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COSENZA – Non si placa la polemica a Cosenza sugli immigrati. Da un lato c’è l’amministrazione comunale che sta attrezzando la zona di Vaglio Lise per destinarla alla accoglienza. Dall’altro c’è l’opposizione che contesta e lo fa anche in maniera forte, determinata, perentoria. E’ il caso di Giovanni Cipparrone, ad esempio, consigliere comunale d’opposizione di Sel che è arrivato a minacciare di darsi fuoco, desistendo soltanto dopo aver ottenuto il blocco momentaneo dei lavori.

«Non è costruendo un’altra tendopoli – ha detto – che si fa integrazione, soprattutto, se viene costruita in un quartiere, come quello di via Popilia, che deve affrontare problematiche difficili come lo spaccio di droga». La soluzione, secondo Cipparrone, sarebbe in un tavolo «interistituzionale con tutti i sindaci della provincia di Cosenza, il prefetto, il questore e il vescovo per trovare una soluzione definitiva al problema». Questo perchè, sempre a dire di Cipparrone, «l’unica vera integrazione, che non penalizzi nessuna comunità, la si attua offrendo ai rom degli alloggi e smistandoli nei vari comuni della provincia in modo da non creare un nuovo ghetto e invitandoli ad integrarsi con la comunità che li ospita».

Sulla questione campo Rom a Vaglio Lise sono arrivate anche le dimissioni del presidente della Commissione Lavori Pubblici del Comune, Roberto Sacco, che ha addossato tutte le responsabilità al sindaco Mario Occhiuto. «Nè io in qualità di presidente, nè gli altri componenti della commissione, neanche quelli di maggioranza, con cui ho avuto modo di parlare – ha detto Sacco – eravamo a conoscenza dei nuovi lavori che il Comune ha affidato ad un’impresa privata senza comunicare all’organismo istituzionalmente competente a vigilare sui lavori pubblici. Prendo atto della scarsissima, per non dire nulla, considerazione delle istituzioni da parte di Occhiuto e comunico che non intendo continuare a ricoprire la carica istituzionale di presidente della commissione Lavori pubblici per non avallare un modo di gestire la cosa pubblica antidemocratico, personalistico e del tutto inadeguato».

Secco no al campo d’accoglienza anche da un altro consigliere d’opposizione, Enzo Paolini (Pse), che ha ricordato come la politica dei campi nomadi «si è dimostrata fallimentare, e in tutta Europa ed è in corso un ripensamento complessivo delle politiche di integrazione che accantona definitivamente l’idea dei ghetti. Prendiamo esempio da Acquaformosa e Riace: gli immigrati sono stati accolti in maniera graduale e pianificata e col tempo si sono perfettamente integrati nella comunità locale».

Auspica una cultura diversa dell’accoglienza agli immigrati anche l’arcivescovo di Rossano-Cariati, monsignor Giuseppe Satriano, alla luce soprattutto dei recenti sbarchi registrati al porto di Corigliano. Il presule invita a guardare il fenomeno da angolazioni diverse, sia dalle «povertà di realtà recettive con difficoltà economiche tipiche del territorio», ma anche dal «sospetto di una tratta di essere umani tra Turchia e coste calabresi ad opera di uomini della ‘ndrangheta, che richiede attente valutazioni da parte di tutti gli operatori del settore». Ricordando le parole di Papa Francesco, l’arcivescovo sottolinea il bisogno di «una sistematica e fattiva collaborazione che coinvolga gli Stati e le organizzazioni internazionali», per una efficace regolazione del fenomeno, mettendo sempre al centro la persona umana.

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