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POCO meno di 14 mila calabresi in un anno sono stati intercettati dalle forze dell’ordine: sei ogni mille abitanti, tre volte la media italiana, dato che in tutta la Penisola sono state poco più di 139 mila le persone finite nel mirino delle cimici nello stesso periodo. Le cifre emergono da uno studio dell’Eurispes elaborato su dati del 2010 forniti dal Ministero della Giustizia-Direzione Generale di Statistica. Dal dossier si rileva anche che ogni anno in Italia si eseguono circa 181 milioni di intercettazioni e il fenomeno, se si osserva il numero dei “bersagli-utenze” intercettati ogni anno, è cresciuto dal 2006 del 22,6%. Aumentata ovviamente anche la spesa per supportare questo tipo di indagini: tra il 2008 e il 2010 è cresciuta del 6,8%, passando da 266.165.056 a 284.449.782 di euro.

 

Tra i distretti più intercettati al primo posto c’è Napoli con 21.427 bersagli intercettati, seguito a distanza da Milano (15.467), Roma (11.396). Reggio Calabria (9.358) è al quarto posto e precede nell’ordine Palermo (8.979). Seguono Firenze, Torino, Bologna. Molto più indietro l’altro distretto calabrese, quello di Catanzaro (che comprende anche le province di Vibo e Cosenza), nel quale si sono registrate 4.495 intercettazioni. Per la Calabria, quindi, il totale è di 13.853 bersagli.

 

Proprio il distretto di Catanzaro, tra l’altro, è stato uno di quelli in cui si è verificata una flessione rispetto alla media dei due anni precedenti: un meno 79 che è però assorbito ampiamente nell’incremento di 1.118 registrato nel Reggino. In riva allo Stretto, comunque, nonostante l’aumento di intercettazioni si è riusciti a limare la spesa, passata dai 42 milioni e mezzo del 2009 ai 31 milioni e 288 del 2010, che restano comunque la terza voce di spesa del Paese, dopo Milano e Palermo. A Catanzaro, invece, la spesa si è attestata sui 7 milioni 379 mila euro, quattro in meno rispetto all’anno precedente.

 

«Più che continuare ad operare tagli indiscriminati sulle intercettazioni – ha osservato il presidente Eurispes Gian Maria Fera –, bisognerebbe arrivare alla definizione di un costo-standard, consentendo così una maggiore uniformità tra le spese dei diversi distretti giudiziari». Le difficoltà delle indagini sono infatti complicate dalle nuove frontiere tecnologiche, a partire dagli strumenti per le viodeoconferenze su internet. 

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