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Lontani nel tempo e nello spazio, sempre vicini nell’anima, padri ispiratori di tanti musicisti in tutto il mondo. Crosby, Stills, Nash & Young, dopo essere stati la colonna sonora perfetta di un mondo che sembrava cambiare pelle a cavallo degli anni ’70, sono rimasti sintesi dell’armonia, di un’idea comunitaria della musica. Perché parliamo del grande quartetto californiano? Perché un trio di musicisti calabresi, talenti nostrani curiosi, versatili, ingegnosi, stanno allestendo un tributo a CSN&Y. West Coast sul Crati. Si tratta di Aldo D’Orrico, chitarrista dei Miss Fraulein, più due elementi della Brunori SAS: Mirko Onofrio e Stefano Amato. I tre, Onofrio D’Orrico & Amato, OD&A, hanno già proposto in un paio di occasioni il loro recital in progress — l’occasione più recente al Teatro dell’Acquario di Cosenza. Ma promettono che questo nucleo di canzoni sarà portato in giro ancora, crescerà, affiancherà gli altri impegni. Il tributo si intitola “4+20”, come il brano di Stephen Stills che apre il recital, in cui vengono riportate a galla suggestioni da giungla; “Don’t Let It Bring You Down” (di Neil Young) vede il trio in assetto flauto-mandolino-violoncello, quest’ultimo usato da Amato come una chitarra elettrica, percussivamente, in un gioco di sfumature rarefatte. I ragazzi hanno studi classici alle spalle, sanno come giocare con gli strumenti e con i generi. Echi western introducono la nashiana “Our House”. Onofrio e D’Orrico si alternano o si affiancano al canto. OD&A non mirano alla riproduzione né al camuffo: non si stravolge e non si ricalca. Non fanno, i novelli westcoastiani, come certi jazzisti che utilizzano vecchi standard pop o rock per cannibalizzarli, rendendoli irriconoscibili. Né come certe cover-band che eseguono il compitino, effettuando un calco perfetto, devozionale, della versione-base, senza aggiungere anima. Qui si riscontra una riconoscibilità piena del pezzo, immerso in un bagno che lo rilegge con gioiosità cameristica, scintille di originalità. Rispetto e personalità. Il più complicato del quartetto, David Crosby, viene omaggiato con “Song With No Words”, voci, synth, violoncello e sax tenore: inutile inseguire impossibili alchimie vocali: D’Orrico e Onofrio ricorrono più spesso a unisoni, o distanze di un’ottava, o interpretazioni recitate, sussurrate. La travolgente introduzione di “Cowgirl In The Sand” non è l’unico momento in cui torna alla memoria un approccio alla maniera dei primi Quintorigo. Il finale è una suite nel nome e nelle corde di Stills. I valori universali di quell’epoca di sole e ottimismo vengono cantati in “Find The Cost Of Freedom”, cementata, nello scat vocale di Onofrio, con sprazzi di “Suite: Judy Blues Eyes”. Nei mantra chitarristici c’è il respiro del mondo. Se capitano dalle vostre parti, andateli ad ascoltare, Onofrio, D’Orrico & Amato, OD&A.

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