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MONASTERACE (RC) – Una intimidazione all’anno. È quello che sta subendo da sette anni l’agriturismo bio-ecologico “A Lanterna”, situato nei pressi del faro Punta Stilo, appena s’imbocca la strada provinciale che dalla 106 porta a Monasterace superiore.

L’ultimo attentato incendiario alla struttura è successo nella notte tra venerdì e sabato, mentre infuriava un forte temporale. Ignoti hanno preso di mira questa volta un vecchio capannone dove erano depositati macchine e attrezzi di lavoro.

Ieri, l’interno dell’immobile, è apparso come un ammasso di cenere. Sono andati in fumo le attrezzature meccaniche e anche un trattore, oltre a tutto il resto che vi era depositato, persino le taniche di gasolio agricolo, che è servito ad alimentare maggiormente le fiamme. Nulla si è potuto salvare. Un danno che supera i trenta mila euro. Ma per avere maggiore contezza di ciò che realmente ha causato il vasto incendio che è divampato l’altra notte, bisogna aspettare che migliorino le condizioni atmosferiche.

L’ultima intimidazione subita dalla società che gestisce l’agriturismo risale ai primi di settembre del 2014, quando i soliti ignoti hanno preso di mira alcune botti che arredano l’esterno della struttura. Ma il primo attentato è avvenuto nel 2009. Un vecchio uliveto, allora, è andato distrutto, sempre da un incendio. Nel circuito dell’agriturismo vi sono ubicati vari immobili. All’ingresso della Locanda Cocintum, alla fine di giugno del 2010, qualcuno ha fatto trovare una bottiglia incendiaria con annesso accendino. Un chiaro messaggio da parte di quelli che non si sono mai fermati e che vigliaccamente hanno proseguito nella loro azione intimidatrice anche successivamente. A settembre del 2011 è stato dato fuoco al quadro elettrico della pompa per l’irrigazione. Il 23 gennaio del 2012 hanno voluto alzare la dose dando alle fiamme gli alloggi della casa padronale, sempre nella stessa zona dove ieri notte si è registrato l’ultimo atto intimidatorio.

Nel 2013, così come l’anno successivo, sono stati presi di mira le suppellettili all’esterno dell’ampio patio della locanda Cocintum, che una volta era la cantina della vecchia casa padronale. Sette anni di intimidazioni, ripetute con puntualità e con la stessa puntualità le azioni delinquenziali sono rimaste impunite.

La società agricola che gestisce le aziende intimidite fa parte del gruppo cooperativo Goel, che aggrega aziende agricole della Locride e della Piana di Gioia Tauro che si oppongono alla ‘ndrangheta.

«Una vera e propria escalation mafiosa che tenta di soggiogare questa azienda che insieme a Goel Bio – si legge in un comunicato del Gruppo – ha scelto un modello di sviluppo sostenibile e crea valore sociale ed economico nel territorio. Questo stillicidio di aggressioni va fermato».

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