSud, dice Pittella. Ok. Vendola, che la Basilicata disseta a credito, già si è smarcato. Caldoro governa un disastro, da tutti i punti di vista. La Calabria, non ne parliamo neppure. Non è provincialismo egoistico sottolineare una diversità.

Il Quotidiano, anzi, ha promosso un dibattito la settimana scorsa offrendo autorevoli voci, Lo Cicero, Macry, Giannola, Velardi, Maldonato. Tutti concordano su un punto: il fallimento di un regionalismo che ha incancrenito il modello di spesa pubblica. In fondo quando parliamo di riforma del titolo V, con una riconvergenza di alcune competenze nelle mani dello Stato non parliamo dell’attrazione di funzioni in mano alla mafia. Quindi, in premessa, perchè non fidarsi dello Stato?

Eppure una perequazione è giusta. Per la dignità di una terra che ha saputo negli anni conservare il suo tratto distintivo tra il cannibalismo delle regioni confinanti. Una specie di miracolo sul quale andrebbe scritto un trattato, come il miracolo dei trenta chiolometri della costa di Maratea, porto franco tra il ferro dei pilastri di Praia a Mare e gli orridi palazzetti cubici di Villamare. Questa dimensione sana non potrà essere inghiottita su una mappa estesa di tutto il Mezzogiorno nella quale questo cerchio irregolare che è la Basilicata neppure si distinguerà più. Occorrono politiche comuni, di sicuro. Soprattutto quelle europee. D’accordo. Traiettorie e raccordi funzionali da un punto all’altro. Politiche comuni non significa travasare i territori in un contenitore unico nel quale chi è sotto zero prende da chi ha sopra la zero.

Può darsi anche che uno Stato sia questo, ma una premialità per chi è riuscito a preservarsi e per chi possiede, in termini di risorse, bisogna promuoverla. E poi, orograficamente, la Basilicata è diversissima. Se in Campania cercani spazi, qui da noi bisogna decidere come riempirli gli spazi. Insomma non è semplice. Il vecchio Pd lucano, quello ante Renzi, fece un patto con Bersani. C’erano loro, sì, c’era lui, la vecchia volpe che oggi è in Parlamento, Vincenzo Folino che consolidava, pur nella lotta con De Filippo, l’eredità di Bubbico nella tenaglia a difesa della Regione.

Sul petrolio a un certo punto non s’è capito più niente. Tra moratoria e memorandum, tra ribellioni e patti non rispettati, nessuno è stato più in grado di avere una traiettoria certa. Pittella, in verità, è stato molto chiaro: tutti gli tirano la giacca sulle royalty. Ogni giorno c’è qualcuno che ne rivendica l’utilizzo per questa o quella cosa. Ed è improbabile chiedere – ha detto il governatore -se poi non si ammette che il petrolio è una risorsa. Ma proprio per questo, per questa non certo facile posizione, decisamente meno popolare della moratoria di de Filippo poi dichiarata incostituzionale, sarebbe auspicabile che Pittella, pur rimanendo da solo sotto rete, chiamasse in soccorso tutta la squadra del suo partito, il Pd.

Molti hanno notato che l’altro giorno a Matera c’erano tutti tranne lui, che ha preferito inaugurare un circolo di Prima persona ad Acerenza. Può anche decidere di fare da solo, da opposto, è probabile che sia così, ma ha bisogno di grande energia, non solo per fare, ma anche per scansare. In bocca al lupo.

l.serino@luedi.it

 

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