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POTENZA – Dovranno sfilare in Tribunale i “nipotini” di Acquedotto lucano spa: testi dell’accusa a carico di chi avrebbe agevolato il loro reclutamento in barba alle leggi sui concorsi.
E’ quanto ha chiesto ieri mattina in udienza il pm Renato Arminio nel processo per abuso d’ufficio all’ex direttore generale di Acquedotto lucano spa Gerardo Marotta, il direttore del personale Pasquale Ronga (attualmente alla direzione commerciale) e i membri del vecchio consiglio di amministrazione: Mario Venezia, Antonio Anatrone, Domenico Amenta e Antonio Lauria. Tutti accusati di aver agevolato, tra il 2008 e il 2011, alcuni contratti di lavoro “a chiamata diretta”.
Il collegio presieduto da Aldo Gubitosi si è riservato la decisione per il prossimo 18 gennaio, quando il pm dovrà riformulare anche i capi d’imputazione nei confronti degli ex consiglieri d’amministrazione. Poi verrà fissato il calendario delle udienze, dedicate alle deposizioni degli investigatori e dei testimoni indicati dalla procura.
Al centro dell’inchiesta condotta dagli agenti della sezione pubblica amministrazione della Squadra mobile di Potenza ci sono 11 nominativi per altrettanti contratti di lavoro a tempo determinato con la multiutility dell’acqua lucana, società di diritto privato ma a capitale interamente pubblico. E tra questi gli investigatori avrebbero scoperto la nipote dell’ex consigliere regionale Pd Erminio Restaino, quella dell’ex consigliere dei Popolari Uniti Gaetano Fierro, un affine di un ex consigliere comunale Pdl del capoluogo, un ex assessore del Comune di Paterno, più il coniuge di un dirigente della stessa società.
Stando all’impianto dell’accusa si tratta di atti contrari alle procedure stabilite dalla legge 133 del 2008, più nota come decreto “semplificazioni”, che ha provato a interrompere un malcostume molto italiano nato con la spinta alla privatizzazione di attività un tempo gestite dallo Stato.
Ecco perché il legislatore è intervenuto 7 anni orsono imponendo alle «società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica» di adottare «con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi» rispettosi dei principi delle norme per le pubbliche amministrazioni. In particolare quelle che prevedono: «adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l’imparzialità e assicurino economicità e celerità»; «meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire»; e il «rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori».
A direttore generale, direttore del personale della società, ed ex membri del cda viene contestato di aver continuato a selezionare personale per progetti a tempo determinato più o meno qualificato secondo le esigenze specifiche. Mentre si sarebbero dovuti portare a termine concorsi con tutti i crismi per coprire eventuali carenze d’organico.
Pende ancora davanti al gup, invece, l’inchiesta “gemella” su una ventina di contratti simili “elargiti” a una ventina di fortunati da Sviluppo Basilicata spa, altra società “in house” della Regione Basilicata.
Tra questi il «figlio» dell’ex presidente della Provincia di Potenza, un «lontano parente» dell’amministratore unico, il «figlio» di un ex assessore comunale, l’amica dell’ex consigliere regionale Pdl e persino il compagno di calcetto di un noto parlamentare del Pd. Nelle scorse settimane è iniziata l’udienza preliminare per l’ex dg Raffaele Ricciuti, che è accusato a sua volta di abuso d’ufficio.

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