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POTENZA – I disagi, sulle tratte ferroviarie lucane, continuano a crescere, nonostante i proclami e le minacce. E a subire i danni maggiori dallo stato di inadeguatezza delle nostre infrastrutture sono i pendolari, quelli costretti a servirsi dei treni per studio o per lavoro.

Per protestare contro questi disagi è nato, tempo fa, un Comitato. E ieri uno dei componenti, Davide Mecca, ha scritto direttamente al presidente della Regione, Marcello Pittella.

«Non mi voglio soffermare sulla qualità del servizio – scrive Mecca – (treni vecchi e sporchi, spesso o troppo freddi o troppo caldi, carrozze chiuse o convogli troppo corti; sono addirittura tornate in auge alcune carrozze che erano scomparse dalla circolazione e che rappresentano il senso di completo degrado con cui dobbiamo convivere) di cui troppo poco si parla ma che, se desidera, le posso documentare con fotografie molto esaurienti».

«Non mi voglio neanche soffermare sullo stato della nostra stazione principale (Potenza centrale): della sua sistemazione (barriere architettoniche e display informativi) se ne parla ormai da anni ma i lavori non partono mai. Lo spunto questa volta lo prendo dalle sue recenti dichiarazioni. Affermare con forza che le ferrovie a Matera non servono, mi è sembrato un pò bizzarro, soprattutto dopo la decisione dell’unione europea di attribuire al tema della mobilità, una posizione cruciale per lo sviluppo dei nostri territori. Come tutti sanno, la città di Matera, non è adeguatamente collegata al resto del mondo. Le sue strade sono un continuo susseguirsi di interruzioni e cantieri. Quella dello scalo Matera-Ferrandina è una storia vecchia e consumata. Costò alle casse pubbliche 530 miliardi di lire (270 milioni di euro), e adesso per soli 200 milioni, non la finiamo. Un vero peccato e poi i treni, Matera, ce li ha già. È vero. Sono i vecchi Fiat diesel a due e quattro vagoni delle Fal, le Ferrovie Appulo Lucane (di proprietà del ministero dei Trasporti) che arrancano fino al capoluogo (4 ore di viaggio), tra olivi e mandorli, su un binario a scartamento ridotto, uno dei pochi che non è stato smantellato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Fu inaugurato nel 1915. Difficile immaginare che la gran massa di turisti arriverà a bordo di quei trenini, se non cambieranno le cose».

«Appare evidente – continua Mecca – come ancora una volta la Regione Basilicata rimanga esclusa da ogni ipotesi di investimento/ammodernamento e, quindi, di sviluppo; se da un lato vengono privilegiate, legittimamente, le tratte con servizi veloci, dall’altro “si dimentica” della Lucania, che nulla ha da invidiare come “attrattore turistico” d’eccellenza nella visione promo-strategica meridionale. Ma v’è di più. Nel famoso programma #SeDiciBasilicata si parla di un fantomatico “Acquisto e messa su rotaia di numero 4 coppie di Frecce (Freccia d’Argento)”. Una vera presa in giro a danno dei cittadini, che non meritano di essere illusi ancora una volta. Come molti sanno, le Frecce (Rossa/Argento/Bianca) sono treni a libero mercato, e si sostengono con i soli proventi dei biglietti. Quando questi non bastano, intervengono le Regioni, e in Italia, l’unica Regione che paga Trenitalia (2,8 mln di euro annui) per garantirsi i collegamenti Freccia, è il Friuli Venezia Giulia. Lo Stato eroga servizi essenziali, poi i lussi se li paga chi li vuole. La Regione non li vuole».

«Ora lasciamo pure perdere le esigenze dei poveri pendolari – continua la lettera – che sognerebbero di avere un treno che in tre ore li porti a Roma: qui il problema è di una regione intera che non viene in alcun modo tenuta in considerazione, nè da Trenitalia nè dal Parlamento lucano. Riteniamo non siano stati considerati aspetti assolutamente prioritari che discendono da precedenti programmazioni di sviluppo strategico del territorio meridionale. Il paradosso é che mentre si ipotizzano grandi progetti (strade, elettrificazioni, raddoppio dei binari) le province di Matera e Potenza continuano ad essere tenute emarginate da una politica che ha abdicato al suo ruolo di programmazione dello sviluppo del territorio e di tutela degli interessi collettivi, delegando, di fatto, a operatori economici che considerano, prioritariamente, i loro investimenti in termini di massimo ritorno economico. Chiediamo – si chiude così la lettera – che venga affrontata la problematica in oggetto per potenziare ed europeizzare l’obsoleto sistema dei trasporti in generale, e quello ferroviario in particolare».

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