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Sotto assedio Asi, Confindustria e Ance. Tiro a bersaglio ai dirigenti. Due giorni fa è stata incendiata l’auto al presidente dell’associazione nazionale costruttori edili, Francesco Siclari, a Reggio, mentre a Cosenza è arrivato un pacchetto all’indirizzo dell’Asi (Area per lo Sviluppo Indistriale) per Stefania Frasca, la direttrice, dentro c’era un cuore, un cuore d’animale, un cuore, simbolo di minaccia di morte. Segno chiaro. Inequivocabile.
Ieri al presidente di Confindustria di Reggio, Lucio Dattola qualcuno ha dato alle fiamme l’auto. Dattola è presidente della Camera di Commercio e di UnionCamere Calabria. La vettura era parcheggiata nei pressi della sua abitazione. Sono intervenuti i vigili del fuoco e la Polizia di Stato. Si cercano i colpevoli. A Reggio due raid alle istituzioni, a Cosenza un pacchetto intimidatorio che racconta la ‘ndrangheta d’altri tempi. Stefania Frasca, direttrice dell’Asi, è stata avvisata dai suoi dipendenti. Si è precipitata in ufficio ed era incredula davanti a quel pacchetto grondante sangue, con dentro un cuore, strappato ad un animale.
Al di là della pioggia di solidarietà di rito, per tutti, da parte di Comune, Provincia, Regione, di deputati e sindacati c’è un dato comune: in due giorni tra Cosenza e Reggio è stato frontale, diretto l’attacco alle istituzioni in qualche modo legate alle imprese.
“Non sono impaurita, ma arrabbiata – dice Stefania Frasca, direttrice dell’Asi di Cosenza – credo si tratti di un gesto di pessimo gusto, il punto è che chi in Calabria fa rispettare le leggi non sempre si ritrova ad avere una vita facile. Ho avuto altre minacce in passato. Ma temo più le intimidazioni che non appaiono tali”. La Frasca è una donna forte. Moglie e madre. Da cinque anni lavora nel settore dell’Asi. Più che terrorizzata, come vorrebbe qualcuno, è indignata. E aggiunge: “Non so quale possa essere l’origine di tale minaccia. Forse a qualcuno a cui abbiamo detto troppi no. Ma il nostro lavoro è far rispettare la legge e io e i miei dipendenti continueremo a farlo”.
Dattola a Reggio e non sono è un uomo in vista. Come Siclari. Non ha mai esitato a dire la sua opinione nei momenti cruciali della storia della città, anche quando era controcorrente.

SOTTO assedio Asi, Camera di Commercio e Ance. Tiro a bersaglio ai dirigenti. Due giorni fa è stata incendiata l’auto al presidente dell’associazione nazionale costruttori edili, Francesco Siclari, a Reggio, mentre a Cosenza è arrivato un pacchetto all’indirizzo dell’Asi (Area per lo Sviluppo Industriale) per Stefania Frasca, la direttrice, dentro c’era un cuore, un cuore d’animale, simbolo di minaccia di morte. Segno chiaro. Inequivocabile.

 

Ieri a Reggio qualcuno ha dato alle fiamme l’auto di Lucio Dattola, presidente della Camera di Commercio e di UnionCamere Calabria. La vettura era parcheggiata nei pressi della sua abitazione. Sono intervenuti i vigili del fuoco e la Polizia di Stato. Si cercano i colpevoli. E la notte prima era stata bruciata la vettura del presidente Ance reggina, Francesco Siclari. 

A Reggio due raid alle istituzioni, a Cosenza un pacchetto intimidatorio che racconta la ‘ndrangheta d’altri tempi.  Stefania Frasca, direttrice dell’Asi, è stata avvisata dai suoi dipendenti. Si è precipitata in ufficio ed era incredula davanti a quel pacchetto grondante sangue, con dentro un cuore, strappato ad un animale. Al di là della pioggia di solidarietà di rito, per tutti, da parte di Comune, Provincia, Regione, di deputati e sindacati c’è un dato comune: in due giorni tra Cosenza e Reggio è stato frontale, diretto l’attacco alle istituzioni in qualche modo legate alle imprese. «Non sono impaurita, ma arrabbiata – dice Stefania Frasca, direttrice dell’Asi di Cosenza – credo si tratti di un gesto di pessimo gusto, il punto è che chi in Calabria fa rispettare le leggi non sempre si ritrova ad avere una vita facile. Ho avuto altre minacce in passato. Ma temo più le intimidazioni che non appaiono tali». La Frasca è una donna forte. Moglie e madre. Da cinque anni lavora nel settore dell’Asi. Più che terrorizzata, come vorrebbe qualcuno, è indignata. E aggiunge: «Non so quale possa essere l’origine di tale minaccia. Forse a qualcuno a cui abbiamo detto troppi no. Ma il nostro lavoro è far rispettare la legge e io e i miei dipendenti continueremo a farlo». Dattola a Reggio è un uomo in vista. Come Siclari. Non ha mai esitato a dire la sua opinione nei momenti cruciali della storia della città, anche quando era controcorrente.

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