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La svolta arriva quando ai carabinieri della Stazione Modena di Reggio Calabria giunge una lettera anonima e una pen drive del contenuto di 4 gigabyte. E’ quello il dato fondamentale che indirizza il sostituto procuratore della Dda Stefano Musolino e i militari dell’Arma sul 48enne Domenico Ventura, arrestato ieri all’alba con l’accusa di essere l’assassino di Marco Puntorieri, il 41enne sparito a settembre 2011, i cui resti sono stati ritrovati, alcune settimane dopo, proprio dai Carabinieri. 

Quella pen drive, infatti, diventa fin da subito un “tesoro” investigativo, perché contiene una serie di files audio e video che immortalerebbero i momenti immediatamente precedenti e successivi all’omicidio di Puntorieri, consentendo ai Carabinieri di riconoscere proprio Ventura, mentre armeggia con un fucile a canne mozze, passeggiando con la vittima e chiacchierando con lui.

 

Un’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip Adriana Trapani, che potrebbe aver fatto luce, almeno parzialmente, su un caso assai oscuro. Fu la moglie di Puntorieri a denunciare la scomparsa del marito, dopo alcuni giorni in cui non aveva ricevuto alcuna notizia dal proprio uomo, da cui comunque si era separata. Ventura, insieme a un complice, al momento non identificato, avrebbe dunque attirato Puntorieri in un luogo isolato nelle colline che risalgono il torrente Armo, nelle vicinanze di un casolare abbandonato, quindi, dopo avere colloquiato con la vittima in maniera apparentemente tranquilla, lo avrebbe freddato con alcuni colpi di fucile alla testa, sparati alle spalle. 

 

E’, in particolare, il file video “PIC_0008”, della durata di trenta minuti, a fornire agli investigatori il quadro più completo. Una ripresa effettuata da un dispositivo incollato ai rami di un albero che, oltre a inquadrare una serie di elementi riconosciuti in successivi sopralluoghi (come un vecchio manufatto), a un certo punto riprende due uomini: Marco Puntorieri e il suo presunto assassino, Domenico Ventura. Puntorieri indossa una maglia a mezze maniche di colore grigio con strisce orizzontali di colore bianco e jeans di colore azzurro. Un abbigliamento che coincide con quanto affermato dalla moglie dell’uomo, Francesca Giuseppina Macheda, al momento della denuncia: “Ricordo che indossava una polo di colore grigio chiaro a righe orizzontali”. Ma dalle immagini contenute nella pen drive si riuscirebbe a riconoscere anche il furgone con cui Puntorieri si spostava solitamente, un Renault Kangoo ritrovato dai Carabinieri con le chiavi ancora inserite nel cruscotto e “ripulito” da ogni traccia compromettente.

 

Indagini complesse, quelle messe in atto dal pm Musolino e dai Carabinieri per far luce sul “caso Puntorieri”, disoccupato, ritenuto vicino alla potente cosca Libri e alla famiglia federata degli Zindato: al momento della scomparsa vantava anche un arresto nell’ambito dell’operazione “Casco”. Il fratello Orazio, Lsu del Comune di Reggio Calabria, venne ucciso nel 2008 in una stradina nella zona di Arangea, quartiere a sud della città. Già a fine novembre, però, i militari dell’Arma individuarono, nei pressi di un casolare non molto distante da dove era stato ritrovato il furgone Kangoo, delle tracce di sangue e dei frammenti ossei che, attraverso alcune indagini di tipo medico-scientifico permisero di riconoscere in quei resti il DNA di Puntorieri. Peraltro, qualche giorno dopo che la stampa aveva riferito del rinvenimento dei resti, in un sopralluogo i  Carabinieri notarono come il luogo in cui vi era stato il rinvenimento fosse stato dato alle fiamme. 

 

Indagini che, però, sono state aiutate dalla pen drive “anonima”. Un dispositivo che al proprio interno contiene dei file agghiaccianti. Come tre foto, in particolare, in cui sarebbe ritratto, sdraiato tra la vegetazione, proprio Puntorieri, con dei fori nel cranio cosparso di sangue. Immagini macabre, ma decisive ai fini investigativi e che fanno il paio con la descrizione che i Carabinieri fanno del video “PIC_0008”, quello decisivo: “I due soggetti escono dal campo visivo della telecamera, per l’ultima volta, al minuto 25’41”. Anche in tale circostanza è il Ventura a detenere il fucile. Al minuto 26’51” si sente la deflagrazione di un colpo di arma da fuoco seguito da un analogo udito al minuto 26’54”. Successivamente non si vede o sente null’altro …”. 

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