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Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha ricevuto un invito a comparire dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ambito delle indagini sul cosiddetto «caso Fallara» nella sua qualità di ex sindaco di Reggio. Il governatore calabrese, già sindaco di Reggio Calabria, ha diramato una nota nella quale comunica che: «in seguito agli sviluppi dell’indagine relativa al cosidetto «Caso Fallara», è stata depositata in data 14 giugno 2011 una relazione amministrativo-contabile disposta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a seguito della quale mi è stata notificata una comunicazione sul diritto di difesa con contestuale invito a comparire».
«In tale comunicazione – è scritto nel comunicato del governatore calabrese – mi viene contestato, unitamente ai revisori contabili all’epoca nominati dal consiglio comunale, il reato di falso in atto pubblico a causa di irregolarità contabili presenti nei bilanci comunali approvati negli anni 2008-2010.
Tengo a precisare – continua il presidente della Regione Calabria – come le responsabilità che mi vengono addebitate riguardino, esclusivamente, aspetti tecnico-amministrativi, che esulano dalle mie competenze politiche, e per i quali vengo coinvolto a cagione del mio ruolo di sindaco del Comune di Reggio Calabria all’epoca dei fatti oggetto di indagine. Sono fermamente convinto – si legge infine – che, nel corso dell’esame richiesto dai pubblici ministeri, potrò chiarire la mia totale estraneità ai fatti che oggi mi vengono contestati».

A Reggio i conti “taroccati”
L’inchiesta ha portato alla scoperta, da parte degli 007 del ministero delle Finanze, di un disavanzo di 170 mln di euro al Comune di Reggio. Numerose dunque le «irregolarità» nella relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia che hanno denunciato un buco di Bilancio nei conti di Palazzo San Giorgio. Una voragine accumulata dall’amministrazione comunale reggina negli anni che vanno dal 2006 al 2010.
«Per ciò che riguarda la situazione contabile dell’ente – scrivono gli ispettori ministeriali – sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico». Per giustificare il tutto «sono stati adottati artifici contabili al fine di occultare la reale situazione finanziaria dell’ente».
Non solo, quindi, un cattivo Bilancio, ma anche un Bilancio falsificato. «Tali irregolarità – hanno comportato l’esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore di quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di amministrazione, che il 31 dicembre del 2009 era superiore ai 140 milioni di euro». Situazione finanziaria dell’ente che «nel 2010 è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre 160 milioni di euro».
Il meccanismo che ha portato all’accumulo di debiti di tale portata viene spiegato da Logoteto e Tatò in maniera puntuale. Quando il comune approntava il Bilancio di previsione lo riempiva di crediti. Scriveva cioè che avrebbe incassato somme che in realtà «o non gli erano dovute o erano inesigibili».
Il Comune metteva in bilancio poste in entrata d’ogni tipo, per poi incassare solo la metà. Ovviamente dichiarare che si incassa molto, significava stare dentro il Patto di Stabilità, condizione necessaria per poter spendere, assumere, contrarre mutui, pagare consulenze e progettazioni. Quando poi i conti non tornavano più, l’amministrazione non onorava gli impegni.
E la lista dei creditori si allungava, mentre i debiti nel Bilancio non figuravano.
Al 2010, il comune deve ad “Acque reggine” (depurazione delle acque) 12 milioni di euro, alla Multiservizi (società mista per le manutenzioni) spettano 8 milioni e alla Leonia (per la raccolta dei rifiuti) più di cinque milioni di euro. Si legge anche che il comune deve al Commissario delegato per i rifiuti 33 milioni e 700 mila euro.
Ironia della sorte vuole che oggi alla guida della struttura creditrice ci sia Graziano Melandri, che prima era assessore comunale di Reggio Calabria. Alla fine, ufficialmente, i conti erano a posto. La dirigente del settore Orsola Fallara, finita nell’occhio del ciclone a novembre scorso per una denuncia di Demetrio Naccari e Sebi Romeo del Pd, si è tragicamente tolta la vita a dicembre dello scorso anno. Aveva delle responsabilità, ma non era l’unica.

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