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MATERA  – “No al progetto Matera 90 a contrada San Francesco”. E’ quanto chiedono a gran voce le associazioni Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno che riaprono, di fatto, la querelle urbanistica nella città di Matera ed interengono su quello che è indubbiamente il progetto più importante tra gli 11 che rientravano nel piano Casa 1 e per il quale ora si attende il parere della Regione Basilicata. Sono due in particolare le questioni sollevate da parte delle associazioni, una prima molto tecnica che sottolinea come quel progetto che interviene nell’ambito periurbano non rientrerebbe nei limiti che sono contenuti nella legge regionale e quindi non potrebbe essere accettato. «A nostro avviso», ha spiegato Marino Trizio, «la legge è chiara e nelle nostre osservazioni lo diciamo chiaramente.

Laddove si estende la deroga per gli strumenti urbanistici anche oltre il perimetro urbanistico si citano ipotesi ben precise e si specifica in maniera molto chiara che è possibile estendere quel programma ad aree strettamente contigue all’ambito urbano e per le quali si evidenzino esigenze di riqualificazione e di riorganizzazione del tessuto urbanistico preesistente. Un’operazione di ricucitura che non è quella che c’è con Matera 90 dove avviene, nei fatti, una sorta di vera e propria ulteriore estensione della città visto che quel progetto si estende per oltre 50 ettari. Il tutto con costi che devono essere poi sopportati sotto più aspetti da parte dell’Amministrazione e con una città che diventa decisamente più lunga, anzi direi ancora di più».

Le osservazioni sono state inviata al dipartimento ambiente e territorio della Regione Basilicata e al Comune di Matera, le associazioni “Città Plurale” e “Mutamenti a Mezzogiorno” hanno chiesto di non approvare  che prevede la realizzazione di  450 alloggi e di altre funzioni e di rinviare la stessa proposta al consiglio comunale.

Le due associazioni oltre a sottolineare che il “Programma relativo all’area periurbana in località San Francesco”, che si sviluppa su una superficie di 53 ettari in territorio agricolo, non corrisponde alle prescrizioni di alcune leggi regionali e ai criteri di compatibilità ambientale come zona agricola “ad alta sensibilità paesaggistica” hanno anche chiesto un ritorno immediato al dibattito sulla questione in Consiglio comunale.

Bisogna ricordare, in questo senso, che in passato questo Consiglio comunale, in maniera anche sofferta, aveva dato il via libera agli undici progetti che rientranvano nel cosiddetto Piano Casa e che ora necessitano di un parere e di un via libera regionale. Sulla richiesta di ritorno in Consiglio comunale, che finora da molti era stata data per scontata, Trizio spiega: «la nostra è una richiesta precisa che ha anche una motivazione precisa. Noi riteniamo infatti che il via libera della Regione sia autorizzativo al provvedimento e che poi non ci sarebbe alcun ritorno in Consiglio comunale, per questo che ne chiediamo uno immediato per poter discutere della faccenda». In questo senso va semplicemente ricordato che a suo tempo il Consiglio comunale non si era espresso con un esame di merito sui progetti e dunque sulle relative conseguenze e l’impatto urbanistico che esse avevano per la città ma si era limitato esclusivamente ad una valutazione complessiva di conformità alle norme regionali sul Piano Casa. Dunque un ritorno in Consiglio appare comunque scontato in questo tipo di situazione.

Quanto agli altri progetti degli 11 in questione «l’impatto che hanno è diverso, alcuni come il Mulino Alvino sono partiti con altre formule, altri sono comunque nel perimetro urbano ed hanno un impatto di sicuro e di molto inferiore».

Le associazioni hanno lamentato, inoltre, l’assenza di confronto sul programma da parte dell’amministrazione comunale, attraverso incontri e presentazioni pubbliche.

p.quarto@luedi.it

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