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GERACE (REGGIO CALABRIA) – «Siamo nel cuore dell’Avvento, un tempo di grazia che ci avvicina al Natale. Le strade s’illuminano di luci e così le vetrine. La gente si prepara al cenone. Più spese e più consumi. Almeno così dicono le previsioni. Ma non è così per questa terra del Sud, la Locride. Povertà e disoccupazione vanno a braccetto e le famiglie stentano ad andare avanti. Questa è la realtà, resa ancora più evidente nella sua fragilità dal recente alluvione».

A dirlo è stato il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva, nell’omelia in occasione della seconda domenica dell’ Avvento celebrata nella Cattedrale di Gerace.

«Ma anche per noi – ha proseguito – risuona l’invito del profeta: ‘Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria, che ti viene da Dio per semprè. Possa quest’invito ridestare la speranza, quella speranza che non ti fa sentire solo, che ti ricorda che Dio si fa vicino e vuole entrare nella tua vita, come è entrato nella storia di Giovanni Battista».

«In questo mondo che sembra privilegiare i violenti ed i furbi – ha detto il Presule – in questo “deserto”, il Dio che viene non ha bisogno della violenza per imporsi. Non segue metodi fondamentalisti. Non sfonda le porte della casa, per entrare, ma si limita a bussare e ad attendere. Si consegna alla nostra libertà. Lui che è il Signore della storia rimane fedele alle sue promesse e rispetta sino in fondo la nostra libertà, anche se può accadere che bussa inutilmente e venga lasciato ostinatamente fuori. E’ quello che si verifica, quando si frappongono ostacoli e si chiudono le porte del cuore, del dialogo e dell’incontro».

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