X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

Matera capitale della cultura: la Rai, vale a dire  la più grande industria culturale del Paese, ci crede. E manda in città, per il terzo anno consecutivo, uomini e strutture produttive del suo canale radiofonico di punta: l’unico, forse, nel quale ancora si conserva  il ricordo dei grandi uomini di cultura passati per la tv di Stato: da Gadda a Montale, da Bacchelli a Brancati, da Quasimodo a Ungaretti. E già. Perché pochi ne hanno memoria (almeno non quelli che negli anni ‘Cinquanta’50 ancora dovevano nascere), ma c’è stato un periodo, in Italia, nel quale tra cultura alta e cultura bassa v’erano ancora vasi comunicanti; e poteva accadere che uno scrittore ostico e raffinato come l’autore del “Pasticciaccio” fosse lo stesso al quale è attribuita la responsabilità di aver lanciato un animale del piccolo schermo come Mike Buongiorno. Oppure che fosse proprio svolgendo il suo oscuro lavoro in Rai – alle prese con il Tenente Sheridan, non proprio un capolavoro – che Andrea Camilleri, come poi avrebbe confessato,  “imparò il mestiere di giallista”.

Perché si sottolinea questo? Perché se Rai-Radio3 oggi punta su Matera è perché forse intuisce che proprio qui può trovare l’habitat ideale per rilanciare un discorso pubblico sulla cultura (lo testimoniano i tanti appuntamenti che, traendo spunto dalle candidatura di molte in città al ruolo di capitale europea nel 2019, sono dedicati al tema) che contribuisca a farla uscire dalle secche nelle quali attualmente si trova. E a ridefinire, assieme, la figura e il ruolo dell’operatore culturale. Un discorso pubblico, e anche politico, che va calato nella convulsa metamorfosi dei linguaggi comunicativi in atto: cioè a dire di una trasformazione altrettanto se non più radicale di quanto lo fu quella innescata dalla televisione, che ebbe un carattere altrettanto dirompente e rivoluzionario; sicché quegli intellettuali  che assecondarono il cambiamento contribuirono a produrre importanti mutamenti sociali e culturali.

Con la tre giorni di Materadio (apertasi ieri con il grande happening di piazza di cui parliamo qui a fianco) Matera mette in pratica la sua ricetta: quella contenuta nel dossier consegnato oggi dal sindaco Adduce al Ministero. Una ricetta che la città, lentamente, sta adottando per curare i suoi mali storici. Lo testimoniano le decine di appuntamenti culturali di cui diamo contro in queste pagine. Questa vitalità è, oggi, il brodo di coltura della Matera di domani. Quella formata da cittadini che, con un’enfasi non infondata, sono chiamati abitanti culturali.

Dal laboratorio materano, infine, viene una lezione pubblica ma anche politica. Che   interessa in particolare la sinistra che, nella difficoltà a far sua una parte significativa della cultura popolare del Paese, e a riconoscere l’intelligenza sociale di espressioni basse o considerate triviali, ha smarrito parte della sua presa. Come ha detto qualcuno: “lasciando da canto la vecchia questione della superiorità antropologica, un critico può permettersi di disprezzare i gusti delle masse, un politico no”.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE