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CASSANO (CS) – La pioggia non ha fermato la voglia delle gente di prendere parte alla fiaccolata che il vescovo di Cassano nonché segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, e l’Amministrazione comunale hanno promosso dopo la strage in cui sono stati uccisi Giuseppe Iannicelli, Ibtissam Taouss, Betty per gli amici e il piccolo Cocò Nicola Campolongo. Ad aprire la serata davanti ad un migliaio di persone proprio il presule con un breve intervento nel quale ha sottolineato che «il buio nel quale è piombata la nostra comunità – ha detto – ha una causa precisa: la violenza. Un buio reso ancora più spesso e insopportabile dalla efferatezza con la quale ci si è accaniti sui corpi; e soprattutto perchè tra le vittime c’era un bimbo certamente innocente. Se stiamo qui stasera è per ritrovare la voglia di rimetterci in cammino. Se stiamo qui stasera è perchè abbiamo bisogno di luce in questo buio». 

La fiaccolata è partita da piazza Cappuccini e si è conclusa dopo aver percorso in silenzio le principali strade del borgo antico, in piazza San Eusebio, davanti la Cattedrale. Vi hanno partecipato rappresentanti dell’Amministrazione comunale e di altre realtà del territorio tra cui il presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, quello della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ed il presidente della Commissione anti ‘ndrangheta della Regione Calabria Salvatore Magarò.

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Un invito che non vuole solo essere una volontà di uscire dal buio della violenza ma anche un modo per dire che «non ha senso esaltarsi fino a perdere il senso della realtà, così non è possibile lasciare che bruci, come quei corpi carbonizzati che ho visto estrarre dalle lamiere della macchina domenica mattina, la voglia di continuare a camminare, a sperare e a sognare di tanta gente perbene». 

Monsignor Galantino ha, inoltre, aggiunto che «la fiaccolata di stasera vuole dire che qui c’è gente che vuole contribuire, col proprio impegno, a educare a vivere la vita buona del Vangelo, fatta di assunzione di responsabilità e di rispetto degli altri e del creato», per poi concludere ricordando a tutti che «il rumore sordo dei colpi che hanno ucciso le tre vittime e l’odore acre dei cadaveri bruciati non possono essere l’unico rumore nè l’unico insopportabile odore capaci di provocare rivolte civili e indignate mobilitazioni, come quella di questa sera».

Durante la serata è stata anche letta una missiva che, dopo una visita in carcre da parte del vescovo Galantino, è stata inviata dalla madre del piccolo Cocò Campolongo.

Antonia Iannicelli ha scritto tra l’altro che «ho capito che dobbiamo cambiare nel cuore, sforzandoci di non rispondere con la vendetta ma con l’amore. Ho perso un figlio ma ho guadagnato un angelo». Dalla mamma è arrivato anche un appello a non rispondere con la vendetta: «Mi auguro che ciò che è successo adesso non succeda mai più: perché il dolore di una mamma a cui è stato portato via crudelmente un figlio, è qualcosa che ti strappa le viscere e che non auguro a nessuno». 

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