X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

 La frase «innocenti depistaggi» – pronunciata dall’allora questore di Potenza, Romolo Panico, immediatamente dopo il ritrovamento del corpo di Elisa Claps, nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, per definire alcuni passaggi investigativi – fu «detta male e io esposi un concetto in maniera banale, ovvero che una parte delle indagini, subito dopo la scomparsa della ragazza, furono anche depistate da elementi frutto della fantasia».

E’ lo stesso Panico – oggi a Potenza nel corso di un processo per falsa testimonianza in cui sono imputate le donne che si occupavano delle pulizie nella Chiesa della Trinità – a chiarire la
vicenda, rispondendo alle domande dell’avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta.

«Ho esposto un mio concetto in modo errato, banale, e mi sono pentito di averlo spiegato in questa maniera: intendevo dire – ha proseguito Panico – che subito dopo la scomparsa di Elisa ci furono reali depistaggi, come quelli di Danilo Restivo, ma furono forniti agli investigatori anche elementi frutto di fantasia o di sviste, ma non voluti, che determinarono errori nelle indagini».

Subito dopo è stato ascoltato in aula anche Antonio Lacerenza, il titolare della ditta che si sarebbe dovuta occupare dei lavori di riparazione del sottotetto (che portarono al ritrovamento del corpo il 17 marzo 2010), il quale ha precisato che da un paio di sopralluoghi emerse la necessità di risistemare il terrazzo della chiesa, allagato per l’ostruzione di una grondaia «e forse c’erano anche alcune crepe» ma non del sottotetto: «Vidi che la porta del sottotetto – ha precisato Lacerenza – era aperta e chiesi di chiuderla e pulire la grondaia antistante, e per questo mi sono rivolto a un’altra ditta specializzata in queste cose, ma fu l’operaio a scegliere di ispezionare anche l’abbaino, e mi chiamò terrorizzato spiegandomi di aver trovato uno scheletro». Sulla presenza di un
quarto operaio, emerso durante il dibattimento, l’imprenditore ha spiegato di non essersi recato nella Trinità il 17 marzo, ma di aver saputo della presenza di questa quarta persona solo
dalle recenti cronache giornalistiche, chiedendo poi spiegazioni: «Fu chiamato – ha concluso – solo per recuperare alcuni attrezzi, ma mi hanno spiegato che l’uomo non è salito sul sottotetto, e lui stesso me lo ha confermato quando di recente l’ho incontrato, suggerendogli anche di recarsi in Questura per precisare i dettagli di questa vicenda». (ANSA).

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE