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DIECI posti li ha offerti il Comune di Aprigliano, in provincia di Cosenza. Ma si tratta di uno spicchio piccolissimo, rispetto al numero di salme che continuano a confluire nell’hangar di Lampedusa. Sono i corpi delle vittime dell’immigrazione, recuperati in mare dopo le tragedie di questi giorni nel Canale di Sicilia. Moltissimi di loro sono rimasti anonimi. E per loro, adesso, si pone il problema della sepoltura.

Da Aprigliano è arrivata la disponibilità di dieci loculi nel piccolo cimitero del paese. E poi c’è Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili che ha lanciato una proposta di creare in Calabria o in Sicilia un sacrario destinato a ospitare i corpi di chi è morto nei viaggi della speranza.

Corbelli ha scritto anche al Papa chiedendogli di sostenere l’iniziativa: «

Chiedo che almeno dopo morti vengano rispettati i diritti di questa povera gente di avere una degna sepoltura in un loro cimitero, dove i loro cari possano un giorno andare a trovarli, a portare un fiore, a piangere e pregare per loro”. (AGI)
(AGI) – Cosenza, 12 ott. – “Questi essere umani – dice ancora Corbelli – invece anche dopo morti si vedono i loro diritti calpestati, perchè vengono di fatto cancellati, restano senza un nome e senza un volto, le loro salme seppellite e disperse nei cimiteri siciliani e calabresi. Oggi un comune del cosentino, Aprigliano, si è lodevolmente offerto di accogliere nel proprio cimitero le salme di dieci migranti. Perchè allora non costruire un cimitero dove seppellire tutti i migranti morti negli sbarchi, per conservare un ricordo, anche se non si riesce a dare a loro un nome e un volto? Basta solo non disperdere quelle salme di migranti (in tanti sconosciuti cimiteri) e seppellirle tutte invece in un loro cimitero. Chiedo a Papa Francesco, che sono certo condivide e apprezza questa iniziativa – sottolinea Corbelli – di rivolgere un appello, domani, nel corso dell’Angelus, alle Istituzioni italiane perchè realizzano questo cimitero dei migranti in un comune calabrese o siciliano. Basta una sua parola perchè questa iniziativa umanitaria si realizzi e non venga invece ignorata.

Chiedo – ha scritto – che almeno dopo morti vengano rispettati i diritti di questa povera gente di avere una degna sepoltura in un loro cimitero: perché non non costruirne uno di tutti i migranti morti negli sbarchi, per conservare un ricordo, anche se non si riesce a dare a loro un nome e un volto? Basta solo non disperdere quelle salme». 

 

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