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SONO due le novità importanti che ha stabilito il Tar di Basilicata in merito al ricorso presentato da Fenice Ambiente srl contro la Regione, sui ritardi relativi al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale. Innanzitutto, secondo i giudici amministrativi, il ricorso della società che gestisce il termodistruttore di Melfi contro la nota con cui gli uffici di viale Verrastro, in risposta alle sollecitazioni e alla successiva di Fenice, prendevano ulteriore tempo per la valutazione dell’istanza, è inammissibile in quanto il documento del Dipartimento ha “esclusiva valenza informativa” e  “priva di ogni rilevanza ai fini dell’obbligo di concludere il procedimento”. Quindi non ha  effetti lesivi. Ma soprattutto il Tar fissa un termine ultimo entro cui la Regione dovrà “chiudere la pratica”. Al massimo entro il 14 aprile la Giunta dovrà decidere se rilasciare o meno l’Autorizzazione. Questa la scadenza ultima per esprimersi su una richiesta datata al lontano 2006. Un tempo eccessivamente e ingiustificatamente lungo, aveva sottolineato la società nel suo ricorso, ribadendo il grado di collaborazione «sempre garantito alle istituzioni locali». Ma seppure siano già passati otto anni, le motivazioni di Fenice, secondo il Tar sono inammissibili. Perché se è vero che dal 2006 il periodo massimo di 150 giorni (prorogabile a 180) stabilito dalla normativa entro cui l’Ente avrebbe dovuto esprimersi, è scaduto già da un bel pò, è decorso anche il termine fissato al massimo in un anno riconosciuto all’azienda per impugnare  il silenzio. Ma il Tar fa anche un passaggio aggiuntivo. Stabilendo sostanzialmente la correttezza dell’orientamento della Regione che ha preso ulteriore tempo con un supplemento di istruttoria, sulla base delle ulteriori prescrizioni indicate dal Consiglio regionale. Che in pratica ha chiesto alla Giunta che nell’Aia siano pure previste “la sua decadenza al verificarsi di circostanze di pericolo per la salute delle popolazioni interessate o per l’ambiente”, e “un quadro prescrittivo organico che codifichi le modalità di esercizio dell’impianto, i controlli da effettuare, i sistemi di monitoraggio da realizzare e le modalità ottimali di informazione alla popolazione”. E siccome – ribadisce il Tar –   le autorizzazioni ambientali coinvolge rilevanti interessi pubblici e non attengono alla mera gestione amministrativa, tenuto conto delle novità importanti menzionate dagli uffici regionali nella nota impugnata da Fenice, il termine riparte dalla data della diffida di Fenice, ovvero 14 novembre del 2013. Per cui, tenuto conto del periodo di 150 giorni, la Regione dovrà esprimersi entro il 14 aprile prossimo. Una sentenza accolta positivamente dal Comitato per il diritto alla salute di Lavello, che più volte aveva sollecitato la Regione a pronunciarsi sulla richiesta di Fenice. Che per il Comitato non puù che essere una bocciatura. «Visto che – spiega il presidente del Comitato, Nicola Abbiuso – Fenice continua a inquinare. Non ci sono quindi le condizioni per il rilascio dell’Aia. E ora a questo si aggiungono le testimonianze dei lavoratori sugli standard di sicurezza con cui si lavora all’interno dell’inceneritore».

m.labanca@luedi.it

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