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COSENZA – Avrebbe raggirato una banca, presentandosi come imprenditore giovane, ricco e baciato dalla fortuna. Nulla di tutto ciò, secondo i magistrati, che lo hanno incriminato per truffa, costringendolo a difendersi in un processo che ha avuto inizio ieri nel tribunale di Cosenza e del quale riferisce in un ampio servizio l’edizione cartacea del Quotidiano di oggi. 

Si tratta di Davide Barzan, cosentino di 27 anni, il cui nome – da qualche anno a questa parte – è stato associato a svariati progetti imprenditoriali, poi mai andati a buon fine, compreso l’acquisto della locale squadra di calcio. Del resto, sosteneva di avere i soldi, Barzan, molti soldi, frutto di una vincita al lotto. E con questo biglietto da visita, un anno fa si era presentato nella filiale della Bcc di Rende per versare un assegno da quasi due milioni di euro. Altri milioni, addirittura diciannove, il ventisettenne cosentino sosteneva di averli su un altro conto, ma quei due adesso voleva versarli proprio alla Banca di credito cooperativo. L’affare andò in porto, con il direttore dell’istituto che gli consegnò subito un libretto d’assegni, il bancomat e le carte di credito. 

È il prologo all’odierna inchiesta, perché quell’assegno, secondo il pubblico ministero della Procura cosentina, Antonio Bruno Tridico, recava una firma «illeggibile/falsa» e risultava «privo di fondi».

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