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CARO direttore, sono in treno e la Basilicata man mano che mi allontano diventa un punto. Non più la terra aspra, piena d’interstizi sconosciuti dove la modernità si annida e si nasconde, ma la terra della memoria, quella elaborazione di ricordi proustiani senza tempo. Il viaggio mi riporta alla intervista che hai fatto a Di Consoli che ha suscitato, tra i lettori del tuo giornale e nei bar, molte reazioni. Anche io l’ho letta attentamente ma, sarà stata la calura, mi è venuto da sospirare “ancora”. L’immagine infatti di questo presunto “tipo antropologico” lucano è molto antica. La trovi nelle pagine di Sinisgalli quando scriveva che tra i meridionali i lucani sono quelli che lavorano, si piegano e non disturbano. Fin da adolescente mi infastidiva. Sarà che ho sempre disturbato! In politica dove conta pure l’immaginario quella è la Basilicata che Colombo ha preteso e costruito. Quella è Basilicata che i comunisti non hanno saputo trasformare, perché impegnati a contrapporsi all’avversario come se fosse il male assoluto. In questo giro di sconfitte non si è riusciti a valorizzare invece quegli sprazzi di discontinuità che hanno rappresentato alcune esperienze straordinarie, che alludevano nei fatti ad un’altra possibilità. Ne cito due per affetto, Scotellaro e Mancino, che non sono mai diventate le storie di un’altra lucania in modo diffuso. Se lo avessimo fatto non scambieremmo la povertà di oggi con quella di ieri. La Basilicata di oggi, come il Lazio, come la Lombardia è abitato da precari di questo tempo che poco hanno in comune con la miseria diffusa all’inizio del secolo. Non cogliere questo particolare impedisce di comprendere la paura, le troppe “mancanze” che segnano e angosciano le vite e inevitabilmente modificano la democrazia. In questa regione dalle relazioni corte questo cancro cresce a dismisura. Descrivere i giovani come dei passivi, quasi fossero colpevoli, mi sembra smisurato. La maggior parte del ceto medio vive a ridosso del bisogno. Questo dicono i dati statistici, questa è la realtà che viviamo e non può non avere pesanti conseguenze, anche antropologiche che oltrepassano i nostri confini.
Non è il frutto di una qualche maledizione, è semplicemente l’effetto delle politiche degli ultimi almeno 20 anni. Oggi siamo di fronte al fallimento di un modello e il nuovo stenta a nascere e indicare altre vie. Anche in Basilicata dove il centrosinistra ha governato senza sosta, lo ha fatto in perfetta adesione alle teorie liberiste sia con Bubbico che con De Filippo. Gli assi del miracolo mancato mi sembrano gli stessi. Oggi infatti discutere del nostro futuro e pretendere di schierarsi con De Filippo o con Folino è vecchio e noioso. Ciascuno di noi ha la sua storia e le sue simpatie ma pensare di avere l’erede della Dc e quello del Pci per continuare a non fare nulla è fuori tempo. Sono una comunista di sicuro eretica, ma possiamo dire che non ci sono più i grandi partiti meno che mai le ragioni di rituali che ci portano fuori dall’attualità.
Abbiamo bisogno di una nuova intellettualità giovane che si prende le opportunità continuamente negate da personalismi e campagne di pennaioli. Abbiamo bisogno di un pensiero e di un discorso pubblico che un’altra generazione ha il diritto di costruire. Un buon centrosinistra e chi può lo faccia subito, sa mettere la testa su come si scardina la precarietà e si liberano energie di democrazia e uguaglianza le uniche che permetterebbero di attraversare la crisi. Reddito minimo può essere un’idea direttrice. Facciamolo subito e diamo qualità al centrosinistra e alla politica.
L’oggi si presenta complesso in Basilicata e in Europa. Nessuno si è accorto di che cosa è accaduto a Londra?
I riots londinesi dicono anche che non si può scaricare la crisi su chi già la paga. Queste ribellioni sembrano non conoscere la mediazione della politica e ci gettano in una terra inesplorata. Credo che non saremo immuni da queste reazioni. Non si vuole essere poveri e mi pare giusto, non è una questione di vergogna è una questione di vita. Si reagisce perché si rifiuta la povertà.
Se questo è vero la politica ha bisogno di alternative e la Basilicata ha bisogno di giovani. Io sono appena entrata in terra Toscana dove nel lontano 99 ho vinto il concorso a cattedra e qui farò la docente. Non sarò silente e non farò mancare il mio contributo, confidando anche nel fatto che mi ospiterai sul tuo giornale tutte le volte che lo riterrai opportuno. Un modo per continuare ad esserci. Sono certa che molti lucani saranno con me sulle strade giuste dell’autunno: quelle che chiederanno reddito, diritti e democrazia, altro che pareggio di bilancio in costituzione, così anche la legge delle leggi potrà giustificare i tagli. In questo balletto dove le vite si annullano per alcuni la legge elettorale è il problema principale Ops questo è il film di Veltroni, con co-starring i soliti noti da D’alema ai nostri corregionali. Io diserto dalla vecchiaia e faccio appello ai giovani che sia una grande riots per salvare il pianeta… questo autunno.

Angela Lombardi
(*già parlamentare Prc. Cpn Prc)

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