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di ANTONIO CORRADO
LA provincia materana è uno scrigno di perle tutte da scoprire. Al di là delle ben note spiagge incontaminate ed a misura di bambino, l’entroterra custodisce un patrimonio paesaggistico, monumentale e storico di notevole rilievo, tanto più perchè a volte non annoverato nelle guide turistiche più blasonate. Quale migliore occasione se non il Ferragosto, per fare un volo d’aquila sul Materano? Oggi, con l’aiuto di un’agevole guida realizzata dai Gal Bradanica e Le Macine, insieme alla Provincia,  proponiamo alcuni itinerari ed un “piano di battaglia” per riempire la giornata più calda dell’estate, tuffandosi nel mare e nell’entroterra lucano.
IL MARE
Viste le alte temperature di questi giorni, la mattinata del turista nel Materano deve rigorosamente prediligere lo splendido mar Jonio. C’è da soddisfare tutti i gusti, le famiglie con bambini piccoli possono approfittare dei bassissimi fondali sabbiosi ai lidi 48 e San Basilio di Pisticci, dove servizi di qualità con prezzi molto abbordabili (ad esempio il lido San Basilio propone ombrellone e sdraio a 5 euro) e acqua pulita, possono riempire e rinfrescare dalla canicola mattutina. Poi ci sono le spiagge più “selvagge” di Scanzano Jonico e quelle un po’ più caotiche, ma ugualmente abbordabili, di Policoro e Nova Siri. Infine Metaponto, storica regina dello Jonio dove si registra da sempre un grande afflusso, essendo meta anche dei villeggianti lucani. Basta fare pochi chilometri più a sud per tuffarsi nel mare “di pietre” della Calabria jonica, tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, a circa 120 chilometri da Matera e 60 Metaponto. Verso nord, infine, ci sono le spiagge pugliesi di Ginosa e Castellaneta, dove il caos regna sovrano. 
ITINERARI
NELL’’ENTROTERRA
Il primo pomeriggio di Ferragosto, dopo un pranzo distensivo ma leggero, dalla costa ci si può avventurare nello splendito entroterra materano. In pochi chilometri si passa dal litorale marino alle montagne, intervallate da un paesaggio scandito da dolci colline e dai tanti paesi arroccati sulle vette e sulle creste calanchive. Qui la mente va immediatamente alle innumerevoli sequenze cinematografiche realizzate. Il viaggiatore che si ferma, scoprirà uno scrigno di tesori, in buona parte ancora nascosti, un patrimonio storico–naturalistico di inestimabile valore. La provincia non è solo questo, è anche folcklore ed eventi, ricchissimi cartelli con appuntamenti jazz, musica classica, sagre e feste religiose e tanto tracking naturalistico, fino ad appagare il palato con i piatti genuini della fertile terra lucana, magari concedendosi una cena che compensi i “tagli del pranzo”.
In questa terra l’ospitalità è di casa, la naturale accoglienza della civiltà contadina permette una visita senza sentirsi straniero, lontani dagli sguardi indiscreti del turismo di massa. C’è un’Italia brillante e mondana, sempre sotto i riflettori, con luoghi prediletti da protagonisti e presenzialisti, all’insegna di feste, chiasso e pettegolezzi. Ma c’è anche un’Italia defilata e tranquilla, interprete di uno stile antico e attualissimo, dove ancora si vive nel segno della civiltà come appunto l’entroterra della provincia di Matera. 
Una terra antica non lontana dalla più famosa Puglia, dove si incontrano masserie e aziende agricole in pietra, casolari e borghi antichi, parchi letterali e set cinematografici naturali. Proprio qui si incontra una civiltà squisita e discreta; uno stile contadino, rasserenante, lontano da ogni tipo di eccessi. In questa terra, dove vivevano e si nascondevano i Briganti, chi ha voglia di trascorrere un pomeriggio, un giorno, un weekend o una più lunga vacanza senza sentirsi straniero, ma trovando oltre l’alloggio confortevole a prezzi equi. Di seguito proponiamo tre itinerari tra storia e paesaggistico lungo alcune suggestive direttrici.
Passeggiata tra i Parchi letterari (ideale per motociclisti)
E’ il percorso più lungo, soprattutto se si parte dalla fascia jonica, un viaggio dell’immaginazione per immergersi in una natura ancora incontaminata, in scenari affascinanti e sconosciuti. Dal Metapontino lungo la Ss 407 Basentana (circa un’ora di auto su superstrada a 4 corsie) e da Matera percorrendo la Sp Matera-Grassano, in poco più di 30 minuti, si arriva a Grassano, “…una piccola Gerusalemme immaginaria, tutta bianca, quasi irreale come l’immagine di un miraggio”. La visita a Grassano inizia con i luoghi descritti nel “Cristo” ed immortalati da Carlo Levi, si cammina per corso Umberto dove si trova la locanda Prisco, a quel tempo “rinomata come la migliore della provincia”, la vecchia Caserma dei carabinieri, il Palazzo Materi, (con salone affrescato da Anselmo Palmieri di Polla) e il Caffè Brandi, detti anche i duecento passi, in cui si esauriva “tutta la vita mondana di Grassano”; si continua per il palazzo Revertera in via Forno, dove Carlo Levi fu ospite del signor Orlando. Nella parte alta del paese Casa Schiavone, in via Capolegrotte 19, dove Carlo Levi andò ad abitare dopo la sua breve permanenza alla locanda Prisco, la Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista, di stile barocco si presenta a tre navate con cupola sul presbiterio, preceduta da un sagrato che offre un ampio panorama. Oltrepassato il rione Capolegrotte, si arriva ai Cinti, recentemente valorizzati mediante appositi lavori di recupero, con le relative grotte e con le rocce di notevole interesse geologico; luogo di ispirazione pittorica, che furono immortalati in due celebri quadri: La strada delle Grotte e Dietro Grassano, da visitare sono anche i luoghi legati alla storia del paese: Piazza Arcangelo Il Vento, con il Municipio, l’attigua Chiesa della Madonna del Carmine, con il caratteristico presepe palestinese di Artese, la Sala consiliare con i bellissimi affreschi di scuola napoletana raffiguranti Le nozze di Cana e L’ultima cena; via Meridionale, con gli antichi “lammioni” trasformati in negozi, la piazza S. Domenico col monumento al Seminatore e, alla sua estremità, la Chiesa della Madonna della Neve col poco comune campanile a cipolla. L’itinerario prosegue per Aliano, 90 km di distanza, paesaggi molto vari si alternano, la natura si sussegue, aspra nelle vicinanze di Grassano (la Sp 277 un po’ martoriata da buche e fondo disconnesso, ma la Basilicata è anche questo) e poi sempre più rigogliosa percorrendo la Ss 407 in direzione Potenza, a Gallipoli si continua per la Sp 107 e si entra nel Parco regionale Gallipoli – Cognato – Piccole Dolomiti lucane, ideale per una sosta nella foresta e per ammirare le Dolomiti dalle forme bizzarre; dopo il borgo di Accettura (mt 770) si continua per la Sp 103 ex Ss 277 e si arriva ad Aliano, Gaglianonel romanzo Cristo si è fermato a Eboli, con il mondo di Carlo Levi. Un paese immobile nel tempo, dove si ha l’impressione che nulla sia cambiato. Questo è quel che succede al visitatore uscendo dalla casa di Carlo Levi per inoltrarsi nei vicoli e nelle piazzette del centro storico. Si attraversa la piccola porzione di paese che il confinato era autorizzato a percorrere, dalla sua abitazione al cimitero (dove per espressa volontà dello scrittore, il suo corpo riposa dal 1975), per scoprire le caratteristiche dell’architettura popolare lucana. E subito saltano agli occhi le case, quelle case “con gli occhi” a cui sono dedicate alcune delle più suggestive pagine del libro. Ad Aliano la gente, i panorami, i colori, i calanchi, le valli sembreranno ancora quadri dipinti ispirati alle pagine del testo. Prima di lasciare il piccolo centro una visita su una collina a sinistra del fiume Agri solcata dai tipici calanchi, dove nel 1982, a seguito di scavi casuali è venuto alla luce una necropoli (prima metà del secolo VII – inizi V a.C). Da Aliano, si continua (Ss 598) (Ss 92) Sp ex Ss 104 e percorrendo 45 Km si arriva a Valsinni, nella terra della poetessa Isabella Morra. Sospesa fra il mare e i monti e lambìta dalle acque del fiume Sinni, che ha qui il suo corso più stretto, incassato tra rupi scoscese, prima di allargarsi verso la marina. Domina e quasi soggioga il centro la mole del Castello dei Morra, intorno al quale si snodano in file concentriche e sovrapposte i vicoli del borgo antico, separati tra loro dai caratteristici “gafi”, paesaggi coperti a volta. Alle spalle si erge il monte Coppolo, straordinario punto panoramico del golfo di Taranto, che alla valenza naturalistica associa quella storica conservando le Mura dell’antica Lagaria, fondata secondo la leggenda da Epeo, costruttore del Cavallo di Troia. E’ sede del Parco Letterario “Isabella Morra” la poetessa, figlia del feudatario del castello, considerata una delle voci più originali e autentiche della lirica femminile del ‘500. Isabella Morra visse e morì nell’antico borgo di Favale (oggi Valsinni), nel cupo e profondo Sud del Cinquecento. Le dicerie della gente furono tali che i fratelli di lei, in nome di una sanguinosa vendetta, la uccisero, mentre l’amante Diego Sandoval de Castro fu trucidato un anno dopo. Il Parco secondo in Italia e primo nel Sud, ha ricevuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano. Infine, il viaggio prosegue verso la Sinnica (Ss 653) e si conclude nel territorio di Tursi, con la Rabatana e il Santuario di S. Maria d’Anglona, “La terra del Ricordo” di Albino Pierro, più volte candidato al premio Nobel per la letteratura. La visita a Tursi inizia dalla piazza, si visita il centro storico, la Casa di Pierro, si sale la “petrizze” ed ammirando il paesaggio dalle “Jaramme” si arriva in Rabatana, testimonianza dell’insediamento arabo. La Rabatana (da Rabhàdi’, borgo), è situata nel punto più alto del paese
ed è letteralmente circondata per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni che costituiscono il fantastico mondo delle “Jaramme” di Albino Pierro, le cui poesie in dialetto tursitano raffigurano l’anima lucana ed hanno come tema dominante il mondo autobiografico della fanciullezza. Le origini della Rabatana risalgono alla costruzione del castello da parte dei Visigoti di Alarico nel V sec. d.c. Sull’antico abitato sorse nel Medioevo un nuovo centro, di cui oggi rimane solo la chiesa di Santa Maria di Anglona (XI sec.). 
Del complesso religioso il visitatore può ammirare, oltre al ciclo degli affreschi, il campanile quadrangolare con bifore a doppia colonnina, l’abside semicircolare con archetti pensili ed il magnifico portale della fine dell’XI secolo, sormontato da figure di volti umani, dai simboli dei quattro evangelisti con al centro l’Agnello e, ai lati, dalle figure dei Santi Pietro e Paolo.
Sulle tracce dei briganti
La Basilicata è notoriamente terra di Briganti, così tra i boschi del Materano è facile imbattersi in luoghi suggestivi, facili nascondigli del passato. Partendo da Matera, si percorre la Ss 7 (Matera-Ferrandina), verso per la Ss 407 (Basentana) in direzione Potenza, che costeggia uno dei 4 fiumi della Basilicata, il Basento. Giunti allo Scalo di Grassano, Garaguso, Tricarico, proseguiamo per la Sp ex Ss 277 direzione Garaguso, per arrivare a Oliveto Lucano, paese il cui nome trae origine dalla diffusa coltivazione dell’ulivo, un tempo era di grandi dimensioni in quanto comprendeva Calciano e Garaguso come sue frazioni, ma oggi è un piccolo borgo incastonato nella foresta di Gallipoli Cognato. Sorge alle falde del monte Croccia, in un territorio ricco di boschi di cerri e querce di alto fusto e guarda dall’alto le magnifiche pianure della Magna Grecia. Si racconta che il
villaggio sorse sulle ceneri di un insediamento che si sviluppava intorno alle dimore dei briganti. Una perla da visitare. Percorrendo i boschi circostanti la suggestione ancora una volta prende il sopravvento, la percezione di misteriose ed inquietanti presenze rende avventurosa la passeggiata. Lasciando Oliveto, percorrendo la Sp ex Ss 277 per 17 km, ad Accettura. Antico centro bizantino, sul finire del X secolo divenne sede vescovile di rito greco e dal 1048, data dell’occupazione normanna, assunse la fisionomia di nucleo medioevale fortificato. Incastonata nel meraviglioso Parco di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane, veniva chiamata Acceptor (sparviero) o Acceptoia (località in cui si allevavano sparvieri); ma i vecchi raccontano che Accettura significherebbe “colei che accetta tutti”. Prossima tappa è Stigliano, dove si arriva percorrendo la Sp ex Ss 277 e la Sp ex Ss 103, dopo soli 17 km. Arrampicato sul Monte Serra a circa 1.000 metri, questo paese affascina immediatamente per l’importanza del suo nome, deriverebbe dal gentilizio
Hostilius cognome comune all’epocadell’antica Roma. Stigliano, che ha origini antichissime, in epoca feudale appartenne ai Della Marra a cui si susseguirono i Carafa ed i Colonna. Una storia gloriosa di cui c’è traccia ovunque nei suoi vicoli. Nel 1637, quando la Basilicata fu dichiarata autonoma, divenne per un breve periodo capoluogo. Qui siamo nel cuore della terra dei briganti. Il viaggio prosegue per la Sp ex Ss 103, e dopo soli 14 km si arriva a Cirigliano, il paese più meno popolato del Materano. La prima testimonianza scritta della sua esistenza risale al 1060 come risulta da una Bolla emanata in tale anno dalla Diocesi di Tricarico. Ci sono resti delle antiche mura e un palazzo baronale con una imponente torre ellittica del XVI sec., peraltro unica in Italia. A due passi (6 chilometri) c’è Gorgoglione, detta “città della pietra”, dato che una delle sue risorse naturali è, appunto, la pietra, più volte utilizzata sia in regione che in molte città italiane per riqualificare i centri storici e i complessi monumentali. Le sue origini sono antichissime, pare infatti che Gorgoglione risalga al IV sec. a.C. testimoniato dal ritrovamento di alcune tombe di quel periodo. Qui c’è la Grotta dei Briganti, testimonianza suggestiva di una epopea, quella del brigantaggio post-unitario, che ha visto le grotte protagoniste assolute costituendo una sicura dimora per quei personaggi costretti continuamente alla fuga.
Lungo l’Appia antica (anche per motociclisti)
Uscendo da Matera, si prosegue verso Sud per via Montescaglioso, dalle spiagge joniche basta imboccare la Sp 175 dalla Ss 106 jonica. Un percorso ideale anche per motociclisti, per la natura panoramica e il fondo stradale delle arterie da percorrere. Da Matera si arriva dopo 18 km a Montescaglioso (che prende il nome dal latino “mons Caveosus o mons Scabiosus”), località incantevole e pittoresca, recentemente insignita del titolo di “Gioiello d’Italia”. I numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio, attestano l’importanza del paese come centro indigeno di rilevanza pre-lucana e lucana. Nel 1953, fu scoperta nel rione Marco Polo un’intera necropoli. Uscendo da Montescaglioso si svolta per la Sp ex 380, continuando per la Ss 7 Appia, dopo aver percorso 26 km si arriva a Miglionico (nome dal latino “milium” terreno adatto alla piantagione del
miglio), che sorge su una collina attorniata a sud dal fiume Basento e a nord dal fiume Bradano. La storia di Miglionico è strettamente connessa alle vicende del suo “imponente” Castello, recintato da triplici mura di cinta. Uscendo da Miglionico, svoltando verso la Ss 7 dopo aver percorso 8 Km entriamo nella città di Grottole (trae il nome dal latino “Criptulae” piccole grotte scavate) piccolo borgo medioevale, circondato da vigneti, mandorleti e alberi di fico è tra i più antichi villaggi della Basilicata. Questo centro è stato fondato verso il VII secolo a.C. da coloni greci provenienti dalla costa jonica; al tempo dei romani divenne un piccolo presidio e stazione sulla via Appia. Prossima tappa, sempre lungo l’Appia, è Tricarico, (dal latino “Trigarium”, in passato maneggio dei cavalli”) ultima tappa del nostro itinerario. In lontananza si vede la torre d’origine normanna, simbolo del paese e antico feudo dei Revertera (duchi della Salandra) fino alle leggi eversive (sec.XIX) con gli storici rioni Rabatana e Saracena, costituiti con l’arrivo dei Saraceni agli inizi del II secolo, Tricarico iniziò ad avere una configurazione civica, ma solo con i romani questa città conobbe una espressione urbana.
Insomma, nel Materano si possono soddisfare davvero tutti gusti del palato, della vista e dell’anima, per villeggianti più o meno avventurosi. Quindi, buon Ferragosto a tutti.
a.corrado@luedi.it

La provincia materana è uno scrigno di perle tutte da scoprire. Al di là delle ben note spiagge incontaminate ed a misura di bambino, l’entroterra custodisce un patrimonio paesaggistico, monumentale e storico di notevole rilievo, tanto più perchè a volte non annoverato nelle guide turistiche più blasonate. Quale migliore occasione se non il Ferragosto, per fare un volo d’aquila sul Materano? Oggi, con l’aiuto di un’agevole guida realizzata dai Gal Bradanica e Le Macine, insieme alla Provincia,  proponiamo alcuni itinerari ed un “piano di battaglia” per riempire la giornata più calda dell’estate, tuffandosi nel mare e nell’entroterra lucano.

IL MARE
Viste le alte temperature di questi giorni, la mattinata del turista nel Materano deve rigorosamente prediligere lo splendido mar Jonio. C’è da soddisfare tutti i gusti, le famiglie con bambini piccoli possono approfittare dei bassissimi fondali sabbiosi ai lidi 48 e San Basilio di Pisticci, dove servizi di qualità con prezzi molto abbordabili (ad esempio il lido San Basilio propone ombrellone e sdraio a 5 euro) e acqua pulita, possono riempire e rinfrescare dalla canicola mattutina. Poi ci sono le spiagge più “selvagge” di Scanzano Jonico e quelle un po’ più caotiche, ma ugualmente abbordabili, di Policoro e Nova Siri. Infine Metaponto, storica regina dello Jonio dove si registra da sempre un grande afflusso, essendo meta anche dei villeggianti lucani. Basta fare pochi chilometri più a sud per tuffarsi nel mare “di pietre” della Calabria jonica, tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, a circa 120 chilometri da Matera e 60 Metaponto. Verso nord, infine, ci sono le spiagge pugliesi di Ginosa e Castellaneta, dove il caos regna sovrano. 

ITINERARINELL’’ENTROTERRA

Il primo pomeriggio di Ferragosto, dopo un pranzo distensivo ma leggero, dalla costa ci si può avventurare nello splendito entroterra materano. In pochi chilometri si passa dal litorale marino alle montagne, intervallate da un paesaggio scandito da dolci colline e dai tanti paesi arroccati sulle vette e sulle creste calanchive. Qui la mente va immediatamente alle innumerevoli sequenze cinematografiche realizzate. Il viaggiatore che si ferma, scoprirà uno scrigno di tesori, in buona parte ancora nascosti, un patrimonio storico–naturalistico di inestimabile valore. La provincia non è solo questo, è anche folcklore ed eventi, ricchissimi cartelli con appuntamenti jazz, musica classica, sagre e feste religiose e tanto tracking naturalistico, fino ad appagare il palato con i piatti genuini della fertile terra lucana, magari concedendosi una cena che compensi i “tagli del pranzo”.In questa terra l’ospitalità è di casa, la naturale accoglienza della civiltà contadina permette una visita senza sentirsi straniero, lontani dagli sguardi indiscreti del turismo di massa. C’è un’Italia brillante e mondana, sempre sotto i riflettori, con luoghi prediletti da protagonisti e presenzialisti, all’insegna di feste, chiasso e pettegolezzi. Ma c’è anche un’Italia defilata e tranquilla, interprete di uno stile antico e attualissimo, dove ancora si vive nel segno della civiltà come appunto l’entroterra della provincia di Matera. Una terra antica non lontana dalla più famosa Puglia, dove si incontrano masserie e aziende agricole in pietra, casolari e borghi antichi, parchi letterali e set cinematografici naturali. Proprio qui si incontra una civiltà squisita e discreta; uno stile contadino, rasserenante, lontano da ogni tipo di eccessi. In questa terra, dove vivevano e si nascondevano i Briganti, chi ha voglia di trascorrere un pomeriggio, un giorno, un weekend o una più lunga vacanza senza sentirsi straniero, ma trovando oltre l’alloggio confortevole a prezzi equi. Di seguito proponiamo tre itinerari tra storia e paesaggistico lungo alcune suggestive direttrici.

Passeggiata tra i Parchi letterari (ideale per motociclisti)

E’ il percorso più lungo, soprattutto se si parte dalla fascia jonica, un viaggio dell’immaginazione per immergersi in una natura ancora incontaminata, in scenari affascinanti e sconosciuti. Dal Metapontino lungo la Ss 407 Basentana (circa un’ora di auto su superstrada a 4 corsie) e da Matera percorrendo la Sp Matera-Grassano, in poco più di 30 minuti, si arriva a Grassano, “…una piccola Gerusalemme immaginaria, tutta bianca, quasi irreale come l’immagine di un miraggio”. La visita a Grassano inizia con i luoghi descritti nel “Cristo” ed immortalati da Carlo Levi, si cammina per corso Umberto dove si trova la locanda Prisco, a quel tempo “rinomata come la migliore della provincia”, la vecchia Caserma dei carabinieri, il Palazzo Materi, (con salone affrescato da Anselmo Palmieri di Polla) e il Caffè Brandi, detti anche i duecento passi, in cui si esauriva “tutta la vita mondana di Grassano”; si continua per il palazzo Revertera in via Forno, dove Carlo Levi fu ospite del signor Orlando. Nella parte alta del paese Casa Schiavone, in via Capolegrotte 19, dove Carlo Levi andò ad abitare dopo la sua breve permanenza alla locanda Prisco, la Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista, di stile barocco si presenta a tre navate con cupola sul presbiterio, preceduta da un sagrato che offre un ampio panorama. Oltrepassato il rione Capolegrotte, si arriva ai Cinti, recentemente valorizzati mediante appositi lavori di recupero, con le relative grotte e con le rocce di notevole interesse geologico; luogo di ispirazione pittorica, che furono immortalati in due celebri quadri: La strada delle Grotte e Dietro Grassano, da visitare sono anche i luoghi legati alla storia del paese: Piazza Arcangelo Il Vento, con il Municipio, l’attigua Chiesa della Madonna del Carmine, con il caratteristico presepe palestinese di Artese, la Sala consiliare con i bellissimi affreschi di scuola napoletana raffiguranti Le nozze di Cana e L’ultima cena; via Meridionale, con gli antichi “lammioni” trasformati in negozi, la piazza S. Domenico col monumento al Seminatore e, alla sua estremità, la Chiesa della Madonna della Neve col poco comune campanile a cipolla. L’itinerario prosegue per Aliano, 90 km di distanza, paesaggi molto vari si alternano, la natura si sussegue, aspra nelle vicinanze di Grassano (la Sp 277 un po’ martoriata da buche e fondo disconnesso, ma la Basilicata è anche questo) e poi sempre più rigogliosa percorrendo la Ss 407 in direzione Potenza, a Gallipoli si continua per la Sp 107 e si entra nel Parco regionale Gallipoli – Cognato – Piccole Dolomiti lucane, ideale per una sosta nella foresta e per ammirare le Dolomiti dalle forme bizzarre; dopo il borgo di Accettura (mt 770) si continua per la Sp 103 ex Ss 277 e si arriva ad Aliano, Gaglianonel romanzo Cristo si è fermato a Eboli, con il mondo di Carlo Levi. Un paese immobile nel tempo, dove si ha l’impressione che nulla sia cambiato. Questo è quel che succede al visitatore uscendo dalla casa di Carlo Levi per inoltrarsi nei vicoli e nelle piazzette del centro storico. Si attraversa la piccola porzione di paese che il confinato era autorizzato a percorrere, dalla sua abitazione al cimitero (dove per espressa volontà dello scrittore, il suo corpo riposa dal 1975), per scoprire le caratteristiche dell’architettura popolare lucana. E subito saltano agli occhi le case, quelle case “con gli occhi” a cui sono dedicate alcune delle più suggestive pagine del libro. Ad Aliano la gente, i panorami, i colori, i calanchi, le valli sembreranno ancora quadri dipinti ispirati alle pagine del testo. Prima di lasciare il piccolo centro una visita su una collina a sinistra del fiume Agri solcata dai tipici calanchi, dove nel 1982, a seguito di scavi casuali è venuto alla luce una necropoli (prima metà del secolo VII – inizi V a.C). Da Aliano, si continua (Ss 598) (Ss 92) Sp ex Ss 104 e percorrendo 45 Km si arriva a Valsinni, nella terra della poetessa Isabella Morra. Sospesa fra il mare e i monti e lambìta dalle acque del fiume Sinni, che ha qui il suo corso più stretto, incassato tra rupi scoscese, prima di allargarsi verso la marina. Domina e quasi soggioga il centro la mole del Castello dei Morra, intorno al quale si snodano in file concentriche e sovrapposte i vicoli del borgo antico, separati tra loro dai caratteristici “gafi”, paesaggi coperti a volta. Alle spalle si erge il monte Coppolo, straordinario punto panoramico del golfo di Taranto, che alla valenza naturalistica associa quella storica conservando le Mura dell’antica Lagaria, fondata secondo la leggenda da Epeo, costruttore del Cavallo di Troia. E’ sede del Parco Letterario “Isabella Morra” la poetessa, figlia del feudatario del castello, considerata una delle voci più originali e autentiche della lirica femminile del ‘500. Isabella Morra visse e morì nell’antico borgo di Favale (oggi Valsinni), nel cupo e profondo Sud del Cinquecento. Le dicerie della gente furono tali che i fratelli di lei, in nome di una sanguinosa vendetta, la uccisero, mentre l’amante Diego Sandoval de Castro fu trucidato un anno dopo. Il Parco secondo in Italia e primo nel Sud, ha ricevuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano. Infine, il viaggio prosegue verso la Sinnica (Ss 653) e si conclude nel territorio di Tursi, con la Rabatana e il Santuario di S. Maria d’Anglona, “La terra del Ricordo” di Albino Pierro, più volte candidato al premio Nobel per la letteratura. La visita a Tursi inizia dalla piazza, si visita il centro storico, la Casa di Pierro, si sale la “petrizze” ed ammirando il paesaggio dalle “Jaramme” si arriva in Rabatana, testimonianza dell’insediamento arabo. La Rabatana (da Rabhàdi’, borgo), è situata nel punto più alto del paeseed è letteralmente circondata per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni che costituiscono il fantastico mondo delle “Jaramme” di Albino Pierro, le cui poesie in dialetto tursitano raffigurano l’anima lucana ed hanno come tema dominante il mondo autobiografico della fanciullezza. Le origini della Rabatana risalgono alla costruzione del castello da parte dei Visigoti di Alarico nel V sec. d.c. Sull’antico abitato sorse nel Medioevo un nuovo centro, di cui oggi rimane solo la chiesa di Santa Maria di Anglona (XI sec.). Del complesso religioso il visitatore può ammirare, oltre al ciclo degli affreschi, il campanile quadrangolare con bifore a doppia colonnina, l’abside semicircolare con archetti pensili ed il magnifico portale della fine dell’XI secolo, sormontato da figure di volti umani, dai simboli dei quattro evangelisti con al centro l’Agnello e, ai lati, dalle figure dei Santi Pietro e Paolo.

Sulle tracce dei briganti

La Basilicata è notoriamente terra di Briganti, così tra i boschi del Materano è facile imbattersi in luoghi suggestivi, facili nascondigli del passato. Partendo da Matera, si percorre la Ss 7 (Matera-Ferrandina), verso per la Ss 407 (Basentana) in direzione Potenza, che costeggia uno dei 4 fiumi della Basilicata, il Basento. Giunti allo Scalo di Grassano, Garaguso, Tricarico, proseguiamo per la Sp ex Ss 277 direzione Garaguso, per arrivare a Oliveto Lucano, paese il cui nome trae origine dalla diffusa coltivazione dell’ulivo, un tempo era di grandi dimensioni in quanto comprendeva Calciano e Garaguso come sue frazioni, ma oggi è un piccolo borgo incastonato nella foresta di Gallipoli Cognato. Sorge alle falde del monte Croccia, in un territorio ricco di boschi di cerri e querce di alto fusto e guarda dall’alto le magnifiche pianure della Magna Grecia. Si racconta che ilvillaggio sorse sulle ceneri di un insediamento che si sviluppava intorno alle dimore dei briganti. Una perla da visitare. Percorrendo i boschi circostanti la suggestione ancora una volta prende il sopravvento, la percezione di misteriose ed inquietanti presenze rende avventurosa la passeggiata. Lasciando Oliveto, percorrendo la Sp ex Ss 277 per 17 km, ad Accettura. Antico centro bizantino, sul finire del X secolo divenne sede vescovile di rito greco e dal 1048, data dell’occupazione normanna, assunse la fisionomia di nucleo medioevale fortificato. Incastonata nel meraviglioso Parco di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane, veniva chiamata Acceptor (sparviero) o Acceptoia (località in cui si allevavano sparvieri); ma i vecchi raccontano che Accettura significherebbe “colei che accetta tutti”. Prossima tappa è Stigliano, dove si arriva percorrendo la Sp ex Ss 277 e la Sp ex Ss 103, dopo soli 17 km. Arrampicato sul Monte Serra a circa 1.000 metri, questo paese affascina immediatamente per l’importanza del suo nome, deriverebbe dal gentilizioHostilius cognome comune all’epocadell’antica Roma. Stigliano, che ha origini antichissime, in epoca feudale appartenne ai Della Marra a cui si susseguirono i Carafa ed i Colonna. Una storia gloriosa di cui c’è traccia ovunque nei suoi vicoli. Nel 1637, quando la Basilicata fu dichiarata autonoma, divenne per un breve periodo capoluogo. Qui siamo nel cuore della terra dei briganti. Il viaggio prosegue per la Sp ex Ss 103, e dopo soli 14 km si arriva a Cirigliano, il paese più meno popolato del Materano. La prima testimonianza scritta della sua esistenza risale al 1060 come risulta da una Bolla emanata in tale anno dalla Diocesi di Tricarico. Ci sono resti delle antiche mura e un palazzo baronale con una imponente torre ellittica del XVI sec., peraltro unica in Italia. A due passi (6 chilometri) c’è Gorgoglione, detta “città della pietra”, dato che una delle sue risorse naturali è, appunto, la pietra, più volte utilizzata sia in regione che in molte città italiane per riqualificare i centri storici e i complessi monumentali. Le sue origini sono antichissime, pare infatti che Gorgoglione risalga al IV sec. a.C. testimoniato dal ritrovamento di alcune tombe di quel periodo. Qui c’è la Grotta dei Briganti, testimonianza suggestiva di una epopea, quella del brigantaggio post-unitario, che ha visto le grotte protagoniste assolute costituendo una sicura dimora per quei personaggi costretti continuamente alla fuga.

Lungo l’Appia antica (anche per motociclisti)

Uscendo da Matera, si prosegue verso Sud per via Montescaglioso, dalle spiagge joniche basta imboccare la Sp 175 dalla Ss 106 jonica. Un percorso ideale anche per motociclisti, per la natura panoramica e il fondo stradale delle arterie da percorrere. Da Matera si arriva dopo 18 km a Montescaglioso (che prende il nome dal latino “mons Caveosus o mons Scabiosus”), località incantevole e pittoresca, recentemente insignita del titolo di “Gioiello d’Italia”. I numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio, attestano l’importanza del paese come centro indigeno di rilevanza pre-lucana e lucana. Nel 1953, fu scoperta nel rione Marco Polo un’intera necropoli. Uscendo da Montescaglioso si svolta per la Sp ex 380, continuando per la Ss 7 Appia, dopo aver percorso 26 km si arriva a Miglionico (nome dal latino “milium” terreno adatto alla piantagione delmiglio), che sorge su una collina attorniata a sud dal fiume Basento e a nord dal fiume Bradano. La storia di Miglionico è strettamente connessa alle vicende del suo “imponente” Castello, recintato da triplici mura di cinta. Uscendo da Miglionico, svoltando verso la Ss 7 dopo aver percorso 8 Km entriamo nella città di Grottole (trae il nome dal latino “Criptulae” piccole grotte scavate) piccolo borgo medioevale, circondato da vigneti, mandorleti e alberi di fico è tra i più antichi villaggi della Basilicata. Questo centro è stato fondato verso il VII secolo a.C. da coloni greci provenienti dalla costa jonica; al tempo dei romani divenne un piccolo presidio e stazione sulla via Appia. Prossima tappa, sempre lungo l’Appia, è Tricarico, (dal latino “Trigarium”, in passato maneggio dei cavalli”) ultima tappa del nostro itinerario. In lontananza si vede la torre d’origine normanna, simbolo del paese e antico feudo dei Revertera (duchi della Salandra) fino alle leggi eversive (sec.XIX) con gli storici rioni Rabatana e Saracena, costituiti con l’arrivo dei Saraceni agli inizi del II secolo, Tricarico iniziò ad avere una configurazione civica, ma solo con i romani questa città conobbe una espressione urbana.Insomma, nel Materano si possono soddisfare davvero tutti gusti del palato, della vista e dell’anima, per villeggianti più o meno avventurosi. Quindi, buon Ferragosto a tutti.

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