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MARATEA – Il Tar dà ragione alla Snat studio sas, i lavori del palazzone in via San Francesco dei Poverelli, nel centro storico di Maratea, può andare avanti. Non importa se il panorama è stato completamente coperto dall’enorme palazzo a cinque piani che ha preso il posto delle costruzioni, ormai demolite, del 1400. I cittadini della zona lo avevano chiamato «mostro di Fuenti», e sono gli stessi che insieme ad Italia Nostra si erano opposti al ricorso della ditta al Tar.

Ma la sentenza accoglie il ricorso e di fatto sblocca la definitiva costruzione nonostante il sequestro della magistratura risalente al 2011 e la lunga battaglia legale al tribunale di Lagonegro a tutt’oggi in corso.

E a nulla sono valse le contestazioni sulle metrature aggiuntive inserite in corso d’opera. È tutto in regola, e a farne le spese non è soltanto il centro storico. Paradossalmente il Tar, dando ragione alla ditta scopre le carte sul regolamento edilizio del Comune di Maratea, approvato nel 2012 e già in vigore, che all’articolo 36 prevede interventi di recupero anche attraverso una demolizione completa e successiva ricostruzione sempre se l’edificio rispetta “la stessa volumetria e sagoma di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica”.

Il casermone di cemento armato quindi, che ha preso il posto del vecchio palazzo chiaramente in rovina “per il 60%” rispetto all’intero edificio, quindi, non può essere considerato una costruzione nuova, ma una ristrutturazione. Lo dice il regolamento stesso del Comune.

E se è vero che le norme generali disciplinano l’intervento di recuper, il Piano di Recupero comunale, essendo normativa speciale, è il punto di riferimento assoluto del giudici del Tar di Basilicata.

E le metrature aggiuntive? Chi può dire quanto era grande il vecchio palazzo? Il Tar spiega meglio questo passaggio: «trattandosi – scrivono i giudici – di un fabbricato “diruto per oltre il 60%”, l’unica documentazione attendibile, per ricostruire la sagoma e l’altezza originarie, sono gli elaborati e le foto, risalenti nel tempo”. E dalle 62 foto presentate dall’azienda e allegate al progetto «si riesce – si legge nella sentenza del tar – a ricostruire in modo abbastanza certo l’altezza massima della mansarda e del sottotetto, non potendosi evincere con precisione soltanto la linea di colmo del piano sottotetto».

Quanto alle scalinate esterne: impossibile dire si se trattava o meno «di un’innovazione necessaria pe l’adeguamento alla normativa antisismica». In più il progetto ha tutte le autorizzazioni pasaggistiche a posto, mentre sulla questione del parcheggio adiacente il Tar parla chiaro: era già previsto e autorizzato dal Comune che nel 2009 aveva rilasciato il permesso a costruire.

Non c’è quindi nessun attacco edilizio nel centro di Maratea perché l’intero progetto rispetta il decreto legislativo 69 del 2013 che consiste nel “favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed evitare ulteriore consumo del territorio».

Pertanto i lavori non si fermeranno anche perché l’opera «rispetta proprio la suddetta finalità, in quanto consente la demolizione di un immobile del Centro Storico di Maratea “diruto per oltre il 60%” e la sua ricostruzione con le stesse sagoma e volumetria, evitando il consumo di altro territorio, sottoposto a vincolo paesaggistico».

v.panettieri@luedi.it

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