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«LA situazione qui è tragica». «I sindaci cosa devono amministrare? Sono tutti indebitati, fin sopra i capelli». «Manca una politica di sviluppo», «di lavoro» e «c’è il gioco delle parti tra Stato, Regione e comuni». Quanto alla lotta alla criminalità organizzata segna dei risultati, ma «ne prendono dieci e ne spuntano venti», nessuna decapitazione. Alla vigilia dell’assemblea dei sindaci della Locride, che dopo la raffica di intimidazioni giunte al primo cittadino di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, minacciano di dimettersi in massa; e a due giorni dall’arrivo della commissione parlamentare antimafia, che incontrerà la stessa Lanzetta, il vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, in un’intervista a Radiovaticana, descrive una situazione estremamente grave.   

«Io sento i sindaci che mi dicono: ma chi me lo fa fare?», afferma il vescovo, aggiunge: «L’eroismo non si può imporre a tutti». «Qui a Locri rischiamo che ci chiudano l’acqua, perchè il Comune si trova in arretrato nei pagamenti all’azienda fornitrice. Ecco a che punto siamo arrivati. I Comuni che devono amministrare? Fame, miseria, debiti, questa è la realta». Nella Locride e «forse in tutta la Calabria», denuncia Morosini, «manca una politica di sviluppo. Qui c’è il gioco delle parti tra Stato, Regione e comuni: a chi dobbiamo rivolgerci?» aggiunge il vescovo, che ha anche scritto una lettera al premier Mario Monti: «Ho concluso la lettera scrivendo che non è difficile per un vescovo a Locri parlare chiaramente sulla legalità, è difficile dare speranza, questo è il dramma». Quanto alla lotta alla ‘ndrangheta, «ne prendono dieci ma ne spuntano venti, si devono convincere di questo. Non credete quando dicono che hanno «decapitato, perché qui non c’è nessuna decapitazione». 

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