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VIBO VALENTIA – La Squadra Mobile di Vibo Valentia ha eseguito undici ordinanze di custodia cautelare di cui dieci in carcere a carico di affiliati alla cosca La Rosa operante nel territorio di Tropea. I soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi, richiesti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, e accordati dal gip Assunta Maiore, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamenti, turbative d’asta e traffici di armi, al fine di imporre un capillare controllo su attività imprenditoriali nel campo turistico-alberghiero, della ristorazione e dell’edilizia.

L’azione criminale della cosca collegata alla “società” maggiore dei Mancuso di Limbadi interessava tutto l’indotto turistico della rinomata “Perla del Tirreno”, con estorsioni ai danni dei villaggi turistici, imposizione di “guardianie” e di forniture di servizi.

Inoltre, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento ed omertà che ne deriva, il gruppo era in grado di ottenere l’affidamento di pubblici appalti riguardanti la zona di Tropea potendo contare proprio sul filo rosso con la consorteria limbadese nonché su una cospicua disponibilità di armi da fuoco, messe a loro disposizione da soggetti che gravitano nel loro ambito criminale. Uno dei soggetti “vicini” alla famiglia risiedeva a Milano, dove questa mattina è stato rintracciato ed arrestato. 

L’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Vibo, coordinata dal pm della Dda Simona Rossi, ha consentito anche di far luce su un omicidio e due tentati omicidi. Fondamentali le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, per la precisione un killer della Slovacchia al soldo dei La Rosa, che preso dal rimorso, ha deciso di non portare a termine l’ennesima missione di morte, contattando gli inquirenti, iniziando a raccontare tutto e assumendosi la paternità del tentato omicidio di Ivano Pizzarelli, avvenuto nel 2002, dell’assassinio di Saverio Carone e del tentato omicidio del fratello Pietro (ucciso poi nel 2010) avvenuti nel 2004 a breve distanza l’uno dall’altro, tutti e tre le azioni criminali sarebbero state compiute assieme a Pasquale Quaranta. Questi, originari di Santa Domenica di Ricadi erano rivali alla famiglia di Tropea che voleva mettere le mani sugli appalti della zona. Per l’eliminazione di Carone, i La Rosa avevano sborsato 15.000 euro.

Sempre nell’inchiesta si fa riferimento all’assoggettamento degli imprenditori e commercianti della cittadina alla consorteria. Non si muoveva foglia che la cosca non volesse, la quale aveva il monopolio delle forniture dei servizi alle numerose strutture recettive costrette a sottostare al volere dei suoi componenti. In molti, per paura, sottostavano alle richieste estorsive, qualcuno, invece, anche messo alle strette dagli inquirenti della Mobile, ha iniziato a collaborare svelando il quadro criminale in atto nella capitale del turismo calabrese.

I reati contestati vanno dal 2008 in poi in considerazione del fatto che per quelli pregressi c’è già una sentenza della cassazione in ordine al processo Odissea, condotta del 2006, la cui inchiesta odierna sembra proprio la sua prosecuzione. Risultano indagati a piede libero Carmine De Luca, 46 anni, e Carmine La Rosa, 67.

Questi gli arrestati:

Francesco La Rosa nato a Tropea il 29/11/1971

Pasquale La Rosa nato a Tropea il 14/03/1965

Francesco La Rosa nato a Tropea il 18/01/1974

Salvatore La Rosa nato a Tropea il 09/12/1968

Saverio Bardo nato a Tropea il 26/09/1988

Pasquale Quaranta nato a Ricadi il 18/03/1963

Peter Cacko nato a Michalovce (Slovacchia) il 20/11/1972 

Antonio Di Marzo nato a Tropea il 19/01/1958

Con obbligo di dimora:

Enzo Calabretta nato a Catania il 13/02/1977

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