X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

COSENZA – La bocciatura arriva anche dal Tar: la prima sezione ha confermato per le Cooperative sociali che svolgono lavori per il Comune di Cosenza l’interdittiva antimafia. Per tutte le società tranne una, è stato rigettato il ricorso che chiedeva la sospensione dei provvedimenti con i quali erano stati revocati i contratti, il cui importo  è risultato essere superiore alla soglia di 50mila euro. La cifra era stata stabilita nel protocollo di legalità sottoscritto tra il Prefetto ed il Comune di Cosenza nel mese di aprile dell’anno 2011, con cui è stato previsto l’obbligo di richiedere l’informativa antimafia sul conto di tutti i componenti delle cooperative sociali cui sono stati affidati servizi di decoro e tutela ambientale.

Evita la scure dell’interdittiva solo la Cooperativa Sociale “La Nuova Giacomo 2000 s.r.l.” che aveva firmato un contratto del valore di euro 40.462,50 oltre iva, inferiore quindi alla soglia fissata congiuntamente dalla Prefettura e dal Comune di Cosenza anche se nell’informativa antimafia era stato indicato – in modo discordante – quale valore del contratto l’importo di euro 60.693,64.  

INCARICHI PARTIZIONATI PER EVITARE CONTROLLI – Era stata la Prefettura di Cosenza, su richiesta del Comune riguardo agli accertamenti antimafia, a trasmettere l’informativa da cui sono desumibili situazioni relative a tentativi di infiltrazioni mafiose. E nell’informativa, tra l’altro, è stata paventata l’ipotesi di frazionamento, vietato dalla legge, dei contratti affidati alle cooperative sociali che operano presso il Comune di Cosenza da molti anni: dividendo la cifra, si riusciva così ad aggirare l’ostacolo del controllo.

 
Per questo, recita una nota dell’Amministrazione comunale, sono stati richiesti «accertamenti antimafia su tutte le Cooperative sociali di tipo B, indipendentemente dall’importo»: «In presenza dell’informativa antimafia che evidenziava la mancanza dei requisiti della Società Cooperativa, il provvedimento di risoluzione del contratto era un atto dovuto», aggiungono poi da palazzo dei Bruzi.
 
La decisione nel merito sulla questione, è stata rinviata dal Tar al mese di febbraio del 2014. Entro il mese di settembre, in ogni caso, si perverrà ad una soluzione definitiva degli affidamenti mediante il procedimento di gara a evidenza pubblica, a cui attualmente sta lavorando una commissione formata da esperti designati dalla prefettura di Cosenza e tecnici del Comune.

L’INCHIESTA E GLI ARRESTI – Finora l’indagine giudiziaria sulle coop di Palazzo dei Bruzi, che ha portato all’arresto dei tre presidenti delle coop, è nelle mani del procuratore capo Dario Granieri e quindi della procura ordinaria ma della vicenda si sta interessando anche la Dda. Il teorema dell’inchiesta verte su una serie di intimidazioni fatte a dirigenti e politici locali e gli atti in questione evidenziano «l’assoluta carenza e superficialità nei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di Cosenza circa la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative», così scrive Granieri. In gioco c’è un giro d’affari di oltre due milioni e mezzo di euro e una mole di dipendenti di oltre 500 persone, il cui destino ora è in bilico. Già nell’indagine del procuratore capo di Cosenza c’è un chiaro riferimento alla vicinanza di taluni personaggi con esponenti della criminalità cosentina.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE