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Una ricerca, un libro edito per il Mulino, la conferma dello spessore della ricercatrice. Elena Vigilante è una storica, “abitante” di archivi, un’intellettuale che riesce a leggere il passato cercando risposte alle dinamiche dell’oggi. Ha insegnato all’università della Basilicata, oggi è ricercatrice dell’Istituto Guido Dorso di Avellino presieduto da Sabino Cassese.
Ha, da qualche settimana, pubblicato “L’opera nazionale del dopolavoro”, primo studio sistematico dell’istituzione fascista che organizzò il tempo libero dei lavoratori ma ne curò anche l’assistenza. “Studio da sempre il fascismo – mi racconta – perchè in un paese come l’Italia è interessante ancora oggi capire come sia potuto succedere che a dieci anni dalla nascita della democrazia col suffragio universale (ancora solo maschile, ndr) ci siamo infilati in una dittatura”. Mi fa notare che l’Italia procede grosso modo per ventenni e che la risoluzione di un’epoca intercetta spesso la via dello scandalo giudiziario. A parte l’epilogo bellico. Dove nasce il consenso che crea il contesto per il radicamento di una cultura politica? Quante volte ne abbiamo discusso a proposito del berlusconismo e oggi sul renzismo?
“L’opera del dopolavoro fu un ente del consenso, già Togliatti lo individuò come tale, lo strumento per antonomasia del progetto totalitaristico di conquista delle masse. Eppure , sino alla fine del ventennio, l’ente conservò una fisionomia non solo politico-militante ma anche burocratica-amministrativa”. Il libro, dunque, è anche storia di un pezzo della pubblica amministrazione.
“Ero partita dalla Basilicata – spiega Elena – la mia regione, studiando come qui, in un’area debole l’ente non abbia avuto presa popolare, benchè vi fosse un dopolavoro in ogni comune e dunque come sia stata marginale la costruzione del progetto dell’uomo nuovo fascista. E’ difficile proiettare la Basilicata in una ricerca nazionale. In realtà partendo da qui mi sono imbarcata in uno studio che si è allargato, ho studiato un anno all’archivio centrale di Roma, ho studiato la gestione dell’ente che è storia della pubblica amministrazione. Questo libro non nasce per celebrare qualcosa in coincidenza con un anniversario. Credo anzi, che il lavoro dello storico sia riuscire a leggere la contemporaneità relazionandola alle premesse del passato. Oggi stiamo assistendo, ad esempio, a una smobilitazione della pubblica amministrazione, penso alle province, in genere alle diffuse discussioni sull’inutilità di molti enti e sulla necessità di eliminarli. Giusto capire come sono nati e a quale bisogno rispondevano”.
In Basilicata i dopolavori furono molto diversi dai circoli rurali propagandati dal regime. Sorsero attorno agli “spacci” a prezzi calmierati. Erano sale con un tavolo, qualche sedia, luoghi di ritrovo, si trasformarono in cantine. Nel libro si legge di una moglie di Guardia Perticara che, esasperata, chiese l’intervento del podestà affinchè il marito smettesse di rientrare ubriaco dopo aver speso nel dopolavoro tutti i suoi magri guadagni. Inconciliabile l’attività ricreativa, la proposta culturale e istruttiva fascista col modello rurale del lavoro contadino? La storica Elena Vigilante non sposa la tesi della rappresentazione dell’arretratezza delle masse lucane. “Almeno può essere messa in dubbio, perchè nel corso del Novecento non sempre la categoria della passività appare confermata”. Ci furono forme evidenti di protagonismo dal basso. In realtà in Basilicata (ma l’esperienza è molto meridionale) il partito nazionale fascista visse una conflittualità interna tra classe dirigenti (guardando la politica di oggi tutto sembra tornare) e le organizzazioni di massa del regime non riuscirono a svolgere il ruolo di mediazione rispetto alle masse meridionali.
Perchè è utile leggere il libro di Elena Vigilante? Nella seconda metà del dopoguerra abbiamo costruito i diritti dei lavoratori, oggi rimessi in discussione dalla crisi del mercato e da nuovi modelli di organizzazione aziendale. C’è stato un momento in cui un regime totalitario come il fascismo pose la questione del benessere dei lavoratori. In un logica persino di maggiore produttività: più si hanno previdenze, meglio si lavora. Oggi il nostro welfare a che punto si è fermato?
ps. Il libro è dedicato a un uomo, un amico fraterno dell’autrice, e poi a molte donne per la loro capacità di trasformare il mondo partendo dalle piccole cose. Grazie Elena

 

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