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Paolo Verri, tutto il Consiglio comunale è che con lei: pronto ad assecondare gli ulteriori passi che dovranno essere fatti in direzione di Matera 2019. Se l’aspettava?

Guardi che quel che è accaduto ieri in aula può segnare uno spartiacque nella storia di questa città. Mentre ringraziavo il Consiglio per il plebiscito al dossier con il quale presentiamo la nostra candidatura mi sono commosso, davvero. Ho compreso che i consiglieri avevano capito. Mica accade tutti i giorni che un’assemblea cittadina aderisca compatta a un programma che riguarda il futuro di tutti. Ho visto tante città in gara per ospitare eventi anche di grande livello internazionale. Ma non ho mai assistito a un consenso  così massiccio, così solido.

Come se lo spiega?

Questa è una candidatura diversa dalle altre. Ciò che è in gioco, come ha detto molto opportunamente un consigliere dell’opposizione, è qualcosa che va al di là degli schieramenti di partito. Viene prima la città, ha detto. Giusto. Questa delibera segna una traccia, diventa un vincolo perché ognuno si assuma la propria parte di responsabilità in un percorso che ha per traguardo la crescita di tutta la città. Forse si è compreso che anteponendo l’interesse collettivo a quello dei singoli si fa anche il bene di questi ultimi. Non era scontato.

Insomma, una piccola rivoluzione…

Non lo dico io, questa città è molto cambiata negli ultimi anni. La candidatura a capitale europea della cultura doveva servire proprio a questo: a cambiare noi stessi e a promuovere la diffusione di una nuova mentalità. E’ quello che sta accadendo. La città ha realizzato che si sta giocando una partita forse decisiva per il suo futuro. Ieri, alla conferenza stampa di presentazione di Materadio c’erano 40 associazioni, si rende conto? Lavoreranno insieme per il varo di questa manifestazione. “Insieme”: a Matera sembrava una parola tabù. Emerge un modello culturale e sociale completamente nuovo. Questa è la vera rivoluzione messa in moto dalla candidatura: mettere d’accordo le persone sul fare le cose.

Beh, insomma, ci sono anche voci fuori del coro. Buccico, per esempio…

Ho letto l’intervista data al Quotidiano. Buccico,  più che altro, pone un problema di città e di classi dirigenti. Per quanto riguarda la candidatura gli dobbiamo molto. Se esiste Matera 2019 è grazie a Buccico, è perché lui avuto la capacità di guardare lontano.

Sì, ma Buccico ce l’ha anche con coloro che hanno un ruolo-guida per la città. Come risponde?

Che ha torto. Sbaglia l’analisi sociologica dei fenomeni urbani in corso. Non soltanto a Matera ma ovunque manca ormai una borghesia trainante. Glielo dice uno che per lavoro è sempre in giro per il mondo. Ormai lo sviluppo viene interpretato da una tipologia di cittadini molto diversi da quelli che ha in mente Buccico. Giovanissimi, dinamici, sono soggetti che scommettono sul cambiamento, nel quale sono immersi come pesci nell’acqua. Sanno che il mondo è in continuo e rapidissimo movimento e non c’è tempo di aspettare le istituzioni. Per loro è indifferente stare a Matera o a Seattle, vanno nelle città dove ci sono cambiamenti in atto…

Tra quelli che mugugnano su Matera 2019, però, ce ne sono anche a sinistra: i ragazzi delle associazioni che si muovono, per così dire, dal basso. Con quel mondo in che rapporti siete?

Ma vede, io sto qua da appena due anni, ne ho incontrati tanti. Non tutti certo. E mi dispiace. Vorrei conoscerli meglio. Ma ci sarà tempo.

Insomma non chiude la porta a nessuno?

La verità è che qua non abbiamo neanche cominciato. Saremo ufficialmente candidati tra qualche giorno. Da quel momento entreremo in una nuova fase. Per ora abbiamo messo dei paletti, segnato il campo. Con alcune associazioni, molto attive nella regione, già stiamo lavorando. Capisco che qualcuno vorrebbe avere un ruolo più attivo. Ma ripeto, il vero lavoro deve ancora cominciare. Fin qui abbiamo intrecciato rapporti, diciamo così, a campione, simbolici; abbiamo puntato a creare le condizioni per poter lavorare. La vera partita, però,  deve ancora cominciare…

Quali sono le prossime tappe?

Domani presentiamo il dossier per la candidatura a Roma. Entro febbraio sapremo se siamo tra le città preselezionate (ce ne sono ben diciotto in corsa). A quel punto si tratterà di integrare le informazioni  contenute nel Dossier.  Dovremo presentare il programma culturale completo (con tanto di slogan); illustrare la campagna di comunicazione; dare assicurazioni sul budget e sulla sua gestione. Insomma abbiamo molti  esami ancora da fare…

Senta Verri, facciamo scongiuri, ma lei  non teme che , se le cose andassero storte, l’avrebbe vinta una certo diffuso scetticismo materano?

Lo scetticismo di una parte della città è naturale. A Torino, quando si trattò di candidarsi per le Olimpiadi invernali, ce n’erano che si lamentavano e dicevano: “Ma a che ci servono?”. Quando poi la scommessa fu vinta e quei cittadini si videro su giornali e tg di tutto il mondo, cambiarono idea anche loro. Lo stesso accadrà qui. E le aggiungo: che si vinca o meno, non è importante. Importante è il modo con cui si arriva al risultato. Se avremo fatto bene il nostro lavoro la città se ne gioverà comunque. Perché il cambiamento sarà stato avviato.

a.grassi@luedi.it

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