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CROTONE – Minacciati con le armi, costretti a viaggiare per sei giorni senza cibo né acqua, segregati sotto coperta in 93 e con un solo bagno a disposizione. Per questo erano terrorizzati e non parlavano con la polizia. Le operazioni d’imbarco dei migranti approdati venerdì a Crotone (LEGGI) dopo essere stati intercettati su una barca a vela, sono avvenute sotto la minaccia di pistole e i disperati non collaboravano con gli inquirenti. La conferma ai sospetti degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Crotone è venuta dagli accertamenti che hanno portato all’arresto di due presunti scafisti, uno di 31 anni e l’altro di 28, entrambi di nazionalità di turca. Sarebbero, secondo la ricostruzione di polizia e guardia di finanza (è intervenuta la Sezione operativa navale di Crotone, dipendente dal Reparto aeronavale di Vibo Valentia, insieme al Roan di Taranto), il motorista e il suo assistente munito di notebook con cui indicava al comandante la rotta da seguire per sfuggire alle strette maglie dei controlli anti immigrazione. Non sarebbero, insomma, quelli che impugnavano la pistola mentre 93 palestinesi e siriani venivano imbarcati sul gommone poi intercettato dalle Fiamme gialle al confine con le acque internazionali, in quanto gli uomini armati, presumibilmente membri di un’organizzazione transnazionale che traffica in esseri umani, si sarebbero dileguati prima che l’imbarcazione salpasse, secondo quanto emerso dall’indagine lampo coordinata dal vicequestore Cataldo Pignataro, capo della Mobile. Pertanto ai due fermati viene contestato soltanto il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

QUATTRO MINORENNI FINITI IN OSPEDALE – Intanto, uno dei passeggeri, un ragazzo siriano di 16 anni, si è aggravato. Giunto in ipotermia a Crotone, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Lamezia Terme.

Ma perché l’ipotermia, di cui soffrivano diversi passeggeri giunti stremati a Crotone? E’ proprio questo il segno tangibile delle modalità infernali del viaggio. Partiti dalla spiaggia vicino Izmir, in Turchia, dopo aver versato 7000 dollari a testa, i migranti sono stati scortati da trafficanti armati, che li hanno sequestrati per una ventina di giorni in appartamenti e poi, una volta sull’imbarcazione lunga una decina di metri, li hanno costretti a stare sotto coperta, consentendo loro di uscire all’aria aperta soltanto in casi eccezionali. Senza cibo né acqua. In condizioni igieniche pessime. Il viaggio è durato più del previsto perché gli scafisti si sono fermati due giorni in Grecia, sotto costa, per eludere i controlli. Il gommone esponeva peraltro una falsa bandiera italiana per non dare nell’occhio.

Poi sono stati quattro i minorenni finiti in ospedale. Uno si è aggravato, come detto. Dopo un’odissea del genere, del resto, era immaginabile. 

L’INFERNO SUGLI YACHT DI LUSSO – Ma è un copione che si ripropone. Dopo aver dismesso le vecchie carrette del mare, le gang che lucrano sulla disperazione dei migranti sembravano aver cambiato strategia in quanto negli ultimi anni hanno utilizzato sempre più spesso imbarcazioni moderne e veloci, talvota anche yacht di lusso. Il business è fiorente, per quelle che sono ormai diventate delle vere e proprie holding criminali, in grado di dotarsi di mezzi navali potenti a fronte di controlli sempre più intensi.

Ma adesso scafisti senza scrupoli hanno cambiato ancora una volta il loro modus operandi per evitare gli arresti. Nel settembre scorso furono ben 364 persone ad essere stipate nella stiva di un mercantile. Gli uni addosso agli altri, costretti a non uscire da lì sotto, per non essere scoperti dalla forze dell’ordine, neanche per urinare. E se proprio non ce la facevano, per espletare i bisogni fisiologici dovevano usare bottiglie. Anche in quel caso il viaggio da brivido era iniziato dalla Turchia. Anche in quel caso gli scafisti furono individuati e arrestati dagli uomini del vicequestore Pignataro, la cui esperienza in materia di sbarchi è ormai rodatissima.

A REGGIO CALABRIA SBARCANO IN 208 – Intanto oggi a Reggio Calabria sono 208 i migranti di nazionalità siriana, palestinese e irachena, che sbarcano dalla nave Vega della Guardia costiera. Si tratta 157 uomini e 50 donne, tra cui 47 minori salvati nel Canale di Sicilia. Già venerdì a dire il vero in prefettura si è svolta una riunione operativa per il coordinamento delle attività di soccorso e prima assistenza. 

All’incontro hanno partecipato i rappresentanti del Comune capoluogo, della Provincia, delle Forze di Polizia, della Capitaneria di Porto,dell’Azienda ospedaliera, del Suem 118, della Protezione civile provinciale, delle associazioni di volontariato e della Croce rossa. Come nei precedenti sbarchi il Comune di Reggio Calabria assicurerà la somministrazione dei pasti con la collaborazione delle associazioni di volontariato.  I migranti saranno poi trasferiti in strutture in base al piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno.

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