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CATANZARO – La Calabria non si salva se non si libera della pratiche del passato, ha detto Oliverio alcuni giorni fa. E tra le pratiche di cui risponde lui personalmente nella qualità di Commissario c’è quella della sistemazione del territorio dai danni provocati dalle alluvioni del 2009. Si tratta di 185 interventi di mitigazione del rischio idrogeologico previsti nell’accordo di programma del 25/11/2010 sottoscritto tra il ministero dell’Ambiente e la Regione Calabria. Dopo 5 anni sono stati spesi solo 30 milioni di euro dei 220 disponibili. 

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Sabato mattina anche il viceministro Riccardo Nencini ha sollecitato l’ultimazione (LEGGI), ma degli ultimi dati risulta che dei 185 interventi, 68 sono completamente da progettare, mentre ad occi sono solo 5 quelli conclusi, altri 22 interventi sono in corso, per 23 la gara è in aggiudicazione e per 15 la gara è stata pubblicata e per altri 30 solo avviata. I ritardi, anche in questo caso sono molteplici, a partire dal Governo che ha nominato in ritardo il commissario fino alle procedure amministrative e finanziarie cambiata più volte in corso d’opera. Sul dissesto idrogeologico il governo ha approntato un intervento di 7 miliardi di euro e la Calabria risulta tra le Regioni più a rischi. 

Solo poche settimane fa Erasmo D’Angelis, capo della task force Italia Sicura di Palazzo Chigi, ha spiegato che un «focus particolare» sul dissesto serve «per la regione Calabria, che è la più a rischio d’Italia insieme alla Liguria», dove i «fiumi sono bombe a orologeria geologica e i terreni sono giovani e incoerenti: abbiamo il dovere di aiutare nella difesa dal dissesto idrogeologico e dare ai cittadini la sicurezza» suggerendo alla Regioni di fare un “copia-incolla” dei vincoli che vietano di edificare nelle zone a rischio idrogeologico, perché «la prima prevenzione è la pianificazione urbanistica, che non c’è mai stata, e poi la progettazione». 

E qui arrivano se dell’Apq del 2011 per 68 interventi mancano i progetti, D’Angelis ha anche spiegato che la lista delle opere contro il dissesto idrogeologico, chieste a Regioni, Autorità di Bacino e Protezione Civile e da un conteggio preciso emerge che le opere necessarie sono 7100 e costano 21,5 miliardi. Su questa base, la task force ha individuato con la Ragioneria generale dello Stato il meccanismo finanziario per mettere a disposizione 9 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Il sistema è semplice: appena un’opera può partire, arrivano i soldi. Purtroppo su 7100 opere messe in agenda, quasi 6300 non hanno progetti esecutivi. E quindi non possono partire. In Calabria un piano preciso ancora non c’è, di sicuro ci sono i 68 progetti dell’Apq ancora da finanziare ma già finanziati. 

«Fino ad oggi abbiamo assistito solo a fumo e niente arrosto» attacca il presidente della Coldiretti Pietro Molinaro «non si è prodotto nulla di buono. Che sia la volta buona? Ce lo auguriamo: anche perché le risorse ci sono e ci saranno. Anche perché come denunciato proprio oggi dalla Corte dei Conti molte risorse disponibili, vengono poi destinate all’emergenza invece di usarle per una effettiva opera di prevenzione».

La commissione Ambiente e Territorio presieduta da Nicola Irto ha avviato una seria discussione e le prime audizioni sono già iniziate. La Coldiretti, la maggiore associazione rappresentata nei Consorzi di Bonifica da anni chiede il finanziamento dei loro progetti per diverse centinaia di milioni di euro, ma ad oggi nessuno ha verificato la validità di quegli interventi. Molinaro chiede «decisioni rapide di solo buon senso» e allora «cosa si aspetta a fare in modo che il parco progetti dei Consorzi venga finanziato?».

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