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Una «mafia dei colletti bianchi» scesa a livelli di «accattonaggio del pubblico denaro» per soddisfare le «più disparate, minute esigenze personali», capace di far rimpiangere «la dignità criminale degli storici percettori di tangenti». 
E’ «lo squallore» della «spregiudicata pubblica immoralità» contro cui si è scagliato ieri mattina il procuratore generale Massimo Lucianetti durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Toni inauditi dopo lo scandalo per le spese pazze dei consiglieri regionali, che hanno fatto sobbalzare dalla sedia il neo governatore Marcello Pittella, seduto in prima fila e imputato a sua volta davanti al gup. 
Il più anziano tra i magistrati inquirenti in servizio nel distretto lucano se l’è presa per questo e per «la quotidiana, sofferente indigenza» della collettività, di fronte «all’ostentato benessere dei pochi che lo sperpero di denaro pubblico ha arricchito». Ha salutato «con un sospiro di sollievo» la legge Severino, che oltre ad inasprire le pene per i corrotti ha introdotto nuovi casi di sospensione, decadenza ed incandidabilità, per chi ricopre un incarico elettivo e ha un conto aperto con la giustizia.
Sul fronte dell’usura Lucianetti ha invitato a non abbassare la guardia nonostante il calo significativo delle denunce evidenziando l’esistenza di una «cifra oscura» che solo gli incendi e i danneggiamenti subiti da tanti imprenditori lasciano intravedere.
D’altra parte ha segnalato l’aumento delle incursioni predatorie da fuori regione. e degli indagati per associazione mafiosa e per peculato, un riflesso delle indagini sui rimborsi percepiti da consiglieri regionali e provinciali. 
Dell’inchiesta che ad aprile ha portato allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale ha parlato anche il procuratore reggente del capoluogo. Per Laura Triassi quello che si è appena chiuso è stato un anno significativo per le inchieste svolte e i riconoscimenti incassati. Sia nel contrasto alle organizzazioni criminali, in particolare i clan operanti nel Vulture, sia in quello ai reati ambientali e nella pubblica ammistrazione. Il caso citato è stato quello della truffa sulla gestione dei rifiuti prodotti dai comuni del bacino “Potenza centro”, oltre alla rimborsopoli regionale, condotta – ha ricordato il procuratore – nel «rispetto dei ruoli e dell’obbligatorietà dell’azione penale».
A Pittella è toccato replicare poco dopo, e lo ha fatto in prima persona parlando di una «ferita aperta», in Basilicata e in Italia, da «comportamenti, dei quali dobbiamo assumerci a tutto tondo la responsabilità». 
Nel merito il governatore si è rimesso alla magistratura, nella consapevolezza che «la legge è uguale per tutti ed è giusto che si vada avanti». Perciò «se c’è colpa da espiare o da recuperare la nostra responsabilità ci impone di farlo». Se invece non ci sarà: «avremo modo nel rispetto dei ruoli di poter vantare le nostre ragioni».
Da un punto di vista politico ha presentato la sua ricetta per «accorciare» la distanza dai cittadini, creata dal «corto circuito» appena avvenuto, a base di «buone pratiche amministrative, programmi e concertazione». Un rimedio anche rispetto «all’inseguimento nell’opinione pubblica, quando in occasione di un avviso di garanzia si consuma una condanna». 
«Per chi svolge una funzione pubblica a contatto ogni giorno con il bisogno, con le difficoltà con le calamità di queste ore in Basilicata bisogna vincere anche questo impatto, e lo possiamo fare recuperando responsabilità ed unità». Ha spiegato il nuovo presidente della giunta evocando un Paese «avvitato dal bisogno, assente nella speranza» che ha bisogno di «coraggio nell’osare le riforme più spinte». 
Ma «la politica da sola non ce la fa». Ha concluso Pittella, chiamando in causa il Governo per quanto riguarda l’accorpamento dei tribunali e il mancato riconoscimento alla Basilicata del suo contributo alla nazione in termini di risorse naturali. Qualcosa che tradotto in investimenti e iniziative imprenditoriali potrebbe spezzare la catena che in tutto il Sud finisce per legare il bisogno alla politica in maniera «distorta». 
In chiusura è stato l’avvocato Leonardo Pinto del Sindacato avvocati Matera a tornare sul caso rimborsopoli stigmatizzando l’approvazione in tempi record della legge “salva decadenza” per i consiglieri neo-eletti. Mentre in serata anche il candidato alle primarie del Pd Miko Somma è voluto intervenire invitando Pittella a chiedere il giudizio abbreviato. «La sua immagine – ha spiegato Somma – risulterà nitidamente quella per cui lei ha chiesto ed ottenuto fiducia dai cittadini che l’hanno votata, o in caso avverso, di un presidente che non si sottrae al giudizio sulle sue azioni». 
E lunedì riprende il processo.

Una «mafia dei colletti bianchi» scesa a livelli di «accattonaggio del pubblico denaro» per soddisfare le «più disparate, minute esigenze personali», capace di far rimpiangere «la dignità criminale degli storici percettori di tangenti». E’ «lo squallore» della «spregiudicata pubblica immoralità» contro cui si è scagliato ieri mattina il procuratore generale Massimo Lucianetti durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. 

 

Toni inauditi dopo lo scandalo per le spese pazze dei consiglieri regionali, che hanno fatto sobbalzare dalla sedia il neo governatore Marcello Pittella, seduto in prima fila e imputato a sua volta davanti al gup. Il più anziano tra i magistrati inquirenti in servizio nel distretto lucano se l’è presa per questo e per «la quotidiana, sofferente indigenza» della collettività, di fronte «all’ostentato benessere dei pochi che lo sperpero di denaro pubblico ha arricchito». Ha salutato «con un sospiro di sollievo» la legge Severino, che oltre ad inasprire le pene per i corrotti ha introdotto nuovi casi di sospensione, decadenza ed incandidabilità, per chi ricopre un incarico elettivo e ha un conto aperto con la giustizia.Sul fronte dell’usura Lucianetti ha invitato a non abbassare la guardia nonostante il calo significativo delle denunce evidenziando l’esistenza di una «cifra oscura» che solo gli incendi e i danneggiamenti subiti da tanti imprenditori lasciano intravedere.

D’altra parte ha segnalato l’aumento delle incursioni predatorie da fuori regione. e degli indagati per associazione mafiosa e per peculato, un riflesso delle indagini sui rimborsi percepiti da consiglieri regionali e provinciali. Dell’inchiesta che ad aprile ha portato allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale ha parlato anche il procuratore reggente del capoluogo. Per Laura Triassi quello che si è appena chiuso è stato un anno significativo per le inchieste svolte e i riconoscimenti incassati. Sia nel contrasto alle organizzazioni criminali, in particolare i clan operanti nel Vulture, sia in quello ai reati ambientali e nella pubblica ammistrazione. Il caso citato è stato quello della truffa sulla gestione dei rifiuti prodotti dai comuni del bacino “Potenza centro”, oltre alla rimborsopoli regionale, condotta – ha ricordato il procuratore – nel «rispetto dei ruoli e dell’obbligatorietà dell’azione penale».A Pittella è toccato replicare poco dopo, e lo ha fatto in prima persona parlando di una «ferita aperta», in Basilicata e in Italia, da «comportamenti, dei quali dobbiamo assumerci a tutto tondo la responsabilità». Nel merito il governatore si è rimesso alla magistratura, nella consapevolezza che «la legge è uguale per tutti ed è giusto che si vada avanti». 

Perciò «se c’è colpa da espiare o da recuperare la nostra responsabilità ci impone di farlo». Se invece non ci sarà: «avremo modo nel rispetto dei ruoli di poter vantare le nostre ragioni».Da un punto di vista politico ha presentato la sua ricetta per «accorciare» la distanza dai cittadini, creata dal «corto circuito» appena avvenuto, a base di «buone pratiche amministrative, programmi e concertazione». Un rimedio anche rispetto «all’inseguimento nell’opinione pubblica, quando in occasione di un avviso di garanzia si consuma una condanna». «Per chi svolge una funzione pubblica a contatto ogni giorno con il bisogno, con le difficoltà con le calamità di queste ore in Basilicata bisogna vincere anche questo impatto, e lo possiamo fare recuperando responsabilità ed unità». Ha spiegato il nuovo presidente della giunta evocando un Paese «avvitato dal bisogno, assente nella speranza» che ha bisogno di «coraggio nell’osare le riforme più spinte». Ma «la politica da sola non ce la fa». Ha concluso Pittella, chiamando in causa il Governo per quanto riguarda l’accorpamento dei tribunali e il mancato riconoscimento alla Basilicata del suo contributo alla nazione in termini di risorse naturali. 

Qualcosa che tradotto in investimenti e iniziative imprenditoriali potrebbe spezzare la catena che in tutto il Sud finisce per legare il bisogno alla politica in maniera «distorta». In chiusura è stato l’avvocato Leonardo Pinto del Sindacato avvocati Matera a tornare sul caso rimborsopoli stigmatizzando l’approvazione in tempi record della legge “salva decadenza” per i consiglieri neo-eletti. Mentre in serata anche il candidato alle primarie del Pd Miko Somma è voluto intervenire invitando Pittella a chiedere il giudizio abbreviato. «La sua immagine – ha spiegato Somma – risulterà nitidamente quella per cui lei ha chiesto ed ottenuto fiducia dai cittadini che l’hanno votata, o in caso avverso, di un presidente che non si sottrae al giudizio sulle sue azioni». E lunedì riprende il processo.

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