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DOPO le manifestazione del Vulture contro nuove estrazioni che metterebbero a rischio le produzioni locali, anche la Confederazione italiana agricoltori prende posizione: «Il Vulture-Melfese, come la vicina area dell’Alto Bradano, sono territori di alta specializzazione agricola e per questo è necessario mettere un freno all’attività di ricerca petrolifera». L’appello arriva a seguito della mobilitazione popolare con la manifestazione di Melfi.
«Non solo le aziende agricole, vitivinicole, olivicole, zootecniche, i castagneti sono una risorsa fondamentale per l’economia del comprensorio, ma – aggiunge la Cia – il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità della nostra regione e dell’intero Paese e appare particolarmente importante, perché pone l’accento sul nesso tra l’azione necessaria per superare i fattori di crisi e contrastare i rischi di decadimento dell’attività produttiva agricola e un rinnovato impegno a puntare sulle potenzialità offerte dal nostro patrimonio storico di civiltà e bellezza per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità altamente competitivo».
La Confederazione ricorda anche che quasi tutte le amministrazioni comunali dell’area hanno sottoscritto la “Carta di Matera” per dare stabilità ad un positivo rapporto fra amministrazioni locali ed agricoltori valorizzando le funzioni, le peculiarità e le opportunità di servizio che questi offrono e per tutelare le aziende. «Oltre alle trivelle il nemico da contrastare è l’uso dissennato e confuso del suolo agrario soprattutto determinato dalle azioni non programmate delle opere di urbanizzazione, in particolare per centri commerciali e capannoni industriali.
Occorre preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese».
La Cia si dice preoccupata per due motivi: le compensazioni per l’attività estrattiva che sono ancora impercettibili e per la scelta del Governo di avocare a se ogni atto decisionale per le nuove ricerche ed estrazioni. «Ciò rappresenta un duro colpo d’immagine per le nostre produzioni di qualità». Le royalties del petrolio inoltre – sottolinea la Cia – «devono essere utilizzate per compensare il sacrificio degli imprenditori agricoli-zootecnici e per contribuire a realizzare la rete di trasformazione, commercializzazione e promozione del “mangiare sano mangiare lucano”. Anche per questo la Cia ha sempre considerato le royalties del petrolio un’opportunità, forse l’ultima che abbiamo insieme al nuovo Psr 2014-2020 per finanziare interventi per la tutela del territorio. Per noi è necessario sfatare un luogo comune, inutile e sbagliato, sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro agricoltura. Si tratta di produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società».

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