X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

MATERA  – Delinquenti in erba o ragazzini che cercano di sentirsi grandi? E’ la prima domanda che ci si pone al termine della conferenza stampa che il dirigente della Suqadra Mobile, Nicola Fucarino ha tenuto ieri insieme al vice questore Maria Luisa Fasano per illustrare l’operazione Fire gang.  A meno di un mese dall’incendio dell’ex centrale del latte (avvenuto il 5 luglio scorso, ndr)  gli autori del rogo sono stati individuati.

Non si può dire che abbiano un volto dal momento che loro età ne tutela il riconoscimento. A 11 anni, infatti, non si è imputabili per incendio doloso in concorso, il reato che hanno compiuto appiccando le fiamme all’ ex edificio  di viale delle Nazioni Unite.

Ancora incredulo per il clamoroso risultato, Nicola Fucarino descrive le fasi che hanno condotto alla clamorosa scoperta, ma sottolinea anche il non facile clima in cui gli investigatori hanno dovuto lavorare fra genitori omertosi e un’insegnante particolarmente riottosa che ha scelto i “non ricordo” pur di non collaborare all’inchiesta.

Ad incastrare i ragazzini è stata una telecamera privata che ha registrato le immagini dell’area prospicente l’ex centrale del latte.

«Le prime perplessità, per quanto non fossimo delegati alle indagini, hanno riguardato l’orario dell’incendio – spiega Fucarino –  avvenuto alle 9,30 del mattino.  Parliamo di un orario in cui   potrebbero  passare un’auto della polizia o  un curioso e questo non appartiene alla logica criminale.  Per giungere all’identificazione certa degli autori abbiamo guardato le immagini registrate da una telecamera privata. Abbiamo convocato  le persone ritratte dal video, ricostruito ciò che avevano visto e saputo. In questo modo  abbiamo raccolto le testimonianze di cinque persone e ricostruito la “catena” che ci ha permesso di inchiodare i quattro incendiari, due dei quali hanno reso piena confessione. Testimoni e autori hanno tutti 11 anni – spiega ancora perplesso.

Teatro della vicenda, in cui man mano ha preso corpo il progetto poi reso realtà, è un cortile in cui i ragazzini si trovano ogni giorno.

«Dal video della telecamera, che inquadrava uno scorcio del piazzale, siamo riusciti a riconoscere un paio di ragazzini. Uno di loro viene convocato in Questura insieme ai genitori». Dal suo racconto e da quello degli altri quattro coetanei, ascoltati in seguito,  testimoni dei fatti, si compone complessivamente il puzzle dei fatti, così avvenuti il 5 luglio scorso.

E’ ancora Nicola Fucarino a raccontare ciò che è accaduto nell’ex centrale del Latte. Sono due fratelli, entrambi di 11 anni, a chiamare i loro amichetti per segnalare la “ bravata” invitandoli ad osservare l’effetto delle fiamme.

«I due, avevano già annunciato  nei giorni precedenti agli altri bambini le loro intenzioni e appiccato un piccolo incendio in un altro luogo, vantandosene tra gli amichetti. Altri due ragazzini, sapendo che i fratellini volevano dare fuoco alla  ex centrale del Latte, li raggiungono quella mattina con una bottiglia di benzina da 1,5 litri  e fanno da palo all’operazione. I fratelli entrano nell’edificio, racimolano un po’ di fogli, aggiungono un po’ di plastica, versano un po’ di benzina e accendono. Le fiamme si sollevano ma subito dopo una folata di vento fa alzare il fuoco,  i ragazzini, spaventati, cercano di rimpallarsi il cumulo di carta, poi scappano facendo versare la benzina rimasta nella bottiglia». E’ l’inizio del rogo.

«Uno dei genitori degli autori  – precisa Fucarino – arriva sul luogo dell’incendio pochi minuti dopo  e vede i due “pali” e i suoi figli che fuggono. Impossibile immaginare che un padre denunci i propri  figli». La propensione agli incendi spettacolari era un “must” per i due fratelli che avevano già annunciato agli amici di voler dare fuoco ad una scuola elementare abbandonata dove avevano già portato cinque  bottiglie di benzina (che gli uomini della Mobile hanno rimosso, ndr.) e rotto un vetro per garantirsi la possibilità di ingresso indisturbato.

«Il gruppo – commenta Fucarino – esprime la propria crescita umana attraverso azioni criminali. La pubblicizzazione e promozione delle proprie imprese indica la loro voglia di sentirsi grandi all’interno del gruppo».

Sotto il profilo giuridico i quattro ragazzini non sono imputabili, ma il tribunale dei minori di Potenza ha già ricevuto la comunicazione che li riguarda e potrebbe procedere nei confronti delle famiglie.

Nel frattempo, a settimane dalle ipotesi più incredibili, ne appare una del tutto inaspettata che riesce a superare la realtà.

a.ciervo@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE